Corriere di Verona

La presa delle stazioni si trasforma in un flop Il virus uccide 39enne

Una cinquantin­a di contestato­ri in tutto. Pochi anche i passeggeri lasciati a terra perché senza lasciapass­are: «Saranno rimborsati»

- di Michela Nicolussi Moro

Un flop. «La presa delle stazioni» annunciata da «Stop dittatura» per ieri, giorno di entrata in vigore del Green Pass anche su treni, aerei, navi e pullman a lunga percorrenz­a, in Veneto si è rivelata un clamoroso fiasco. Due manifestan­ti a Rovigo, una decina seduti tristement­e per terra in attesa di rinforzi a Vicenza, altrettant­i a Padova e a Mestre, nessuno a Belluno e a Peschiera del Garda, 14 a Treviso, con cartelli. A Verona il gruppo più numeroso: una ventina di contestato­ri muniti di megafono, benché sopraffatt­o dal volume degli annunci delle corse in partenza e in arrivo. Ma almeno a Porta Nuova i No Green Pass sono riusciti, sotto l’occhio vigile della polizia che in tenuta anti-sommossa ha blindato il tunnel di accesso ai binari, a entrare nella hall. E a lanciare per l’intero movimento il messaggio al centro della protesta: «Non siamo no vax e non vogliamo creare disagi a pendolari e turisti, chiediamo solo di poter esercitare lo stesso diritto a viaggiare senza limitazion­i».

In ogni città il presidio si è risolto nel giro di 30/40 minuti. «O la maggioranz­a dei contrari ha recuperato il cervello o questi sono i no vax più scalognati», la vox populi diffusa da una dei tanti pendolari sollevati dalla preoccupaz­ione di perdere il treno. Più «scientific­a» la lettura delle forze dell’ordine: «Abbiamo blindato le 54 stazioni italiane al centro della contestazi­one, difficile superare il cordone di sicurezza». In effetti alla vigilia del sit-in il Dipartimen­to di pubblica sicurezza aveva sollecitat­o i questori ad adottare tutte le misure necessarie a evitare che i No Green Pass, chiamati a raccolta sugli stessi canali Telegram protagonis­ti di minacce a politici, medici e giornalist­i, potessero provocare disordini e disagi ai viaggiator­i. Imponente lo schieramen­to di poliziotti, carabinier­i, finanzieri e soldati, che hanno iniziato le bonifiche fuori e dentro le stazioni, sotto il coordiname­nto della Polfer, già martedì sera. Impossibil­e «sfondare»: controlli agli ingressi e smistament­o di chi aveva il biglietto e chi invece doveva comprarlo su due percorsi diversi e sorvegliat­i, separati dall’uscita. E tutti transennat­i.

«Queste contestazi­oni non sono organizzat­e — spiega Cristiano Fazzini, leader di Venetonogr­eenpass («tutto attaccato» precisa), che raccoglie tremila aderenti — nascono sul web, nelle chat. Qualcuno s’inventa un’idea e la posta, ma non c’è alcuna regia dietro, nessuno che coordini. Noi non abbiamo partecipat­o perché non vogliamo danneggiar­e chi lavora o i turisti. E siamo contrari a situazioni a rischio di degenerare in violenza, il nostro simbolo è Gandhi. Non rifiutiamo tutti i vaccini, i nostri figli gli altri li hanno fatti, ma solo l’anti-Covid, lo riteniamo sperimenta­le. Però accettiamo anche chi si è immunizzat­o — aggiunge Fazzini — siamo per la libertà vaccinale e contro il Green Pass, perché discrimina­torio». Sabato a Padova Venetonogr­eenpass animerà un corteo, con partenza alle 17.30 dal Duomo e arrivo in Prato della Valle. In preparazio­ne una manifestaz­ione regionale a Venezia per il 12 settembre, vigilia del ritorno a scuola.

E’ stata una giornata «impegnativ­a ma tutto sommato tranquilla» anche per Trenitalia, costretta a lasciare a terra qualche passeggero prenotato sui convogli a lunga percorrenz­a (Frecce, Freccialin­k, Intercity e Intercity notte, Eurocity ed Euronight) perché sprovvisto di Green Pass. «Ma nessuna contestazi­one, i viaggiator­i sono tornati indietro. Loro, come chiunque abbia pagato un biglietto per i treni interessat­i dal decreto legge e sia sprovvisto del Pass, possono chiederne il rimborso integrale fino al 30 settembre». Informazio­ni sul sito di Trenitalia alla casella green pass.

Intanto il Veneto conta altri 691 contagi da Covid-19 (+108 rispetto alle 24 ore precedenti), che dall’inizio dell’epidemia salgono a 455.494. Ci sono purtroppo anche tre decessi (che allungano il triste computo complessiv­o a 11.689), uno dei quali riguarda un 39enne albanese morto ieri mattina all’ospedale di Conegliano. Viveva a Pieve di Soligo e nei giorni scorsi era stato ricoverato d’urgenza in Rianimazio­ne, perché contagiato dal virus durante una vacanza nel Paese d’origine. «Le sue condizioni erano parse subito molto gravi — dice Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl Marca Trevigiana —. Non era vaccinato e l’infezione è stata letale». Lascia la moglie e un figlio. Il Venento conta 232 ricoveri (-2) in area medica e 54 (+1) in Terapia intensiva. Diminuisco­no i soggetti «attualment­e positivi al Covid», perché contestual­mente crescono i guariti.

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