«La mano di Dio salva le chiese» Tornano a Venezia le grandi pubblicità
Don Caputo: «Così paghiamo i restauri»
«È stata la mano di Dio», dice don Gianmatteo Caputo delegato dei Beni Culturali del Patriarcato di Venezia. La Provvidenza direbbe qualche altro, la pubblicità è arrivata infatti «provvidenziale» per poter continuare i restauri in corso all Santuario di Santa Lucia, a qualche centinaio di metri dalla stazione ferroviaria. «No, no — sorride il sacerdote — È stata la mano di Dio. Il film che sarà presentato alla Mostra del Cinema di Venezia».
Forse un aiuto dall’alto è arrivato davvero, ma la «mano» determinante è stata quella della produzione che ha voluto promuovere il film di Paolo Sorrentino, direttamente con affaccio sul Canal Grande approfittando dei teloni che nascondono il retro della chiesa di San Geremia (diventata santuario). Perché quella del restauro è una vera e propria corsa contro il tempo per finire i lavori entro la fine dell’anno considerando che molti degli interventi beneficiano del Bonus facciate. Spesso è un mix di contributi, donazioni private e maxi-affissioni in accordo con la Soprintendenza di Venezia. «Sono banner che spesso durano poco tempo, il necessario per poter intervenire sugli edifici, è il male minore», spiega Palazzo Ducale rispondendo indirettamente a chi critica i maxi-cartelloni che occupano le facciate delle chiese di Venezia.
Perché se «la mano di Dio» a San Geremia è uno scherzo del destino, un po’ meno è il banner di Yves Saint Laurent (installato da poco) che copre la facciata della Basilica della Salute e che ha fatto storcere il naso a più di qualcuno. È l’eterna diatriba tra i «puristi» e chi invece tra vedere le chiese cadere a pezzi e coprirsi gli occhi per qualche settimana o mese, preferisce la seconda. Del resto proprio alla Salute servono due anni di tempo, e oltre due milioni di euro, per il restauro delle facciate e della pavimentazione che arriva a quindici anni di distanza dai lavori alla cupola e, soprattutto, a mezzo secolo dalla precedente pulitura della facciata, finanziata negli anni Settanta dai Comitati a seguito dell’acqua granda. Fuliggine nera dello smog sulla pietra d’Istria, alcuni elementi delle statue sempre meno stabili e avvallamenti sul pavimento della rotonda maggiore.
E così, quando il governo ha introdotto il Bonus facciate, il patriarcato non ci ha pensato due volte, che spesso si unisce alle donazioni e alle pubblicità, considerando che le parrocchie non sono in grado di farsi carico degli interventi a cinque o, addirittura, a sei zeri. Ne sa qualcosa il santuario di Santa Lucia, dove è stato necessario l’intervento pure sul campanile (che ha beneficiato anche dell’art bonus), oltre che sulle facciate, che negli ultimi mesi hanno evidenziato qualche problema di incolumità. «È una grossa opportunità anche per la conservazione degli edifici di culto — dice don Caputo — Le comunità parrocchiali spesso non sono in grado di farsi carico delle spese necessarie». Ecco che l’aiuto statale ha permesso di aprire i cantieri anche alla chiesa dei Gesuati e il Patriarcato sta predisponendo i progetti per le chiese di Sant’Aponal —dove l’intonaco sta cedendo nella facciata posteriore— San Stae, San Giacometto a Rialto e a San Girolamo a Mestre (ma qui dipende davvero dalla durata dei cantieri che dovrà essere inferiore ai tre mesi per concluderli entro dicembre). Edifici dove l’intervento non ha bisogno di banner, ma che si auto-sostiene. «La possibilità di avere altri finanziamenti è determinante per non utilizzare maxi-affissioni, o comunque limitare l’uso della pubblicità per poter restaurare le nostre chiese», sottolinea il delegato dei Beni Culturali del Patriarcato. Qualcuno la chiami pure «mano di Dio».
Bonus Una grossa opportunità per la conservazione degli edifici di culto
I finanziamenti sono determinanti per limitare le maxi affissioni