Corriere di Verona

Campi deserti, erba alta C’era una volta il Chievo

Il deserto di Veronello, la scuola-calcio che sopravvive al Bottagisio. E in sede i dipendenti restano nel limbo

- Matteo Sorio

A Veronello c’è il deserto e l’erba cresce, alta. A calcare i campi in sintetico del Bottagisio rimane la scuolacalc­io. Nella sede di via Galvani lavora una quindicina di dipendenti: alcuni di loro sono in ferie, per il resto l’atmosfera è intuibile. Pressoché azzerato sul piano sportivo dalle decisioni di Covisoc, Figc, Coni, Tar e Consiglio di Stato, cioè gli organi che ne hanno rifiutato la domanda d’iscrizione alla serie B di calcio svincoland­o giocatori, staff e settore giovanile, il futuro del Chievo sul piano societario è in un limbo. Il nodo attorno cui ruotano tutti i «no» ricevuti è incarnato da quei debiti tributari, attualment­e in essere per 17.8 milioni, per cui al 28 giugno 2021, termine perentorio per la richiesta d’iscrizione alla B, la posizione del Chievo «non era fiscalment­e regolare».

Quando il Consiglio di Stato, venerdì scorso, ha bocciato l’ennesimo ricorso del club, dagli uffici di via Galvani è trapelata la volontà di ricorrere alla Corte di giustizia europea. Ma nel frattempo cosa succede? La struttura di Veronello, in mano alla famiglia Garonzi, è attualment­e vuota. Cancelli chiusi. Sgombri anche i tre campi regolament­ari più quello in sintetico. Una struttura da serie A, quella di Calmasino, a due passi dal lago di Garda. Una storica «casa» per la prima squadra del Chievo, che lì si allenava e trascorrev­a molti ritiri pre-partita. Nel dicembre 2020 era uscita la notizia dell’accordo tra la famiglia Garonzi e il Chievo per il rinnovo fino al 2026 dell’accordo per la gestione dell’impianto. Per l’utilizzo di Veronello in queste settimane ci sarebbero state altre manifestaz­ioni d’interesse, ma al momento rimangono solamente voci.

Risale al novembre 2014 invece la presentazi­one alla città, da parte del club della Diga, del rinnovato Centro sportivo del Bottagisio, quartier generale del vivaio clivense e ai tempi che furono — il Chievo è stato fondato nel 1929 — anche teatro delle partite della prima squadra. Un’area totale di 33mila metri quadrati, due campi a 11 e due campi a 8 con relativi impianti di illuminazi­one. Un gioiello d’eccellenza che ospita anche la scherma, con nove pedane indoor e una pedana outdoor lunga diciotto metri, e il centro di canoa e kayak. Sponda Chievo, come detto, a oggi il Bottagisio sta ospitando la scuola-calcio, ch’è iniziata regolarmen­te a fine agosto.

Nell’ultimo bilancio disponibil­e, quello chiuso al 30 giugno 2020 con un utile di 32mila euro, il Chievo aveva registrato a scadenza entro l’esercizio successivo debiti totali per 44,2 milioni e crediti totali per 14,4 milioni. In quella cornice s’inseriscon­o i debiti tributari attorno cui sono ruotati i «no» di Covisoc, Figc, Coni, Tar e Consiglio di Stato. Era il 21 agosto scorso quando scadeva il termine indetto dal Comune per le eventuali manifestaz­ioni d’interesse circa il titolo sportivo del club: l’orizzonte era chiedere l’ammissione in sovrannume­ro alla serie D ma nessuno si è presentato. Mentre oggi l’ex capitano del Chievo Sergio Pellissier iscrive l’Fc Chievo 2021 alla Terza Categoria, intorno al vecchio Chievo fondato nel 1929 c’è solo nebbia.

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 ??  ?? Desolazion­e A sinistra i campi di Veronello, dove l’erba cresce e nessuno gioca. A sinistra quelli in sintetico del Bottagisio, al Chievo, dove sopravvive la scuola calcio
Desolazion­e A sinistra i campi di Veronello, dove l’erba cresce e nessuno gioca. A sinistra quelli in sintetico del Bottagisio, al Chievo, dove sopravvive la scuola calcio
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(foto Sartori)

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