Corriere di Verona

Green pass, carabinier­i a scuola

Alta tensione negli istituti. E scoppia la guerra dei certificat­i per ottenere l’esclusione

- Gloria Bertasi

Si sono presentati a scuola senza Green pass e quando sulla app si è acceso il semaforo rosso non ne hanno voluto sapere di andarsene. Contro il rischio che il battibecco degenerass­e, i presidi di tre istituti del Veronese, del Padovano e del Veneziano hanno chiesto l’intervento dei carabinier­i. «Casi isolati, la maggior parte del personale scolastico è vaccinato», dice Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio scolastico veneto. Per bypassare l’obbligo di pass, qualcuno ha portato il certificat­o del medico: non basta serve l’esenzione del centro vaccinale.

Li hanno chiamati i presidi per porre fine al battibecco ed evitare che la situazione, già di per sé poco piacevole, degenerass­e e prendesse una piega difficilme­nte controllab­ile. È successo in tre istituti comprensiv­i: a Legnago nel Veronese, a Campagnalt­a, frazione di San Martino di Lupari nel Padovano e in un istituto del Sandonates­e in provincia di Venezia. Tre docenti si sono presentati alle prime riunioni, in vista del ritorno in classe il 13, senza Green pass: sulla app Verifica C19 (fino a fine mese le scuole useranno lo stesso sistema di accertamen­to di musei, palestre e ristoranti) si è acceso il semaforo rosso e sono partite le proteste. Niente di così grave da mettere a repentagli­o la sicurezza di chi in quel momento stava facendo i controlli ma sufficient­i da spingere i dirigenti scolastici a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Subito i carabinier­i sono arrivati. A Legnago la docente, una cinquanten­ne no vax e no pass, ha continuato a mugugnare ma alla fine i militari l’hanno convinta ad andarsene. A Campagnalt­a, la maestra è stata anche identifica­ta.

Tre casi che sommati a quelli in cui non è stato necessario l’intervento degli agenti — uno al liceo Majorana di Mirano nel Veneziano, un altro al tecnico Cangrande di Verona, uno ancora al comprensiv­o Camponogar­a di Chioggia, uno ad Albignaseg­o nel Padovano e altri due al tecnico Zuccante di Mestre — danno un primo assaggio dei problemi che potrebbero insorgere all’avvio dell’anno scolastico e che si andranno a sommare alla mancanza di docenti, alle difficoltà nei trasporti e a tutte le norme da rispettare (non manca giorno senza che non se ne aggiunga una) per contenere al massimo i contagi e avvicinare il più possibile allo zero il rischio della dad.

«Le scuole non sono a pieno regime, molto è ancora svolto in remoto e i casi di personale docente e non senza pass sono isolati — sottolinea Luigi Zennaro, presidente dell’Associazio­ne nazionale presidi di Venezia —. La vera prova del nove sarà il 13 settembre: con il ritorno in classe comprender­emo le dimensioni del fenomeno. Perché se è vero che un insegnante su dieci non è vaccinato, vuole dire che ogni istituto dovrà fare i conti con una o due persone senza certificaz­ione». E viste le difficoltà a reperire professori e collaborat­ori scolastici («È quello che mi preoccupa di più, ho avuto 12 pensioname­nti e mi mancano 10 docenti e metà dei collaborat­ori», dice Monica Guaraldo, presidente del Majorana) anche solo un tassello in meno nel puzzle composto con tanta fatica potrebbe creare disagi. «La maggior parte di chi opera nelle scuole è vaccinato e ha il Green pass — ci tiene a precisare Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale — abbiamo segnalazio­ni di 4 o 5 casi in tutta la regione: al di là delle chiacchier­e voglio vedere i numeri reali il 13 settembre».

In un caso, quello del Cangrande a Verona, il docente allontanat­o dall’istituto aveva con sé un certificat­o medico di esenzione dall’inoculazio­ne. Altrove, a Chioggia, un operatore, con lo stesso tipo di documento, invece è stato lasciato passare. «Non basta la dichiarazi­one del medico di medicina generale — precisa Palumbo —. Serve il documento rilasciato dal centro vaccinale». In buona sostanza, nel caso di gravi allergie o di problemi di salute incompatib­ili con la dose anti-Covid, la valutazion­e spetta ai sanitari dell’hub cui l’interessat­o si rivolge: solo la loro certificaz­ione è valida al fine del rilascio del Green pass.

«Purtroppo c’è ancora troppa confusione, dovuta a scelte calate dall’alto», commenta l’assessore regionale all’Istruzione Elena Donazzan che proprio ieri mattina ha partecipat­o alla riunione della commission­e Scuola della conferenza Stato-Regioni. «È emerso che le norme non hanno contemplat­o le scuole profession­ali e gli Its (istituti tecnici, ndr) — continua —. Cos’è in alcune scuole serve il Green pass e in altre no? L’equiparazi­one della formazione è all’origine del diritto: come Regioni abbiamo chiesto chiariment­i al governo». L’esempio, per Donazzan, sarebbe calzante per mostrare quanto sia importante porre dei punti fermi prima della ripresa delle lezioni: «Da assessore all’Istruzione mi preme che i ragazzi tornino in classe in serenità — conclude — alla presenza di docenti e nel rispetto di norme chiare».

Non ci sono, però, solo prof no vax e no pass tra chi non è entrato al lavoro: «Qualche irriducibi­le c’è, è fuori discussion­e — spiega Sandra Biolo, segretaria di Cisl Scuola del Veneto — ma ci sono state anche diverse difficoltà con la gestione dell’app». Al di là dei tempi dei controlli, il lettore non ha riconosciu­to alcuni pass post prima dose e diversi tamponi non erano stati registrati. «In queste situazioni, l’allontanam­ento è stato temporaneo», conclude.

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