La garra del Cholito per Verona «Lotto e corro, la scelta giusta»
Simeone: «I valori del club sono i miei, contento di aver ritrovato Di Francesco»
Il matrimonio s’aveva da fare, da due anni l’Hellas cercava Giovanni Simeone. Per una ragione o per l’altra l’accordo non è mai stato raggiunto, fino a una settimana fa, quando il Verona ha ingaggiato l’attaccante in prestito oneroso con diritto di riscatto, trovando l’intesa con il Cagliari.
«Ho fatto la scelta giusta, mi identifico molto con la squadra, con i suoi valori, con la voglia di lavorare e andare su ogni pallone», dice il Cholito, soprannome da battaglia che gli è stato trasmesso dal padre. Diego Pablo, el Cholo, è stato tra i più iconici centrocampisti degli anni ’90 e dei primi 2000 e ora è un allenatore di caratura mondiale, l’uomo che ha plasmato l’Atletico Madrid rendendolo l’emblema di un modo di stare in campo, di giocare a calcio. La linea comune è quella che esprime Giovanni per raccontarsi: «Una parola per definirmi? Il sacrificio, la garra. Questo è il mio input per andare sempre avanti: lottare su ogni pallone. Sì, garra». Ossia qualcosa che si può tradurre semplicemente come «grinta», ma che significa di più, si tratta di uno stato mentale, di una determinazione che sconfina nella mistica del pallone. Eccolo, dunque, Simeone, arrivato a Verona dopo 50 gol segnati in Italia, dal Genoa alla Fiorentina e poi al Cagliari, l’attaccante che l’Hellas ha seguito e portato in gialloblù dopo un blitz di Tony D’Amico. «C’erano anche altre opportunità, oltre a questa. Ma quando il direttore mi ha chiamato ho capito che mi volevano fortemente. Ho apprezzato molto la sua telefonata, sapere che c’era Eusebio Di Francesco ad allenare. Poi il mercato è strano, lo sapete: sono stato chiaro con il direttore, gli ho sempre detto che volevo venire qua».
Il Verona ha bisogno di concretezza in fase realizzativa, compito evidentemente affidato in prima battuta alle punte e Simeone si è aggiunto a Kevin Lasagna e a Nikola Kalinic. Venerdì sera, con l’Inter, è rimasto in panchina. Con il Bologna, lunedì 13 settembre, alla ripresa del campionato dopo la sosta per le nazionali, è assai probabile che il titolare sarà lui. «Non sono entrato con l’Inter? Ero arrivato solo il giorno prima: ero a disposizione ma era difficile, perché avevamo fatto tutto in ventiquattro ore, avevo fatto un solo allenamento, era giusto giocassero altri», spiega il Cholito. Quanto al debutto in vista al Dall’Ara fa: «Mi preparo al massimo, poi sarà Di Francesco a capire chi starà meglio. Io sono disponibile, già ora». Ha una gran voglia di correre, Simeone. Di Verona gli ha parlato spesso Rafael, che è stato suo compagno di squadra al Cagliari e che dell’Hellas rappresenta una bandiera, portiere gialloblù dal 2007 al 2015, dalla C1 con il baratro della retrocessione spalancato davanti fino alla risalita in serie A. «Rafa mi ha parlato della città, mi diceva che è la più bella d’Italia. Lui ha passato molti anni belli qui, mi ha sempre parlato molto bene dell’ambiente». E papà? Giovanni Simeone sorride: «È contento, perché suo figlio intraprende una nuova avventura. Lo sento sempre, mi chiede come vanno gli allenamenti: è entusiasta».
Nell’Hellas, poi, il nuovo incontro con Di Francesco, che ha avuto a Cagliari in una stagione difficile, con il tecnico esonerato e poi la salvezza colta tra non poche complicazioni. «È Una persona serena, contenta del mio arrivo e della squadra che ha. Mi ha detto che mi sarei trovato molto bene — chiude Simeone — per me può essere una grande opportunità. Sarà un anno molto importante. In ogni partita bisogna lottare su ogni palla, questo fa la differenza». E che ci sia la voglia di lottare su ogni palla, non ci sono incertezze, per il Cholito. Si chiama garra, appunto.
Il tifo di papà Diego «Mio padre? Mi chiama sempre per sapere come va, è entusiasta di questa novità»