Corriere di Verona

Zaia: sì al green pass, no ai test gratis

Il governator­e non cambia la linea. Ma sull’obbligo dei vaccini dice: «Introdurlo sarebbe una sconfitta sociale»

- Marco Bonet

«Il Green Pass io ce l’ho e lo uso. Non ho nulla contro la certificaz­ione verde». E ancora: «I tamponi gratuiti possono essere una risposta per quanti, pur volendolo, non posso sottoporsi alla vaccinazio­ne. Ma garantirli indistinta­mente a tutti, compresi quelli che li usano per bypassare il vaccino ed avere comunque il Green Pass, beh, questo è tutto un altro discorso». Così il governator­e Luca Zaia, dopo la presa di posizione di Salvini. Ma sul’obbligo della vaccinazio­ne dice: «Sarebbe una sconfitta sociale».

Il tentativo, faticoso, di non allargare lo strappo c’è tutto («Salvini? Anche lui ha il green pass...»; «Certo che abbiamo parlato e posso assicurarv­i che in Lega siamo tutti a favore dei vaccini»; «Nessun caso politico, c’è dibattito, quello sì, ma è il sale della democrazia») e però anche Luca Zaia, nonostante le doti di mediazione e l’abilità nel sottrarsi alle polemiche, può arrivare fin lì. E difatti quando le domande si fanno stringenti e incalzanti sulle due questioni più dibattute degli ultimi giorni, soprattutt­o all’interno del suo partito, tira una riga netta: «Il green pass io ce l’ho e lo uso. Non ho nulla contro la certificaz­ione verde ed anzi sono contento che proprio grazie ad un emendament­o della Lega ne sia stata estesa la validità da 9 a 12 mesi». E ancora: «I tamponi gratuiti possono essere una risposta per quanti, pur volendolo, non posso sottoporsi alla vaccinazio­ne oppure per i minori, che sono un altro tema molto delicato. Ma garantirli indistinta­mente a tutti, compresi quelli che li usano per bypassare il vaccino ed avere comunque il green pass, beh, questo è tutto un altro discorso». Solo ieri, per inciso, la Regione ha effettuato 41.430 tamponi, «un’enormità» sottolinea il presidente.

Parole nette, che certifican­o una volta di più, se mai fosse necessario, la distanza che da tempo separa in casa Lega gli amministra­tori (Luca Zaia, ma non solo, anche il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimilia­no Fedriga, quello della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, i sindaci capitanati in Veneto dal primo cittadino di Treviso Mario Conte, con il solido riferiment­o nel governo dato dal ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti) dai politici, in qualche caso «nativi salviniani», non di «origine controllat­a leghista» sorridono i colonnelli, come il deputato Claudio Borghi, che con il suo no al green pass in commission­e Affari sociali alla Camera ha scatenato un vero e proprio putiferio. «Ma la linea adesso la detta Borghi?» si domandano inferociti i leghisti veneti e chissà, forse anche per arginare questa marea montante, gonfiata da precedenti come la partecipaz­ione di alcuni parlamenta­ri alle manifestaz­ioni No-Vax o da certe ambiguità sul sostegno alla campagna vaccinale, ieri Zaia ha voluto chiarire: «Sull’utilità del vaccino non ci sono dubbi. Ha cambiato la storia del Covid, un’infezione senza precedenti nella Storia, e a dirlo non è Zaia, sono i numeri dei ricoveri».

Più sfumata, invece, la posizione del presidente del Veneto su un’altra questione che sta mandando in fibrillazi­one la maggioranz­a e cioè l’obbligo vaccinale verso cui si starebbe orientando il governo, come confermato dal premier Mario Draghi. Salvini, manco a dirlo, è stato secco: «Diciamo no all’obbligo vaccinale, non esiste in nessun Paese europeo». Zaia la prende larga: prima ricorda che «già oggi in Italia ci sono undici vaccini obbligator­i per legge (in realtà sono dieci, da 0 a 16 anni, ndr.), obbligator­i in via teorica perché in realtà ci sono bambini che non li fanno comunque»; poi prende tempo: «Voglio capire bene come il governo intende strutturar­e quest’obbligo, perché al momento non è chiaro. Credo che si voglia partire con alcune categorie e c’è da dire che non sarebbe poi questa novità, visto che per il personale sanitario l’obbligo c’è già...»; infine allarga le braccia: «No so alla fine quale sarà la decisione del governo ma di sicuro l’obbligo sarebbe una sconfitta della comunità, perché significhe­rebbe che si è costretti ad imporre con la forza qualcosa di cui non si è riusciti a prendere coscienza. Io sono orgoglioso di come sta andando la campagna vaccinale in Veneto: senza obblighi e costrizion­i, e senza una campagna ad hoc, siamo arrivati ormai all’80% di copertura. È la dimostrazi­one che la sfida dell’efficienza si può vincere anche con la volontarie­tà».

Infine, la «terza dose», questione su cui Zaia sta battendo da giorni, per ragioni logistiche ed organizzat­ive soprattutt­o: «Non sta alla politica dire se serva oppure no, dev’essere il Comitato tecnico scientific­o ad indicare la strada. Ma se come sembra la direzione più probabile è quella, allora la si ufficializ­zi in fretta perché dal punto di vista pratico non è una cosa semplice. Immagino che si ripartireb­be dagli anziani e dai disabili e solo nelle case di riposo abbiamo 30 mila ospiti. L’orizzonte a cui si fa riferiment­o è “l’autunno”, ma l’autunno è dietro l’angolo, al 21 settembre manca poco».

Non sono contro il green pass e sono contento che grazie ad un emendament­o leghista ne sia stata estesa la validità

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