Zaia: sì al green pass, no ai test gratis
Il governatore non cambia la linea. Ma sull’obbligo dei vaccini dice: «Introdurlo sarebbe una sconfitta sociale»
«Il Green Pass io ce l’ho e lo uso. Non ho nulla contro la certificazione verde». E ancora: «I tamponi gratuiti possono essere una risposta per quanti, pur volendolo, non posso sottoporsi alla vaccinazione. Ma garantirli indistintamente a tutti, compresi quelli che li usano per bypassare il vaccino ed avere comunque il Green Pass, beh, questo è tutto un altro discorso». Così il governatore Luca Zaia, dopo la presa di posizione di Salvini. Ma sul’obbligo della vaccinazione dice: «Sarebbe una sconfitta sociale».
Il tentativo, faticoso, di non allargare lo strappo c’è tutto («Salvini? Anche lui ha il green pass...»; «Certo che abbiamo parlato e posso assicurarvi che in Lega siamo tutti a favore dei vaccini»; «Nessun caso politico, c’è dibattito, quello sì, ma è il sale della democrazia») e però anche Luca Zaia, nonostante le doti di mediazione e l’abilità nel sottrarsi alle polemiche, può arrivare fin lì. E difatti quando le domande si fanno stringenti e incalzanti sulle due questioni più dibattute degli ultimi giorni, soprattutto all’interno del suo partito, tira una riga netta: «Il green pass io ce l’ho e lo uso. Non ho nulla contro la certificazione verde ed anzi sono contento che proprio grazie ad un emendamento della Lega ne sia stata estesa la validità da 9 a 12 mesi». E ancora: «I tamponi gratuiti possono essere una risposta per quanti, pur volendolo, non posso sottoporsi alla vaccinazione oppure per i minori, che sono un altro tema molto delicato. Ma garantirli indistintamente a tutti, compresi quelli che li usano per bypassare il vaccino ed avere comunque il green pass, beh, questo è tutto un altro discorso». Solo ieri, per inciso, la Regione ha effettuato 41.430 tamponi, «un’enormità» sottolinea il presidente.
Parole nette, che certificano una volta di più, se mai fosse necessario, la distanza che da tempo separa in casa Lega gli amministratori (Luca Zaia, ma non solo, anche il presidente del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, quello della Provincia di Trento Maurizio Fugatti, i sindaci capitanati in Veneto dal primo cittadino di Treviso Mario Conte, con il solido riferimento nel governo dato dal ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti) dai politici, in qualche caso «nativi salviniani», non di «origine controllata leghista» sorridono i colonnelli, come il deputato Claudio Borghi, che con il suo no al green pass in commissione Affari sociali alla Camera ha scatenato un vero e proprio putiferio. «Ma la linea adesso la detta Borghi?» si domandano inferociti i leghisti veneti e chissà, forse anche per arginare questa marea montante, gonfiata da precedenti come la partecipazione di alcuni parlamentari alle manifestazioni No-Vax o da certe ambiguità sul sostegno alla campagna vaccinale, ieri Zaia ha voluto chiarire: «Sull’utilità del vaccino non ci sono dubbi. Ha cambiato la storia del Covid, un’infezione senza precedenti nella Storia, e a dirlo non è Zaia, sono i numeri dei ricoveri».
Più sfumata, invece, la posizione del presidente del Veneto su un’altra questione che sta mandando in fibrillazione la maggioranza e cioè l’obbligo vaccinale verso cui si starebbe orientando il governo, come confermato dal premier Mario Draghi. Salvini, manco a dirlo, è stato secco: «Diciamo no all’obbligo vaccinale, non esiste in nessun Paese europeo». Zaia la prende larga: prima ricorda che «già oggi in Italia ci sono undici vaccini obbligatori per legge (in realtà sono dieci, da 0 a 16 anni, ndr.), obbligatori in via teorica perché in realtà ci sono bambini che non li fanno comunque»; poi prende tempo: «Voglio capire bene come il governo intende strutturare quest’obbligo, perché al momento non è chiaro. Credo che si voglia partire con alcune categorie e c’è da dire che non sarebbe poi questa novità, visto che per il personale sanitario l’obbligo c’è già...»; infine allarga le braccia: «No so alla fine quale sarà la decisione del governo ma di sicuro l’obbligo sarebbe una sconfitta della comunità, perché significherebbe che si è costretti ad imporre con la forza qualcosa di cui non si è riusciti a prendere coscienza. Io sono orgoglioso di come sta andando la campagna vaccinale in Veneto: senza obblighi e costrizioni, e senza una campagna ad hoc, siamo arrivati ormai all’80% di copertura. È la dimostrazione che la sfida dell’efficienza si può vincere anche con la volontarietà».
Infine, la «terza dose», questione su cui Zaia sta battendo da giorni, per ragioni logistiche ed organizzative soprattutto: «Non sta alla politica dire se serva oppure no, dev’essere il Comitato tecnico scientifico ad indicare la strada. Ma se come sembra la direzione più probabile è quella, allora la si ufficializzi in fretta perché dal punto di vista pratico non è una cosa semplice. Immagino che si ripartirebbe dagli anziani e dai disabili e solo nelle case di riposo abbiamo 30 mila ospiti. L’orizzonte a cui si fa riferimento è “l’autunno”, ma l’autunno è dietro l’angolo, al 21 settembre manca poco».
Non sono contro il green pass e sono contento che grazie ad un emendamento leghista ne sia stata estesa la validità