Ritorno all’Università: buona la prima
Certificato non valido, sono entrati dopo il tampone. Schena: sforzo organizzativo notevole
Si sono presentati in 772 ieri per il test di ammissione a Medicina. Tutti con il green pass tranne 4 che hanno dovuto fare il tampone per sostenere la prova.
Iscritti in numero di 821, con 544 ragazze (il 66 per cento) e 277 ragazzi. A presentarsi, alla fine, sono stati 772 candidati (49 in meno all’appello). Era il primo test d’ingresso organizzato dall’università dopo l’introduzione dell’obbligo del green pass — martedì scorso, giorno del test per Scienze Motorie, quell’obbligo ancora non c’era — e di piccoli nodi legati al certificato verde ne ha visto emergere uno.
Parliamo di quattro candidati, per il test di Medicina e Odontoiatria, il cui green pass, ieri, non era in corso di validità, o perché non erano ancora passati i 14 giorni dalla prima dose o perché, in assenza di seconda dose, era passato troppo tempo dalla prima: risultato, i quattro iscritti in farmacia per il tampone, poi a esito negativo il via libera in ateneo. Un test, quello d’ammissione ai corsi di laurea in Medicina e Odontoiatria, che a livello nazionale contava 76mila candidati e qui a Verona è stato spalmato su cinque sedi dell’università: Polo Zanotto, Santa Marta, Giurisprudenza, Scienze, Istituti biologici in Borgo Roma. Nove aule, in tutto, con una commissione ciascuna. E orari di convocazione diversificati, oltre che piuttosto anticipati rispetto all’orario d’inizio del test, cioè le 13. Ecco perché, fuori dal chiostro di San Francesco, ieri mattina già intorno alle 10 c’era una discreta fila di ragazzi e ragazze, in mano lo smartphone e la copia cartacea del green pass per i controlli. Quel green pass che ha «chiamato» tali scelte organizzative. «Rispetto all’orario di convocazione c’è circa una mezzoretta di ritardo per la coda ma niente di problematico, eravamo già stati informati di tutte le nuove regole», così Emma Soave, una delle candidate in fila fuori dal chiostro. In tutto 225 i posti nei due corsi di laurea, 197 per Medicina, dove se ne aggiungono tre riservati a candidati extra-Ue, e 25 per Odontoiatria.
Secondo Nicolò Tamborrino, interessato a studiare anatomia e biologia, «è un po’ paradossale quando si legge della carenza di medici e infermieri negli ospedali: perché si aumentano i posti nei corsi, magari facendo uno sbarramento più avanti?». A fargli eco Amina Housni e Sabina Venturi, la prima che vorrebbe lavorare nell’ambito della psichiatria, la seconda che s’immagina nella neurochirurgia: «In Francia ad esempio fanno un esame già dopo il primo anno, scremando così in un secondo momento, e peraltro non si capisce il perché di ben 12 domande di cultura generale nell’ambito di un test per medicina…». Al chiostro di San Francesco, ieri, c’era il delegato alla didattica dell’Università di Verona, il professor Federico Schena: «Se l’esperimento di spalmare il test d’ingresso in più luoghi è replicabile? Vediamo, magari usando meno sedi sì, lo sforzo organizzativo è notevole. In generale, chiaramente, non siamo ancora a un ritorno completo alla normalità. Il green-pass obbligatorio per entrare in università? Qualche collega può avere delle perplessità, ognuno ha diritto alla propria opinione, l’università oltre a credere nella vaccinazione deve far rispettare le regole: la legge dice una cosa e noi siamo chiamati ad applicarla, poi vedremo se il Governo deciderà di mettere l’obbligo vaccinale». Oltre a ribadire che anche in un contesto di green-pass «la regola del distanziamento di un metro ha ancora un senso», Schena ha confermato che, quanto a spazi e aule, «entro l’inizio dell’anno accademico sarà pronta la palazzina di Ca’ Vignal». Un investimento che, nei programmi, porterà a 600 nuovi posti per gli studenti dell’ateneo.