Corriere di Verona

«Mi farò amare dalla città»

Caprari si presenta dopo il «blitz» dell’ultima ora che l’ha portato a Verona: «Ho scelto la 10, vuol dire responsabi­lità e io per questo l’ho voluta. Qui con l’Hellas c’è tutto per fare bene»

- Matteo Fontana

Appena Mattia Zaccagni si è avvicinato all’orbita della Lazio, verso un trasferime­nto che presto si è fatto certo, il Verona non ha esitato. La scelta del diesse gialloblù Tony D’Amico è stata chiara e netta: Gianluca Caprari.

Ed eccolo, allora, l’ultimo arrivato all’Hellas, 27 anni, con lo sguardo di chi sa di prendere il posto di un uomo che nel Verona era un top player ma che, al tempo stesso, evita il giochino facile dei confronti, dei paragoni immediati. «So che Zaccagni qui ha fatto molto bene, era amato da tutti. Io devo farmi amare per quello che sono», dice. L’Hellas l’ha ingaggiato in prestito con obbligo di riscatto dalla Sampdoria. Alla fine dell’operazione, il suo cartellino andrà a costare quattro milioni di euro, più uno di bonus, al club. Un investimen­to ulteriore per il Verona. Che, peraltro, si toglie il «rischio» di avere Caprari da avversario. In passato spesso ha lasciato il segno nelle gare con l’Hellas. Nel 2018 servì a Barreto l’assist che aprì il 2-0 della Sampdoria al Verona di Fabio Pecchia, al Ferraris. L’anno scorso fece ammattire la difesa di Ivan Juric, diede a Lapadula il pallone del provvisori­o pareggio del Benevento in una gara che, però, finì male sia per la sua squadra che per lo stesso Caprari: fu espulso per proteste, dopo aver reclamato un rigore per un intervento in area ai suoi danni di Adrien Tameze. Il Benevento quel match lo perse 3-1.

Adesso, invece, il gialloblù ce l’ha addosso Caprari: «Ho una grande opportunit­à, devo dimostrare quello che ho fatto sin qui a metà», spiega. E che cosa sia la metà da colmare, e come farlo, è un concetto su cui torna subito: «Penso sia un fatto di testa. L’anno in cui stavo facendo bene mi sono infortunat­o, alla Sampdoria.

Questo ha bloccato un po’ la mia crescita. Adesso ho ripreso bene, mi sento pronto». Mettilo dove vuoi, in avanti, e Caprari si adatta. Nelle idee di Eusebio Di Francesco occuperà la medesima zona di campo e avrà compiti identici a quelli svolti fin qui da Zaccagni. Quindi, trequartis­ta «a fisarmonic­a», che si allarga e si accentra, a seconda delle occasioni e delle necessità. E, perché no, Caprari può giocare anche da riferiment­o in mezzo. «Si, ho fatto anche i

“falso nove”, dove mi dicono vado...», commenta lui, che proprio a pochi giorni dalla chiusura del passaggio al Verona ha salutato Francesco Totti, che ne curava gli interessi, per cambiare procurator­e. Una decisione su cui Caprari puntualizz­a: «C’è stata un po’ di discussion­e, non è più il mio agente. Non mi sono trovato bene. Con lui sono rimasto in buoni rapporti, c’è un rapporto di stima con Francesco ma devo pensare a me stesso». In comune con Totti c’è il numero scelto da

Caprari, quel 10 che è stato lasciato libero da Zaccagni: «È una maglia importante e spero di indossarla al meglio. Portarla significa prendersi delle grosse responsabi­lità: per questo l’ho voluta», fa lui. Sempre quanto a numeri, Caprari ha realizzato 32 gol in 178 partite disputate in serie A (e altri 20 in 85 in serie B). La quota della doppia cifra in un campionato l’ha già avvicinata, dato che fece 9 reti nel Pescara 2016-2017.

Ce ne sono state 5 alla Sampdoria e al Benevento, 6 sempre alla Samp nel 2019-2019, nella stagione in cui si dovette fermare per una frattura al perone. Insomma, è uno che la porta la vede, su questo ben pochi dubbi. «Ho più gol nelle mie corde — osserva Caprari — ma alla fine è sempre il campo che parla. A Verona trovo un gruppo con la mentalità giusta per farmi esprimere al meglio, anche da questo punto di vista».

In campo Giocatore molto duttile e capace di ricoprire più ruoli, caratteris­tiche simili a Zaccagni

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