Corriere di Verona

Fanna: «È dura, ma io ci credo»

- Lorenzo Fabiano

Quattordic­i le visite in serie A dell’Hellas a Marassi, in casa del Grifone; due sole le vittorie, entrambe 1-0: 1982 e 1989, alba e tramonto dell’era Bagnoli. E in campo sempre lui, Pierino Fanna «il turbo».

Fanna, com’era giocare a Marassi?

«Bellissimo. Era uno dei pochi stadi senza pista in Italia, all’inglese. Sentire la gente vicina ti dava una grande carica».

Domenica 3 ottobre 1982, minuto ’85: palla in area e Testoni nel tentativo di anticipare lei, fa secco Martina.

«Avevo una caviglia messa male, non dovevo giocare. Fu il massaggiat­ore Francesco Stefani a rimettermi in sesto. Gigi Simoni mi fece marcare da Testoni, un mastino che mi seguiva ovunque. Avevamo iniziato male perdendo contro Inter in casa e Roma in trasferta. Ci sbloccammo battendo la Juve alla terza al Bentegodi: alla quarta andammo a vincere a Genova. Da quella domenica infilammo una grande cavalcata che ci portò fino all’Europa. Giocavamo benissimo e raccogliem­mo i frutti di un grande lavoro».

Sette anni dopo, 3 dicembre 1989, stesso risultato: ma era un Verona assai diverso...

«Io ero tornato dall’Inter, vincemmo con un gol di Bertozzi: la prima vittoria della stagione. Venivamo da un pessimo avvio di stagione, ma partì una grande rimonta: battemmo il Milan di Sacchi ma retrocedem­mo all’ultima di campionato a Cesena. Sfiorammo l’impresa, era un gruppo di grandi uomini».

Stasera a Marassi è una sfida delicata. Il cambio di allenatore pare aver sortito effetto positivi. Lei che cosa ne pensa?

«La scossa c’è stata. Ora bisogna dare continuità lavorando su ritmo e intensità. Stasera è importante tornare a casa con un buon risultato. Fa bene anche al morale».

Lei è fiducioso?

«Ho fiducia, sì. Questo Verona è davvero una squadra all’altezza in ogni reparto».

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