«L’archivio Rame-Fo un’occasione per Verona Ma è poco conosciuto»
VERONA Quest’anno cade l’anniversario della morte di Pio Rame, «un artigiano del teatro, capostipite di una compagnia di giro molto attiva tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, da cui discende Franca Rame». Il docente dell’Università Nicola Pasqualicchio ha introdotto così la giornata di studi dal titolo «Mi chiamo Pio Rame, amatemi» insieme a Enrica Rame, Gaia Mezzadri e Mattea Fo, presidente della Fondazione Fo Rame di Gubbio. In collegamento streaming anche Jacopo Fo, figlio dell’amata coppia della cultura italiana. Un pomeriggio di racconti e aneddoti per ricostruire la vocazione popolare del teatro di una famiglia, che ha conservato la tradizione con continuità, fino a conquistare il Premio Nobel, consegnato nelle mani di Dario Fo. «La presenza a Verona del MusALab Museo Archivio Laboratorio Franca Rame Dario Fo è un’occasione che la città ha avuto cinque anni fa – continua Pasqualicchio – è un peccato che pochi la conoscano. Al Dipartimento Cultura e Civiltà sono in corso dei progetti volti alla sua valorizzazione. L’idea è di rivitalizzare il laboratorio, trovando occasioni per organizzare mostre da collegare alle varie ricerche di dottorato». Quel che è certo, è che il MusALab abbia bisogno di una collocazione più ampia e centrale. «Spero – conclude - che il MusALab resti a Verona. Sarebbe un peccato perderlo».
Marianna Peluso