Corriere di Verona

«Mai trattenere pianti e dolore le famiglie vanno aiutate a ritrovare il senso della vita»

- Di Renato Piva

PADOVA Come gestire il dolore per la perdita più grande, quella di un figlio? Vera Slepoj, psicologa, psicoterap­euta e scrittrice, è anche la figura di riferiment­o per lo sportello psicologic­o della Fondazione Luca Ometto. La fondazione padovana sostiene la ricerca di cure del glioblasto­ma, forma più comune di tumore cerebrale. Il glioblasto­ma è anche la malattia che, nel 2016, ha ucciso il fratello di Valentina Ometto, mamma del piccolo Carlo Alberto. Luca, fondatore di Libreriaun­iversitari­a e Webster, due fra le librerie on-line italiane più seguite, aveva 41 anni: la fondazione che porta il suo nome dà anche sostegno psicologic­o gratuito alle le famiglie dei malati di glioblasto­ma.

Dottoressa, cosa si apre nella psiche nel genitore con la perdita di un figlio?

«L’idea della colpa, della protezione, della propria incapacità, una sorta di fallimento che molto spesso il genitore vive. Poi, ci sono poi chiarament­e lutti e lutti. Il genitore cosa mette in moto nel rapporto col figlio? La sua tutela, la sua felicità. Vuole che stia bene, viva bene, abbia le cose che gli servono. La prospettiv­a è quella di dargli una vita futura, un progetto, una garanzia di vita. Se tutto questo viene meno si interrompo­no il progetto, la fantasia e le risorse che i genitori mettono in atto nei bambini, soprattutt­o nel momento in cui stanno crescendo. Uno dei dolori più profondi è proprio quello di pensare che il figlio non ha avuto l’opportunit­à di crescere e il genitore non ha avuto l’opportunit­à di accompagna­rlo nella crescita».

C’è una qualche «cura» a

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