Il sogno gialloblù di Nic che piace a tutte le big L’Hellas prova a resistere ma la Lazio è in pressing
Il difensore veronese cresciuto nel settore giovanile La società non vuole cederlo, l’offerta è di 10 milioni
In un mondo ideale, il suo futuro sarebbe quello di rimanere per lunghi anni all’Hellas per dopo diventarne il capitano. È chiaro che si parla, nel calcio di oggi, di una bella favola da raccontare, perché già sarà tanto se Nicolò Casale rimarrà al Verona fino alla fine di questa stagione.
La Lazio è in forcing da settimane per consegnare a Maurizio Sarri il difensore che gli serve, l’offerta è di 10 milioni complessivi (uno per il prestito, altri nove da pagare come riscatto obbligatorio). Piace al Milan, Casale, e a pensare a lui è stato anche il Napoli. L’Hellas non cede, vuole tenerlo e poi valutare la situazione in estate. D’altronde, il diretto interessato sta a meraviglia in gialloblù, è nel pieno di una grande annata e ha realizzato il sogno che aveva da bambino: giocare con la casacca della squadra del cuore.
Nicolò, infatti, nel Verona è cresciuto, percorrendo il tragitto del settore giovanile fin da piccolo. Quando, era novembre, ha firmato con l’Hellas il contratto in essere, in scadenza il 30 giugno 2026, Casale ha espresso le proprie emozioni in un messaggio pubblicato via social: «Ero un bambino con la cresta e con un sogno, giocare con la maglia della mia città in serie A. Venivo al Bentegodi, tifavo Hellas e speravo che un giorno... I miei sogni si stanno realizzando e continuerò a sognare con questa maglia addosso. Con la stessa gioia di quel bambino con la cresta».
Un bambino con la cresta, già, e non per modo di dire, perché aveva un ciuffo «ribelle», il piccolo Casale, e basta riguardarlo nelle foto dei primi anni dieci, nelle formazioni dei Giovanissimi dell’Hellas. Ad allenarlo, in quel periodo, c’era anche Maurizio Beverari, tecnico del vivaio del Verona per quattro stagioni, due di queste con Casale in squadra: «Un aneddoto – sorride Beverari –. Mesi fa, Nicolò era all’Empoli, ma non sapevo che fosse in campo. Sto seguendo una partita di Coppa Italia col Napoli e sento il telecronista che cita il nome di Casale. Essendo passato tanto tempo, non ho collegato
La trattativa
Pronti a tenerlo almeno fino all’estate Lui è felice qui, una favola vederlo capitano
subito che potesse essere lui. Poi lo vedo e ho riconosciuto una maniera di muoversi, di stare in campo, che si notavano già quando era ragazzino. Mi sono emozionato, e lo sono moltissimo ora, con tutto quello che sta facendo».
Nicolò è originario di Balconi, frazione di Pescantina, paese da cui viene pure Diego Coppola, pure lui difensore, pure lui cresciuto nel Verona, al debutto in Serie A nello spezzone finale della gara che l’Hellas ha vinto con il Sassuolo a Reggio Emilia: viene da pensare che il luogo sia propizio, un po’ come Cernusco sul Naviglio, la cosiddetta terra dei liberi, visto che ci nacquero Gaetano Scirea, Roberto Tricella e Roberto Galbiati.
Aspettando Coppola (fresco diciottenne), il Verona ha in Casale l’improvviso — e, va da sé, inaspettato — golden boy: «La grande soddisfazione – aggiunge Beverari – è aver contribuito con la squadra in cui l’ho allenato a dargli un contributo, un qualche insegnamento. Nicolò era molto attento, concentrato. Se gli davi delle indicazioni, se correggevi un suo sbaglio, non ribatteva. Si rimboccava le maniche e ti ascoltava. Mai spavaldo, sempre determinato».
Se gli assalti delle big continueranno ad essere respinti dalla dirigenza dell’Hellas, com’è stato finora, domenica 6 febbraio, all’Allianz Stadium di Torino, Casale incrocerà Dusan Vlahovic, prossimo al passaggio per una montagna di milioni dalla Fiorentina alla Juventus. L’ha già marcato in questo campionato e c’è una gara che descrive il suo salto in alto è proprio quella del 22 dicembre al Bentegodi, l’1-1 con i viola e Casale che ferma Vlahovic. Si lasci sognare in pace chi può farlo, immaginando quel bambino con la cresta diventare in futuro capitano del Verona.
” Maurizio Beverari Se gli davi indicazioni le seguiva sempre, non è mai spavaldo