Foibe, il ritorno dello storico delle polemiche
Dopo il convegno saltato con le scuole, il «negazionista» Gobetti ospite degli antifascisti
VERONA Verrebbe da dire che «a volte ritornano». In questo caso, però, per lui non è esattamente un «ritorno», ma una vera e propria «venuta». Lui è Eric Gobetti, storico specializzato nella Jugoslavia del Novecento. E definito da molti «negazionista» per le sue posizioni sulle Foibe. «Nelle foibe del ’43 e ’45 - le sue parole -le vittime furono circa 5000. È la cifra riconosciuta dagli studiosi, quella degli scomparsi. Qualsiasi dato superiore è un’invenzione propagandistica con l’intento di scagionare il fascismo, i cui crimini continuano a non essere condannati. In Jugoslavia ci sono stati crimini che avrebbero richiesto una Norimberga, la riappacificazione si può fare solo sulla base della condanna del modello fascista». Concetti che Gobetti avrebbe dovuto esplicare lo scorso 10 febbraio, Giorno del
Ricordo, in una videoconferenza con alcune scuole cittadine. «Presenza», la sua, che scatenò un bailamme con il sindaco Sboarina che chiamò anche il provveditore. E con il consigliere comunale della Lega Andrea Bacciga che presentò una mozione dall’esplicativo titolo «Nessun giustificazionismo o negazionismo per le foibe». Alla fine lo storico torinese sarebbe potuto intervenire con due «contradditori». Saltò, quella conferenza. Ma Gobetti domani sarà a Verona. Nessuna scuola, questa volta. Nessuno «spazio comunale». Ma un «luogo pubblico». Una piazza. Piazza Isolo. Dove lo storico parlerà e presenterà il suo libro «E allora le foibe?» su invito di varie realtà antifasciste. Verona Città Aperta, Infospazio161-Azione Antifascista, Laboratorio Autogestito Paratodos, Rifondazione Comunista, Non Una di Meno, Circolo Pink, Individualità antifasciste. Che la «chiamata» allo storico non l’hanno fatta a caso. «A pochi giorni dal 25 Aprile riteniamo doveroso come antifascisti veronesi - dicono - dare la possibilità a Eric Gobetti di presentare liberamente, anche a Verona, i risultati del suo lavoro storiografico. Lo potrà fare pubblicamente, in una piazza libera da censure e minacce. Nella convinzione che tutto ciò che è semplificazione e vuota retorica, omologazione, repressione della libertà di espressione e critica, porti in sé i tratti del fascismo, e in quanto tale vada contrastato». «Nessuno - spiega Fiorenzo Fasoli della segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, partito che tre anni fa ospitò nella sua sede Alessandra Kervesan, altra storica definita “negazionista” dopo la “cacciata” dall’università e il diniego da parte del Comune della sala Tommasoli, vicenda sulla quale pende un ricorso al Tar - vuole negare il dramma delle foibe. E nessuno vuole essere “riduzionista”. Sono stati eventi tragici, sotto gli occhi di tutti, ma che vanno studiati all’interno di un complesso di vicende che vanno valutate. Le cose vanno contestualizzate, non per sminuirle ma proprio per comprenderle. E poi non può essere che in una città ci sia chi stabilisce chi può parlare e chi no». L’appuntamento è per domani alle 19. «Per la ricerca storica, contro le censure e le minacce fasciste, fuori gli squadristi dai quartieri, fuori i fascismi dalla storia», l’imput dell’incontro. Senza nessuna «pacificazione», a Verona, per il 25 Aprile.
L’incontro
Fasoli (Rc): «Nessuno nega quel dramma, ma in questa città deve esserci libertà di parola»