Le espulsioni della Lega in congelatore
Mai riunito il Comitato Disciplinare in via Bellerio, probabile una tregua «elettorale»
VENEZIA Da due mesi, è calato il silenzio sui procedimenti interni aperti nei confronti di tre leghisti veneti non allineati. Il Comitato Disciplinare di via Bellerio non è mai stato convocato e le accuse risultano congelate, probabilmente a causa del momento elettorale.
VENEZIA «Eretici», «ribelli», «traditori». Gli appellativi guadagnati sul campo da Marcello Bano, sindaco di Noventa Padovana, Giovanni Bernardelli, ex presidente del consiglio comunale di Conegliano e Fulvio Pettenà, anima storica della Lega di Treviso, si sono sprecati nei mesi scorsi. «Eroi» e «coraggiosi» sono altri, che echeggiano fra le fila della base.
Variegati i capi d’imputazione contestati loro dai vertici del Carroccio. Per tutti, pareva profilarsi la punizione estrema: l’espulsione. Il silenzio assordante degli ultimi mesi (e qualche rumors distensivo raccolto nei giorni scorsi) invece, sembra lasciar presagire un epilogo molto meno traumatico.
Prendiamo Bernardelli, «reo», secondo l’accusa, di troppa vicinanza all’azzurro Fabio Chies, riconfermato sindaco di Conegliano ai danni della Lega in un feudo tanto, troppo vicino all’epicentro dello «Zaiastan». Lui, come gli altri «imputati», delle contestazioni in sé non può discettare, pena un ulteriore procedimento disciplinare interno. Però due conti, calendario alla mano, Bernardelli li fa: «Il 16 febbraio ho avuto la ricevuta di ritorno che attesta il ricevimento della mia memoria difensiva da parte del federale di via Bellerio. Secondo il regolamento c’erano 30 giorni di tempo per avere una risposta. Ormai ne sono passati quasi 60 e io non ho ricevuto assolutamente nulla».
Quindi, come si configura lo status di un militante oggetto di procedimento disciplinare alla vigilia della tanto sospirata stagione congressuale? «A oggi – scandisce Bernardelli sono un militante della Lega molto amato. Anzi, nel frattempo, potrei anche decidere di candidarmi alla segreteria provinciale. Una provocazione ma neppure troppo».
In via Bellerio si getta acqua sul fuoco, ricordando come il pugno di fascicoli aperti a carico di militanti veneti sia poca cosa rispetto ai grattacapi analoghi in Emilia o in Piemonte. La risposta, ufficiale anche se anonima, è che no, Roberto Calderoli non ha mai convocato il Comitato Disciplinare e di Garanzia da due anni a questa parte. Qualcuno, però, le lettere di apertura dei procedimenti disciplinari deve pur averle spedite. La previsione, dal quartier generale del Carroccio, è che se ne riparlerà dopo la tornata amministrativa e che non necessariamente si arriverà all’espulsione: «Smusseremo gli angoli» dicono i colonnelli.
Difficile disgiungere i toni conciliatori dalle urne imminenti che, proprio in Veneto, presentano tre piazze molto difficili. Una di queste, Padova, è all’origine del procedimento su Bano, che si ribellò alla candidatura dall’alto per il centrodestra di Francesco Peghin. Quella, naturalmente, è stata solo la prima scintilla perché proprio nel Padovano sta crescendo un incendio, con i congressi vicini e la frangia che ormai rifiuta apertamente la litania «ha deciso Roma» e punta a estromettere i salviniani doc. E a eleggere un nuovo segretario nathional dopo il commissariamento. Il nome che gira, insistente, è quello di Roberto Marcato, assessore regionale e golden boy delle preferenze.
Del resto, la faida interna si intreccia a doppio filo con le espulsioni fantasma ancora formalmente sul tavolo. Pettenà, su tutti, aveva scolpito un «Salvini? Vada a lavorare», che ha elettrizzato la base. Lui l’avviso di procedimento non l’ha ricevuto «ma in quei giorni c’è stata una mezza tromba d’aria, sarà andato perso. – spiega –. Io non ho quindi fatto alcuna memoria difensiva, solo una telefonata di cortesia al commissario Alberto Stefani. Poi, non ho più saputo nulla. Con quel che sta capitando nel mondo, spero abbiano di meglio da fare». Bano lo segue: «Auspico sia tutto rientrato perché non è il momento di fare espulsioni o commissariamenti. Dato il silenzio, o la pratica è stata archiviata o non l’hanno ancora valutata. Io so solo che ho rinnovato la tessera da militante e attendo i congressi per discutere finalmente di politica all’interno del movimento». E l’europarlamentare nonché padre nobile del Carroccio, Gianantonio Da Re, che osò criticare l’ondivago atteggiamento no vax della Lega? Nessun procedimento, confermano fonti di via Bellerio. Il fronte interno è già troppo incandescente con l’ex più scomodo, Flavio Tosi, spina nel fianco a Verona in vista del voto. Meglio non appiccare nuovi incendi.
Il sindaco di Noventa Auspico che sia tutto rientrato o archiviato, perché non mi sembra proprio il momento di fare espulsioni o commissariamenti