Tra gli stand l’appello dei vignaioli ucraini: «Fate finire la guerra»
VERONA Molto di più che un incontro di affari a Vinitaly. Enrico Oliveri, export manager di Casa Vinicola, aveva incontrato Aleksandr Shchurovskyi, direttore generale di Marussia Beverages Ukraine LLC, società che importa i vini dell’azienda di santa Maria di Negrar in Ucraina, alla fiera di Parigi due settimane prima dello scoppio della guerra: «Non si aspettavano tutto questo. A Kiev l’azienda è stata bombardata e tre capannoni su sei sono stati colpiti, 250.000 bottiglie distrutte. Forniscono supermercati e ristoranti, Marussia è una delle aziende di beverage più grandi del Paese» racconta. Il proprietario è un magnate svedese dal cuore grande: ha fatto uscire dall’Ucraina 70 dipendenti e li ha fatti arrivare con le loro famiglie a Vienna dove ha sede un’altra grande sua azienda. Ora lavorano tutti lì. Per Aleksander, sua moglie Kateryna e la direttrice marketing Maryna Volkotrustova, era la prima volta a Vinitaly. «C’è una cauta speranza per un esito più o meno positivo dei negoziati, anche se è estremamente importante che l’Ucraina non rinunci a un pezzo del suo territorio e costringa l’esercito russo a lasciare il Paese spiega Aleksandr -. Per quanto riguarda il futuro dell’Ucraina, vorremmo vederlo nella famiglia dell’Unione Europea. Inoltre crediamo che se la UE ci sosterrà non solo con le parole, ma anche con i fatti, avremo grandi possibilità di finire la guerra il più rapidamente possibile e iniziare a ricostruire il Paese. Permettetemi di esprimere la mia gratitudine per l’aiuto e il sostegno dato all’Ucraina da tutti i Paesi progressisti dell’Unione Europea e del mondo!». Pochi passi e nello stesso padiglione incontriamo Natalya Kutsenko, Ad di Montespada, azienda con vigneti nel Veronese e in Sardegna. Natalya è nata a Chmel’nyc’kyj, a 200 km da Kiev dove si è poi trasferita con la famiglia. È in Italia da sette anni: «La mia famiglia è sotto le bombe - racconta -. I russi si sono spostati da Kiev e stanno ora ammassando le truppe in Donbass. Putin non si aspettava una simile resistenza e colpisce i civili. L’Ucraina non può diventare schiava della Russia. Ho due sorelle, una in Ucraina e l’altra in Russia. Non si parlano più. E ora dalla Russia mia sorella non scrive più nemmeno a me. Aiutateci a fermare questa guerra». Il vino unisce, la guerra divide.