Corriere di Verona

Pellissier, i gol e un obiettivo: «Subito in D? È nel progetto»

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Tra le scene che più hanno scaldato i duemila in tribuna, forse, quella del rigore. Lui che se lo procura ma indica Kevin Inzerauto, bomber classe 2001, milanese di periferia, pazzo della Clivense perché «per Sergio Pellissier il calcio è ancora un mondo romantico». Il vecchio codice del rigorista designato, insomma. Il pubblico vuole che sia Sergio a calciare dal dischetto e Inzerauto che, senza bisogno di «sproni», va a consegnarg­li palla. «Sono ragazzi fantastici, vengono tre volte a settimana senza prendere niente, il campionato l’hanno vinto loro, non io, era giusto tirasse Kevin…». Così Sergio Pellissier due sere fa, nella sala stampa dello stadio di via Sogare, raccontand­o alcuni «dietro le quinte» del suo ritorno in campo a 43 anni, da presidente­giocatore, per timbrare il promesso gettone di presenza e festeggiar­e la promozione in Seconda categoria della Clivense, la società fondata lo scorso agosto insieme a Enzo Zanin dopo la scomparsa dal profession­ismo del Chievo. Una doppietta (il rigore, poi il secondo gol) a quasi tre anni dall’ultima partita giocata e una festa che mette un primo punto. «La Seconda? Per i sogni che abbiamo ci sta strettissi­ma. Attendiamo risposte per fare il salto con il nostro progetto». Parole, quelle di Pellissier, che ribadiscon­o l’orizzonte inseguito dal club, ossia entrare in sovrannume­ro in serie D. Intanto c’è questa promozione, primo passo dell’avventura iniziata otto mesi fa. «Ai provini non sapevamo nemmeno quanti si sarebbero presentati», ricordano Pellissier e l’allenatore, Riccardo Allegretti. Alla fine oltre 150 ragazzi e da lì la scrematura fino alla rosa del campionato. Campionato che finisce domenica 24 contro il Borgo San Pancrazio e vedrà la Clivense dare l’arrivederc­i, possibilme­nte, alcune categorie sopra: «Siamo nati perché non potevamo sopportare che i vecchi tifosi del Chievo non avessero una squadra da tifare — le parole di Pellissier e Zanin — e in qualunque categoria sentiremo il dovere di non tradire questa gente». (m. s.)

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