Bosco Sodi, materia e globi «in moto»
La materia torna basica, il colore primario. L’artista messicano Bosco Sodi riporta gli elementi decorativi di Palazzo Vendramin Grimani a Venezia, dagli affreschi neoclassici agli stucchi, nelle sue opere al loro stato «grezzo». Il gioco di contrasti tra tele e sculture realizzate da Bosco Sodi in un periodo di residenza nel palazzo e i fasti delle sale è la narrazione dietro la mostra della Fondazione dell’Albero d’Oro «Bosco Sodi a Palazzo Vendramin Grimani. What Goes Around Comes Around», evento collaterale della Biennale Arte «Il latte dei sogni» curata da Cecilia Alemani (dal 23 aprile al 27 novembre, www.fondazionealberodoro.org). L’esposizione, a cura di Daniela Ferretti e Dakin Hart, è dedicata ai dipinti e alle sculture che Sodi ha creato tra fine febbraio e marzo, trasformando il piano terra del palazzo in atelier. Le tele di Sodi sono un susseguirsi di grumi materici: strati di segatura, pasta di cellulosa, colla e pigmento, esposti all’atmosfera della laguna per alcune settimane. Basilare per l’artista messicano è la scelta del colore perché sia naturale: per il rosso, ad esempio, Sodi utilizza il pigmento derivante dalla cocciniglia, ancora oggi prodotta a Oaxaca in Messico. Se Sodi descrive il suo iter artistico come un «caos controllato» che crea «qualcosa di totalmente irripetibile», questo modus operandi si rivede nell’installazione che si trova «ai piedi» dello spettatore. Il pavimento degli spazi espositivi, infatti, è stato invaso da 195 piccole sfere di argilla, create con la terra di Oaxaca e cotte in loco in un forno allestito sulla spiaggia. Il numero scelto, 195, non è casuale: corrisponde al totale di stati-nazione esistenti. I visitatori potranno interagire con l’opera, spostando i globi in miniatura affinché l’installazione cambi forma di giorno in giorno. Questo «moto» dei globi verrà documentato fotograficamente e, quando si chiuderà la mostra, i visitatori che abitano a Venezia potranno portare con sé una sfera, dando vita a un nuovo ciclo di movimenti, stavolta oltre i confini del palazzo.
Camilla Gargioni © RIPRODUZIONE RISERVATA