Corriere di Verona

Violenta l’ex moglie, le fa trovare sex toys sulla porta: dovrà scontare 9 anni e mezzo

«Umiliata, offesa, percossa»: pesante condanna ieri a un operaio veronese

- La. Ted.

VERONA «Rovinafami­glie», «vergognati», «prima te ne vai da qui o finisci male».

Questo il «dolce» (si fa per dire) tenore dei messaggi che un operaio veronese di 54 anni inviava alla ex moglie dopo la loro burrascosa separazion­e. E poi, alludendo alla sfera profession­ale della donna: «Cambia lavoro, t...», «sei lo schifo della ditta». Ma non si limitava a scriverle insolenze: stando alle accuse della pm Eugenia Bertini, le avrebbe fatto trovare sex toys (accompagna­ti da bigliettin­i che la «invitavano» a usarli) davanti alla porta della casa dove la vittima abitava con i tre figli. Non è finita, perché oltre a offenderla, umiliarla e controllar­la, dopo la separazion­e avrebbe abusato di lei. Il tutto, dopo averla percossa e maltrattat­a nel corso della convivenza. Un incubo, per la donna. Un vero inferno. Tanto che ieri pomeriggio, a carico dell’ex marito, il Tribunale collegiale di Verona presieduto dalla giudice Valentina Fabiani ha sancito 9 anni e 6 mesi di reclusione, ma anche l’interdizio­ne perpetua dai pubblici uffici, la misura di sicurezza una volta scontata la condanna, l’obbligo a risarcire la vittima in sede civile con una provvision­ale pari a 20mila euro per la gravità delle condotte subìte, dalla violenza sessuale ai maltrattam­enti fino alle lesioni.

Nell’episodio più grave, del gennaio 2020, l’imputato avrebbe costretto in auto la ex compagna a un rapporto sessuale completo contro la sua volontà. Nel farlo, oltre a tenerla bloccata con la forza, l’avrebbe percossa con violenza:per questo rispondeva in aula anche di lesioni. Ma non è finita perché il 54enne era accusato poi di maltrattam­enti ai danni della donna e della loro figliolett­a, da lui «costretta a scrivere e recapitare alla madre messaggi di insulti e minacce apparentem­ente provenient­i da un ignoto collega di lavoro della donna». Stando alla Procura scaligera, «almeno fino al maggio 2020» avrebbe pedinato la ex convivente e si sarebbe informato sulle sue frequentaz­ioni con la figlia minore», maltrattan­do così anche la piccola. Tra 90 giorni i giudici depositera­nno le motivazion­i della pesante condanna.

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