«In una moneta c’è storia e cultura»
Porta avanti l’attività numismatica di famiglia fondata dal nonno al cortile di Giulietta; gli insegnamenti di papà Alfio: «Vorrei vedere la sua collezione di monete antiche con l’uva esposte al museo del vino»
Vengono da tutto il mondo a milioni a visitare un balcone che di storia non ha nulla se non la suggestione del mito. Eppure, la storia, quella vera, sta semmai di fronte, all’altro lato del cortile di Giulietta; tre scalini ed entri nella Numismatica Rinaldi, che dal 1956 un pezzo di storia di Verona lo è sul serio. Marco Rinaldi incarna la terza generazione di un’attività avviata dal nonno Oscar nel 1925 nel Mantovano a Castel d’Ario, il paese del grande Tazio Nuvolari, quello che per dirla con parole di Lucio Dalla «Corre se piove, corre dentro al sole. Tre più tre per lui fa sempre sette». «Mio nonno collezionava monete, lo stesso zio di Nuvolari era un collezionista. Quando mio padre Alfio sposò mia mamma Luigina (il cui cognome Soldi con un marito che colleziona monete è un segno del destino, ndr), il nonno gli suggerì di trasferirsi in una città dove poter far crescere l’attività, mio padre scelse Verona dove nel 1956 aprì la “Numismatica Oscar Rinaldi & Figlio” all’ interno del cortile della Casa di Giulietta» racconta Marco.
I Rinaldi si sono fatti una stimata reputazione nel settore: forniscono la collezione di Re Vittorio Emanuele III, avviano la pubblicazione mensile della rivista «Italia Numismatica» e sono tra i fondatori dell’A.I.N.P., l’Associazione Internazionale dei Numismatici Professionisti: «Vittorio Emanuele III era un grande collezionista di monete, ne aveva oltre 100.000 che spaziavano dalla caduta dell’impero romano fino ai suoi giorni - sottolinea Marco -; quando fu mandato in esilio ad Alessandria d’Egitto le donò al popolo italiano. Da mio nonno Oscar, il Re nel 1926 acquistò un soldo di Bartolomeo e Antonio della Scala». Secondo di due fratelli, Marco nasce a Verona nel 1962, cresce in Borgo Trento tra le note melodiche dei Genesis e i gol di Emiliano Macchi che nel 1976 nella semifinale contro l’Inter spianarono la strada alla prima storica finale di Coppa Italia dell’Hellas a Roma contro il Napoli («di finali ne abbiamo fatte tre, e le abbiamo perse tutte tre» si rammarica). Dopo la maturità al Liceo Scientifico Fracastoro, affianca papà Alfio per un anno, per poi servire l’Arma dei Carabinieri.
Al congedo si gode un viaggio in America con gli amici Gianluca Boschiero e Luca Munari, e al rientro a Verona dal 1986 la sua vita scorre al civico 23 nel cortile della Casa di Giulietta: «Ho imparato tanto stando a fianco di mio padre; ricordo bene la sua emozione quando acquistò da un collezionista un testone di Massimiliano I° d’Austria, una moneta d’argento coniata nel 1516 per Verona. Oggi il mondo è cambiato, una volta il cliente prendeva appuntamento e veniva qui, oggi imperversa l’online. L’associazione Numismatici Italiani Professionisti conta un centinaio di iscritti in tutta Itageneri lia. Sono qui da 37 anni e a questo negozio sono molto affezionato» spiega. Alfio si ritira nel 1998 e cede al figlio, da un anno sposato con una ragazza trentina, Alessandra che a Verona è venuta per studiare e laurearsi in Medicina, il testimone della ditta che da «Oscar Rinaldi & Figlio» assume la denominazione «Marco Rinaldi Numismatica»; padre di due figli, Matteo neo ingegnere biomedico, e Sofia studentessa di Lingue Straniere, Marco prosegue nell’attività di famiglia: «È una compravendita; teniamo monete che vanno dal periodo grecoromano fino alla seconda guerra mondiale. Chi le acquista lo fa per passione ed interesse; in una moneta c’è storia, cultura ed economia. L’hobby per la numismatica non è detto che
«Tipi veronesi» è una proposta domenicale del Corriere di Verona che intende raccontare, attraverso la storia di personaggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro affidato alla penna del nostro collaboratore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazioni scrivere a corrierediverona@corriereveneto.it o lorenzo. fabiano@me.com
profitto, ma il valore si mantiene. È come avere una vecchia bottiglia di vino di pregio in cantina».
Entra una signora americana e acquista una medaglia di Giulietta, un’esclusiva della Ditta Rinaldi che propone in argento, bronzo dorato e bronzo naturale: «Qui vengono soprattutto turisti, italiani e stranieri; io andrò avanti finché me la sentirò, perché è il lavoro che amo. Vero che l’online ha preso il sopravvento, ma il contatto umano c’è ed è insostituibile». E poi Marco, maratoneta per diletto (ne ha infilate undici tra il 2006 e il 2018: «la prima a New York è un ricordo indelebile»), sa bene di avere ancora una missione da compiere: «Ho una collezione di monete risalenti per lo più all’antica Grecia, ma anche all’antica Roma, raffiguranti l’uva, la vite e il vino; a Verona nascerà il Muvin, il Museo del Vino: mi piacerebbe fossero esposte lì con la foto di mio padre che le collezionò tra il 1990 e il 2000. Lui ne sarebbe davvero felice». Anche Giulietta lo sarebbe, ci scommettiamo.