Autonomia, pressing su Draghi
I governatori chiedono aiuto al governo per velocizzare i tempi e sperano nella «fiducia»
Sei governatori del Nord dal ministro Gelmini per le ultime limature alla legge quadro che, pare confermato, sarà presentata in Consiglio dei ministri entro luglio. Confermati i cardini: si parte dalla spesa storica e su scuola, sanità, sociale e trasporti serviranno i Lep. Da tutti un appello al premier Draghi perché dia la svolta.
VENEZIA I malevoli sussurrano che l’incontro di ieri in via della Stamperia fra la padrona di casa, Maria Stella Gelmini, titolare degli Affari Regionali, il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, e i sei governatori del Nord, Giovanni Toti, Alberto Cirio, Attilio Fontana e Luca Zaia e i due di centrosinistra, l’emiliano Stefano Bonaccini ed Eugenio Giani avesse lo scopo di portare sotto i riflettori, in materia di autonomia differenziata, proprio Bonaccini e Giani come dimostrazione vivente che l’autonomia non è sinonimo di secessione dei ricchi «nordisti». Con lo scopo di disinnescare le granate piovute dal Sud nelle ultime settimane.
È innegabile che il problema ormai, più che tecnico, resti squisitamente politico, si capisce, quindi, come la ratio dell’incontro di ieri si distilli in un corale «Ora sta al premier Mario Draghi farsi carico del dossier». I governatori, ma anche Gelmini, si giocano insomma l’asso pigliatutto: il placet di Draghi dovrebbe bastare a far licenziare almeno la legge quadro discussa nell’incontro di ieri, entro l’anno. Nessuno l’ha evocata direttamente ma il sottinteso è evidente: una legge quadro da far passare con la fiducia per evitare nuovi stop. Con che tempi? Entro luglio il dossier caparbiamente portato avanti dal ministro (con una previdente attenzione ai desiderata di Pd e M5s) dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri per poi essere trasmesso alle Camere a settembre. Deadline opportuna: inizio dicembre, prima che la legge di bilancio fagociti l’ultimo scampolo di legislatura.
Ma veniamo al merito dell’incontro. Chi si aspettava un testo blindato e finalmente definitivo è rimasto deluso. Al Dipartimento per gli Affari regionali e le autonomie, i presidenti di Regione hanno fatto presente i loro dubbi anche se hanno unanimamente definito l’incontro «positivo, utile e costruttivo». Di fatto c’è stata condivisione dell’impianto generale della legge quadro richiamando, sottolinea una nota del ministero, «il principio solidaristico» e ribadendo che «la richiesta di maggiore autonomia non è il suo disconoscimento e come nessuna Regione che la chiede vuole dividere l’Italia». «Vantaggi per l’intero Paese» hanno detto i governatori visto che l’autonomia rappresenta «un’opportunità per l’accelerazione nella definizione sia dei fabbisogni standard che dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep)».
Al netto delle dichiarazioni ecumeniche, i governatori, conferma la nota, hanno avanzato proposte di modifiche alla bozza della legge quadro «che vanno nella direzione di rafforzarne gli aspetti relativi al monitoraggio e alla valutazione dei risultati ottenuti». Per finire con un appello a correre:
«tutti i partecipanti all’incontro, ministro incluso, si augurano un percorso spedito del disegno di legge: il governo decida in tempi rapidi per consentire al ddl di poter avviare presto il suo iter
Zaia
Siamo alle ultime limature, abbiamo fatto i compiti a casa Saremo in ascolto anche di chi magari non condivide il nostro progetto
parlamentare prima della fine della legislatura. Zaia, da parte sua, ha preso alla lettera il caloroso invito di Gelmini a non «esternare» nulla in attesa del passaggio in Consiglio dei ministri. Draghi, si sa, ama poco il chiacchiericcio. Ed è lui l’asso nella manica per spuntare l’approvazione della legge quadro. La stessa Gelmini ha sottolineato durante l’incon
Sul tavolo la legge quadro e la volontà di accelerare sull’iter: l’esame in consiglio dei ministri, a settembre in Parlamento
tro come si debba approfittare di questa eccezionale congiuntura politica per portare avanti il percorso. Zaia, a caldo, dice solo: «Siamo alle ultime limature. Ovviamente ascoltando anche le istanze di tutti coloro che magari non condividono il nostro progetto, visto e considerato che il percorso si è fatto, i compiti per casa li abbiam fatti».
Il piemontese Cirio ha parlato di primo passo per arrivare a «qualcosa di concreto di cui beneficeranno i cittadini del Piemonte» mentre il presidente del consiglio regionale piemontese, Riccardo Lanzo va al sodo: «autonomia vuol dire efficienza, risparmiare, responsabilizzare e quindi avere più risorse economiche». Toti, da parte sua, pigia sull’acceleratore: «Far ripartire il percorso dell’autonomia oggi è ancora più urgente di prima, alla vigilia di scelte strategiche come quelle sul Pnrr e la nuova programmazione europea». Per poi mettere il dito nella piaga: «Le disuguaglianze tra Nord e Sud sono frutto di decenni di scelte sbagliate e di assenza di responsabilità delle classi dirigenti. Perseverare sarebbe diabolico». Intanto ieri, sotto al ministero per gli Affari regionali c’è stata la protesta del «Tavolo No Ad» (autonomia differenziata) al grido «l’autonomia sarà devastante».