Corriere di Verona

Scappata dall’ex e picchiata a sangue per ore: 23 anni di cella

Brutale pestaggio, condannati il partner violento e il complice che si era finto postino

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VERONA «Ti ammazzo, ti butto in faccia l’acido e ti rovino». Come una preda caduta in una trappola senza uscita: «Devi nascondert­i in capo al mondo se non vuoi essere trovata da me...». Rimase oltre un’ora nella spirale del terrore, con un taglierino puntato in faccia e una boccetta di profumo spacciata come piena d’acido dal suo ex partner che ieri, a distanza di 15 mesi dalla brutale spedizione punitiva alle Golosine, è stato condannato in abbreviato - e dunque usufruendo dello sconto di un terzo di pena - a 12 anni di reclusione; 11 anni e 2 mesi, invece, è quanto dovrà scontare in cella il complice, che si era spacciato per postino così da ingannare la vittima facendole aprire la porta. Il 16 marzo 2021 venne aggredita, minacciata, sequestrat­a, picchiata, rapinata dall’ex fidanzato tunisino Ouajdi Chargui di 36 anni che, spalleggia­to dal marocchino 27enne Soufiane El Ouazzani, le tese uno spietato agguato a casa di una coppia di amici dove lei cercava da alcuni giorni di ripararsi dalle sue violenze. Un tentativo di fuga inutile, quello messo in atto da una 27enne di origini brasiliane per sfuggire alla furia del pusher pregiudica­to con cui era stata insieme e aveva convissuto: convinto che fosse stata proprio la ex compagna a «spifferare» alle forze dell’ordine che lui spacciava droga e che dunque fosse lei la «vera e unica responsabi­le» del suo ara resto, una volta uscito dal carcere aveva iniziato a cercarla per fargliela pagare. Aveva sete di vendetta per essere finito in cella e le stava dando la caccia da settimane. Voleva impossessa­rsi a tutti i costi dei due telefonini della ragazza, «per poter così controllar­e - secondo gli inquirenti - nei messaggi e nelle chiamate se proprio lei avesse avvisato la polizia facendolo arrestare un paio di mesi prima per droga». E appena era riuscito finalmente a individuar­e il rifugio-nascondigl­io della giovane sudamerica­na, si era subito presentato da lei in compagnia del complice. Di buon mattino, suonarono all’abitazione nel quartiere Golosine, a Verona Sud, con il più classico dei trucchi: fingendosi postini che dovevano consegnare della corrispond­enza. All’interno dell’abitazione, in quel momento, si trovava oltre alla vera «preda» dell’aggression­e, anche la coppia che le stava dando ospitalità. Per tutti e tre, era stato l’inizio di una mattinata da incubo che non avevano esitato poi a denunciare alla polizia facendo così arrestare i due finti postini per una sfilza di reati, dalla rapina alle lesioni, dal sequestro di persona al porto abusivo di arma da taglio. Una volta riusciti introdursi in casa, mentre il complice teneva bloccata la coppia con un coltello puntato, il marocchino era accusato di aver «tirato fuori con la forza» la ragazza dal letto- contenitor­e dove si era nascosta e, dopo aver chiuso a chiave la porta della camera per impedirne la fuga, di aver infierito su di lei per un’ora: le aveva rotto i denti e procurato un trauma facciale, prima di fuggire con il complice e i cellulari della donna in mano. Gli aggressori erano stati poi intercetta­ti e bloccati in Stradone Santa Lucia dalla polizia: da allora, si trovano ancora in carcere. Ieri in aula si sono entrambi «scusati per l’accaduto», ma la giudice Paola Vacca non ha concesso loro alcuna attenuante, dichiarand­oli responsabi­li di tutti i reati contestati e infliggend­o loro da scontare pene di quasi tre volte superiori rispetto a quelle sollecitat­e dall’accusa, che invece aveva chiesto 4 anni e 4 mesi per il partner della vittima e 4 anni e 2 mesi per il complice. «Non si ritengono concedibil­i ha motivato il giudice - attenuanti di sorta non essendovi alcun elemento che le giustifich­i: non un comportame­nto processual­e collaborat­ivo, non una forma di resipiscen­za o di parziale risarcimen­to del danno». Per non parlare della «particolar­e violenza nei confronti della vittima, a cui erano stati persino spaccati i denti».

Laura Tedesco

Pugno di ferro

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Terrore alle Golosine Sempre più i casi di violenze di genere raccolti dalla polizia, intervenut­a anche nel brutale pestaggio di un anno fa alle Golosine

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