Corte d’appello, Roma ora ci prova «Urgente una sede staccata in città»
Alla Camera la risoluzione del centrodestra. «Troppe cause concentrate a Venezia»
Si è aperta ieri alla Camera dei Deputati la discussione che, dopo trent’anni di proposte andate a vuoto, potrebbe far nascere a Verona una sezione staccata della Corte d’appello. Il presidente della Commissione Giustizia della Camera, il veronese Ciro Maschio (FdI), è infatti il primo firmatario di una risoluzione che «impegna il Governo ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a istituire a Verona una sezione distaccata della Corte di appello di Venezia». Maschio è parlamentare del centrodestra, ma la mozione non dovrebbe trovare opposizioni nel centrosinistra (due anni fa era stata presentata una proposta analoga anche dal Movimento 5 Stelle). E il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, si è più volte dichiarato d’accordo, riparlandone anche pochi mesi fa, l’8 novembre scorso. Quanto all’aspetto urbanistico, ricordiamo che una sede per la Corte d’appello era stata ipotizzata nei progetti per il recupero e il riuso dell’ex Carcere del Campone, adiacente al Tribunale scaligero. I progetti puntavano a dare spazio ad una «Cittadella della giustizia», con sede per la Corte ed anche per una sezione staccata del Tar. Il documento presentato da Ciro Maschio (che potrebbe essere definitivamente approvato già nel corso della prossima settimana) spiega ancora una volta le motivazioni di questa proposta. Il Veneto, spiega Maschio, è la quarta Regione d’Italia per popolazione ed è una delle grandi Regioni italiane avente un’unica sede di Corte d’appello, con un contenzioso giudiziario rilevantissimo. Il che ha portato, nel corso degli anni, un sovraccarico di lavoro che impedisce una rapida ed efficiente amministrazione della giustizia. «Basti pensare - afferma il testo parlamentare - che la Corte di appello di Venezia è la quinta in Italia per carico di pendenze con 529 giudizi per magistrato, contro una media nazionale di 439 giudizi: i giudizi pendenti a fine 2022 erano 18.176 e, immaginando di non avere giudizi nuovi, per smaltire il volume di pendenze occorrerebbero più di due anni e mezzo di lavoro dei 51 magistrati oggi in servizio».
La risoluzione ricorda inoltre che «tra i procedimenti pendenti presso la Corte d’appello di Venezia quelli provenienti dai tribunali di Verona e di Vicenza costituiscono una parte preminente del contenzioso, e l’istituzione di un’altra sede di amministrazione della giustizia d’appello comporterebbe, peraltro, una ripartizione del territorio fondata su parametri razionali e oggettivi». Di qui la conclusione del documento che, appunto, «impegna il governo ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a istituire a Verona una sezione distaccata della Corte di appello di Venezia». Oltre che da Ciro Maschio il testo è stato firmato dai deputati veronesi Maddalena Morgante, Marco Padovani e Flavio Tosi. La prima proposta in Parlamento su questo tema era stata presentata da Nicola Pasetto. Ne erano seguite diverse altre, tutte senza esito. Ma questa, forse, è la volta buona.