Energia e agritech, le imprese riaprono la strada della Serbia
Materie prime, tecnologie e svolta green: missione di Confindustria Ven Est
Cinquanta incontri diretti con quaranta aziende serbe in due giorni, alla ricerca di partner commerciali per aprire canali di vendita in loco, ma anche per realizzare joint venture, e di fornitori di materie prime. Si è chiusa così la due giorni a Belgrado della missione di Confindustria Veneto Est, che ha riaperto i canali operativi con la Serbia, prima missione, con 15 aziende della Confindustria di Treviso, Padova, Venezia e Rovigo, a valle della visita che a marzo aveva portato a Belgrado il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, per riannodare in grande stile i rapporti.
Terreno su cui ha iniziato ora a muoversi un lotto di quindici aziende, con un focus specifico su una serie di settori, come mostrano i le aziende interessate dalla trasferta: l’agrimeccanica e l’agroalimentare, con le aziende del distretto dell’agritech (le padovane gruppo Carraro e Antonio Carraro, con i trattori specializzati, ma anche le macchine di Maschio Gaspardo e le macchine per il verde di Peruzzo e gli impianti avicoli di Officine Facco; ma anche Bottega, tra i protagonisti nel vino), dove l’Italia sarà ora Paese partner alla Fiera Agricola di Novi Sad. Ma anche un lotto di imprese legate alla logistica, alle infrastrutture, ai cantieri e cave e all’energia (le trevigiane Psm, Martino Parisi, Fermo Gas, e la vicentina Aristoncavi). Delegazione guidata direttamente dal presidente di Confindustria Veneto Est, Leopoldo Destro, con il direttore Gianmarco Russo e la delegata per l’Internazionalizzazione, Alessandra Polin, che ha potuto far leva su Confindustria Serbia, guidata dal trevigiano Patrizio Dei Tos, l’imprenditore alla guida dell’azienda dei pavimenti in legno Itlas, che ha in Serbia uno stabilimento.
«L’impegno reciproco è stato particolarmente buono e le prospettive sono promettenti nei settori della meccanica agricola e agroalimentare, e dell’energia, sia nel senso di chi sia interessato al biogas ma anche al cambiamento delle produzioni in chiave di energia rinnovabili e dell’efficienza energetica degli edifici», dice Destro, presente anche con la sua azienda, l’Aristoncavi, interessata appunto a verificare gli spazi nei cavi per il settore delle energie rinnovabili. «Decisiva anche, di fronte agli interlocutori serbi, la presenza di Sace e Simest, e quindi della possibilità di finanziare gli investimenti, ma anche di Banca Finint - aggiunge il presidente -. Credo che ci siamo mossi con una buona azione di sistema».
Gli incontri tra aziende sono giunte dopo una serie di incontri istituzionali, culminati nei faccia a faccia, ieri, con la ministra dell’Agricoltura, Jelena Tanaskovic e, l’altro ieri, con la prima ministra serba, Ana Brnabic, che ha segnalato il Veneto tra i principali partner economici della Serbia tra le regioni italiane (814 milioni di euro il valore dell’interscambio nel 2022, +12%, con esportazioni per 470 milioni). A colpire particolarmente gli imprenditori presenti, la rapidità di risposta ai nodi pratici messi sul tavolo: «Ad esempio sulla legislazione relativa al gas e la ricerca di produttori di biogas spiega Dei Tos -. Ma la Serbia è un’opportunità anche sull’idroelettrico e le batterie per l’accumulo. Dalle joint venture alle forniture, dalle basi produttive per il nearshoring alle vendite in un Paese con un Pil in crescita, la Serbia può costituire un’occasione da tenere in considerazione».
Le voci Destro: decisiva la presenza della finanza Dei Tos: base per joint venture e nearshoring