Corriere di Verona

Le rose sul suo banco e quel silenzio assordante a scuola

La preside: «Sempre premuroso, il suo sorriso illuminava la stanza. Ragazzi e docenti sono stravolti»

- Fr.Ma. Ni.Ro.

La notizia del panetto da 50 grammi di hashish e 240 euro ha raggiunto velocement­e anche l’istituto Besta, arrivando pesante e si è riflessa sui volti dei compagni e degli insegnati, attoniti. Anche la dirigente scolastica Renata Moretti non vuole credere alla notizia: «Come tutti i ragazzi della sua età non era un santo, ma nessuno l’avrebbe mai pensato. Aymen era una persona educata e gentile». La scuola intera piange Aymen Adda Benameur, il diciassett­enne ucciso giovedì pomeriggio a Varago, da un 18enne. Di religione islamica, Aymen era osservante. Una volta pranzato e pregato, è uscito nel primo pomeriggio, per praticare un po’ di sport. Prima di uscire era calmo, ma frettoloso come può essere un qualunque ragazzo della sua età. Amin Adda Benameur, padre della vittima,ieri ha aperto la porta e il suo cuore, raccontand­o le ultime ore passate con il figlio. Ancora senza parole la moglie Amaria, mamma di Aymen. Distrutta dal dolore, la donna era in casa con gli altri 3 figli. La famiglia è ben integrata: Amin lavora da 22 anni in Contarina, i figli giocano nella Cimapiave, il più piccolo frequenta l’asilo.«Aymen non aveva brutte compagnie. - sottolinea Amin - Ieri è tornato da scuola e dopo aver mangiato e pregato è uscito intorno alle 15. Nel pomeriggio poi ho sentito due persone che hanno bussato, erano due suoi amici». A chiamare il 118 sono stati proprio loro. «Tutti qui lo conoscevan­o. Le persone mi fermavano per strada e mi chiedevano “sei il papà di Aymen?” e aggiungeva­no “che bravo ragazzo”. Quando ti dicono così ti danno la carica, ti fanno sentire orgoglioso» aggiunge ancora Amin. «Lui aveva molti amici a Spresiano e a Visnadello, ma anche qui, a Varago». Grande appassiona­to di sport, da piccolo Aymen aveva fatto parte del gruppo ciclistico Mosole, con uno dei fratelli. Aveva anche partecipat­o a dei tornei scolastici nella squadra di pallavolo, vincendo anche qualche premio. E a scuola andava bene. Le sue passioni erano il calcio e la musica rap. «Aveva ottimi rapporti con chiunque. – ricorda la preside Moretti – Il suo sorriso illuminava la stanza ed era molto premuroso. Quando mi vedeva per i corridoi mi chiedeva sempre se avessi bisogno di una mano con le borse. Aveva sempre la battuta pronta, ma non mancava mai di rispetto a nessuno». Il ragazzo l’estate scorsa aveva sperimenta­to i lavori agricoli che l’avevano portato ad avere ancora più determinaz­ione per finire gli studi. «La notizia ha sconvolto la scuola intera. Solitament­e c’è un gran vociare per i corridoi ma questa mattina c’era un silenzio assordante. Alcuni ragazzi piangevano in cortile». Gli occhi scuri, i capelli castani e il sorriso sono solo ricordi di un ragazzo solare e gentile che ormai non c’è più. Sul suo banco, in ultima fila c’è una rosa: un omaggio da parte dei compagni, distrutti dalla notizia, che si stringono in lacrime davanti ad un cartellone, fuori dall’aula. Dediche di persone che gli hanno voluto bene: «al mio algerino preferito: mi mancherai», «ti ho sempre voluto bene, con i tuoi occhi stupendi». Gli sguardi dei giovani compagni di classe sono tutti rivolti verso il cartellone, qualcuno chiede sottovoce «Perché?». Anche Amin, il padre del giovane, si interroga sul motivo. «Vorrei vedere il ragazzo che ha fatto questo, vorrei chiedergli il motivo. Che valori ha uno per ammazzare una persona. Mi hanno cavato un pezzo di cuore». Aymen Adda Benameur era un ragazzo per bene, che non faceva preoccupar­e i genitori. «Non dormiva mai fuori, massimo undici e mezza di sera doveva essere a casa e non più tardi - conclude Amin - Non mi ha detto dove andava. Lui mi diceva sempre “prego Dio e il paradiso”: ora spero solo che mio figlio sia in pace».

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Gli addii Il cartellone su cui i compagni di classe di «Alge» gli hanno detto addio

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