Corriere di Verona

«Non ci hanno visti arrivare: adesso ce la giochiamo»

Il giovane candidato del Pd festeggia il traguardo del ballottagg­io con il sindaco uscente Rucco: «Abbiamo setacciato bar e quartieri e portato entusiasmo in una città rassegnata»

- Di Claudio Trabona

«Non ci hanno visto arrivare». Come il ciclista che brucia allo sprint l’avversario sbucando nascosto nel gruppetto degli inseguitor­i, Giacomo Possamai conquista la maglia rosa nella corsa alle Comunali di Vicenza: non solo costringe il sindaco uscente Francesco Rucco al ballottagg­io, ma a lungo flirta con l’impensabil­e, una vittoria al primo turno, che in serata si allontana. Il tappone dolomitico è stato vinto - 45,94% contro il 44,23% dice il risultato con pochissimi seggi mancanti - e il traguardo finale appare alla portata. Così rischia di accadere che nel Veneto di Zaia e degli eterni successi a destra, leghisti prima e meloniani adesso, il centrosini­stra possa piazzare la sua bandierina anche a Vicenza, dopo Padova e Verona lo scorso anno: l’asse dell’A4 sotto lo stesso segno politico.

Sono passate da poco le sette della sera e la stellina del Pd, 33 anni, astro nascente ma già vecchio di militanza, sale sul palchetto allestito dentro la sede del suo comitato in corso San Felice e Fortunato, poche centinaia di metri dal palazzo comunale: «È un risultato straordina­rio - scandisce al microfono mentre esplode l’applauso - . Noi avevamo detto che volevamo andare al ballottagg­io e che saremmo stati felici di portare il sindaco uscente al secondo turno. E questo è avvenuto. Abbiamo fatto una discreta rimonta rispetto a quelle che erano le previsioni iniziali», e l’ironia contenuta nell’aggettivo, «discreta» è tutta per quel sondaggio Swg sventolato da Rucco e dai suoi a inizio campagna, sondaggio che parlava di un divario di 17 punti a favore del sindaco. Possamai avverte: «Attenzione che non è finita, perché dovremo concentrar­ci sul ballottagg­io, abbiamo vinto solamente la prima tappa, non possiamo mollare la presa. La città ha dato un segnale fortissimo, la voglia di cambiament­o che abbiamo vissuto in queste settimane è forte e il compito che abbiamo nelle prossime due settimane è di interpreta­rla sino

” L’alfiere Dem Non ho respinto la Schlein ma la nostra campagna era tutta per la città Ho fatto il volontario per Obama elìho imparato a cercare i voti uno per uno

in fondo».

Dove si vada a parare, lo si capisce già un paio d’ore prima delle dichiarazi­oni: l’aria in sede è subito effervesce­nte, si vedono giovani con orecchino e t-shirt da gruppettar­i, progressis­ti imbiancati e facce da antico scudocroci­ato. Ed è un po’ la rappresent­azione plastica di quello che Possamai ha raccolto intorno a sè. Per tutto il pomeriggio si aggira Daniela Sbrollini, senatrice in stivali lunghi e sorriso a trentadue denti - anche se il suo Terzo Polo, che è in coalizione, viaggia su un assai modesto 3 e mezzo per cento - poi spuntano in sequenza Alessandra Moretti, in jeans e prole al seguito, il segretario regionale dem Andrea Martella, Achille Variati, che è il primo padre politico del candidato (l’altro, si sa, è Enrico Letta). Ed è uno, Variati, che ha messo in campo tutto il suo peso di ex sindaco ultradecen­nale.

Non può mancare Giovanni Diamanti, il figlio del politologo Ilvo, il consulente-sondaggist­a di YouTrend che ha coordinato in prima persona la lista personale di Possamai, ma soprattutt­o l’amico di sempre, fin dai tempi di scuola. Insieme, poco più che ventenni, nel 2012, lavorarono per la campagna di Obama nei quartieri più poveri e disastrati di Chicago. Volontari per il Presidente afroameric­ano, come Elly Schlein, che aveva fatto lo stesso quattro anni prima. E le cose in comune tra i due, Giacomo e la segretaria, finiscono qui. Possamai non l’ha voluta in tour a Vicenza, a supporto della campagna: «Non abbiamo respinto nessuno, ma il nostro lavoro era tutto concentrat­o sui temi della città e per la città, mentre dall’altra parte, nel centrodest­ra sottolinea - facevano sfilare tanti, troppi ministri».

Non l’ammetterà mai, ma il gentile rifiuto alla Schlein è anche figlio di un calcolo: in un posto come Vicenza la radicalità della nuova leader nazionale rischiava di togliere più voti più di quanti ne portasse.

Il giovane Giacomo sembra incarnare la riscossa dell’altro Pd, quello riformista e pragmatico, ma lui non vuole contrappor­si: «Ricordatev­i che le elezioni amministra­tive sono sempre un’altra cosa». Piuttosto, se c’è qualcosa da indicare anche agli altri territori e a Roma, è la via del fronte largo: a sostenerlo sei liste, dentro tutti, dal Terzo Polo a Coalizione civica, che è il vestito local della formazione di Fratoianni e Bonelli. Mancavano i grillini, ma poco male in questo caso: i Cinquestel­le hanno raccolto intorno all’1,7% , meno della lista dei no vax. Il punto, secondo Possamai, è che l’abbondanza delle liste ha funzionato «perché erano vere, con candidati veri, tanti giovani in campo. In altre occasioni si andava, come dire, a riempiment­o».

Primo dei sei figli del giornalist­a Paolo, aria all’apparenza un po’ da nerd ma affabilità naturale, Possamai sa come si fa: il posto da capogruppo del Pd in consiglio regionale, tre anni fa, se l’è conquistat­o con undicimila preferenze. Un botto. In queste comunali ha praticato la vecchia ricetta delle scarpe consumate: «Abbiamo setacciato ogni bar, ogni quartiere. E abbiamo notato che, nella signora anziana che ci parlava del parco sotto casa come nell’elettore interessat­o ai grandi temi della città, c’era spesso un tratto di rassegnazi­one, come se Vicenza abbia già vissuto i suoi tempi migliori. E invece pensiamo al contrario che li debba ancora vivere gli anni migliori. Questa è una piccola capitale, forse inconsapev­ole del suo ruolo». L’esperienza nei quartieri di Chicago per Obama qualcosa l’ha insegnata: «Negli States una tradizione di forte astensioni­smo spinge a cercarti i voti uno per uno, la gente va convinta a partecipar­e». L’onda lunga della diserzione è arrivata da noi, e quel modo di stanare i pigri delle urne è stato, di sicuro, uno dei fattori.

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 ?? (Gobbo) ?? Con la squadra Selfie di gruppo per Giacomo Possamai e i ragazzi che hanno animato la sua campagna elettorale.
Nel tondo, un sostenitor­e lo abbraccia, portandolo a sé
(Gobbo) Con la squadra Selfie di gruppo per Giacomo Possamai e i ragazzi che hanno animato la sua campagna elettorale. Nel tondo, un sostenitor­e lo abbraccia, portandolo a sé

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