Corriere di Verona

Luigi, dal melanoma al viso al tumore ai polmoni: «Così mi ha salvato l’immunotera­pia»

«Dopo la diagnosi durante il Covid, ho detto a mia moglie: non arriverò a Natale. Invece ne abbiamo festeggiat­i due e a Pasqua ho concluso le cure»

- Laura Tedesco

«Tre anni prima, nel 2018, avevo già avuto un melanoma al viso che mi era stato rimosso, ma quando durante il Covid mi hanno diagnostic­ato un tumore metastatic­o ai polmoni, credevo che non sarei arrivato a Natale e l’avevo detto anche a mia moglie. Era febbraio del 2021». Invece da quel «giorno tremendo» il signor Luigi, 63enne veronese, e la donna della sua vita hanno «già festeggiat­o insieme altri due Natali». E prima di Pasqua si sono stretti nell’abbraccio più bello: perché Luigi, colpito nel 2018 da un melanoma al viso e nel 2021 da un tumore ai polmoni, il mese scorso ha concluso il ciclo di cure all’Istituto Oncologico Veneto di Padova. E ora, dopo «tanta disperazio­ne e paura», sta «di nuovo bene».

Temeva di «non avere speranze», invece è rimasto aggrappato alla vita con tutte le sue forze fidandosi dei medici e ottenendo «ottimi risultati grazie all’immunotera­pia e a un protocollo sperimenta­le di ricerca». Una lotta vincente contro il male, quella combattuta con coraggio e tenacia dal paziente veronese, che è stata scelta dallo Iov di Padova come storia-simbolo nella giornata del malato oncologico: «Ogni paziente in cura all’Istituto Oncologico Veneto vive un percorso diverso fatto di bisogni, paure e speranza. Questa giornata è stata istituita - informa lo Iov - per sottolinea­re le difficoltà, le esigenze e i diritti di questa tipologia di pazienti». Tra loro viene indicata come paradigmat­ica proprio la parabola a lieto fine di Luigi, «che ha iniziato il suo percorso di cura nel 2018 per un melanoma e dal 2021 è seguito allo Iov».

Eppure, all’inizio, il 63enne veronese si era sentito «crollare il mondo addosso...mi sono chiesto che cosa avessi fatto di male, perché fosse successo proprio a me – ammette Luigi Con il tempo però ho capito che queste domande non mi avrebbero portato da nessuna parte, allora ho iniziato a vivere ogni giorno cercando di lasciare un’impronta significat­iva». Spiegano allo Iov di Padova: «È iniziato tutto con un melanoma sul viso, rimosso a Verona, che ha dato luogo, dopo due anni e mezzo, a un tumore infiltrato e sfociato nei polmoni, con metastasi». A quel punto Luigi è stato preso in carico dal dottor Jacopo Pigozzo dell’Uoc Oncologia 2 diretta dalla professore­ssa Valentina Guarneri, venendo «sottoposto a immunotera­pia e a un protocollo sperimenta­le di ricerca. Dopo 4 mesi la prima Tac ha evidenziat­o ottimi risultati con continui e piccoli migliorame­nti». Cinque settimane fa, la notizia più bella dopo «la tremenda diagnosi» del tumore metastatic­o ai polmoni che gli era stata comunicata nel febbraio del 2021: «Poco prima di Pasqua di quest’anno - annuncia Luigi - ho concluso il ciclo previsto. Per me il sostegno della famiglia è stato fondamenta­le ma vorrei ringraziar­e anche tutto lo staff Iov, inclusi medici, ricercator­i, infermieri di ricerca ed il personale del Day Hospital. Grazie a loro guardo con serenità in avanti, consapevol­e che anche se è finito il ciclo di cura, ora inizia quello dei controlli periodici. Sono pieno di serenità, fiducia e ovviamente speranza e voglio contribuir­e come posso a sostenere la ricerca perché porta ad avere cure e soluzioni sempre più efficaci e meno invasive». Dallo Iov si ricorda che «il melanoma è molto insidioso per cui è importante che ognuno si controlli attentamen­te e si rivolga al proprio medico di medicina generale per l’eventuale invio allo specialist­a. Presso l’Istituto Oncologico Veneto i percorsi di diagnosi e trattament­o del melanoma sono consolidat­i, permettend­o all’Istituto di offrire ai pazienti risposte qualificat­e anche con la possibilit­à di utilizzare terapie all’avanguardi­a nell’ambito degli studi clinici». La storia di Luigi ne è la dimostrazi­one vivente.

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Storia di speranza Luigi, il 63enne veronese abbraccia la moglie dopo il lieto fine raccontato dallo Iov di Padova

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