Guerra all’ultimo municipio tra Lega e FdI
L’egemonia del Carroccio mostra le prime crepe, i «Fratelli» crescono e si strutturano sul territorio, anche con una scuola politica. Martella: «Per la risalita del Pd il cammino è lungo»
I fiori all’occhiello per FdI sono Nervesa della Battaglia e Arcade. Due comuni della Marca in cui la Lega per decenni ha spadroneggiato senza alcun reale antagonista e che ora hanno un primo cittadino meloniano. Non a caso il coordinatore regionale del partito, il senatore Luca De Carlo, a urne chiuse da poco, mentre arrivavano le prime conferme, le citava per prime. Anzi, ci aggiungeva anche Castello di Godego col sindaco civico ma molto vicino a FdI, Diego Parisotto e pure Istrana dove la bandierina si può piantare grazie a un vicesindaco amico. Ogni tornata elettorale, dal 25 settembre scorso in poi, è stata e sarà teatro di una disfida tutta interna al centrodestra, quella fra Lega e i rampanti Fratelli d’Italia. Certo, ambo parti citano le tante, tantissime vittorie congiunte, spesso anche con FI, ma i conti veri si fanno nel retrobottega, ciascun per sé. E allora il «cappotto veneziano» con due riconferme e due conquiste è di tutto il centrodestra «ma a Martellago FdI ha preso il 14,27, la Lega il 12%...» si commenta da una parte. E, ancora, San Donà ha visto uno stellare 29,4 a FdI e la Lega a 11,86 che pure sommato alla lista Forcolin intorno all’11,7... A denti stretti qualcuno ammette che a Treviso città è andata maluccio: 11,28 contro il 25 delle Politiche. Ci si consola il 34,53% di Marta Fontebasso a Nervesa.
Percentuali e virgole a parte, la strategia di radicamento dei Fratelli è evidente. Come la Lega a inizio anni 90, si rosicchia un sindaco qui e un vice sindaco lì. E lo si fa scientificamente. Tanto che la scuola politica messa in campo dal responsabile del dipartimento formazione regionale, Giovanni Patete sia a Mestre che a Silea, registra il tutto esaurito. Corsi, che arrivano a durare anche tre mesi, seguiti da candidati eletti nei giorni scorsi ma anche da amministratori già in carica. Si studiano le dinamiche nazionali ed europee, il tomo del Tuel, il testo unico degli enti locali, si suda sul doppio bilancio comunale, su come si fa un’interrogazione o un accesso agli atti perché conquistare uno scranno dopo l’altro va bene ma a patto si sia preparati. E poi c’è un terzo filone. «Si tratta di un corso storicofilosofico. - spiega Patete Programma: dall’Unità d’Italia ai giorni nostri. In cattedra scrittori, giornalisti, docenti universitari e anche esperti come l’assessore regionale Elena Donazzan che sul Veneto è preparatissima».
Il tema della crescita di FdI è ben chiaro, inutile specificarlo, alla Lega. Il commissario Alberto Stefani risponde con altri numeri: «La Lega oltre a riconfermare i sindaci uscenti, aumenta di 20 unità gli amministratori e ha 6 nuovi sindaci iscritti Lega. Ci sono realtà come Sona in cui noi siamo arrivati primi e Fdi non è arrivata al ballottaggio, ogni territorio ha una storia a sé. E, ciò premesso, il centrodestra continua a correre unito quasi ovunque e quando lo fa, vince».
Un’affermazione che vale anche per Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico, grande fautore di alleanze le più ampie possibili, del modello Verona e, ora, del modello Vicenza. Il Pd, però, con l’unica consolazione, e non irrilevante, del ballottaggio conquistato a Vicenza, conta morti e feriti. Perse San Stino e soprattutto San Donà di Piave che è forse la sconfitta più bruciante data la candidatura di peso della consigliera regionale Francesca
6 nuovi sindaci Sono quelli rivendicati dal leghista Stefani
29,4 per cento Il risultato centrato da Fdi a San Donà
Zottis travolta da un risultato poco misericordioso. Su 49 Comuni al voto, i sindaci di area centrosinistra si contano sulle dita di una mano.
«Non ci nascondiamo dietro un dito - commenta Martella - a San Donà è andata male. Così a Treviso anche se lì era già più prevedibile. Vicenza, invece, dimostra, una volta di più come un fronte unito e, devo aggiungere, un candidato credibile, in sintonia con la città come Giacomo Possamai, possa fare la differenza». Nei paesini, però, il Pd è quasi sparito. Non a caso Martella, all’avvio del mandato da segretario, parlava di una necessaria «Campagna nelle campagne». «Un percorso lungo che è iniziato e che continueremo con convinzione - spiega il segretario Pd - a partire dalla sanità sempre più inaccessibile che sta costringendo molti, troppi, a pagare per curarsi. Leggo il dato delle amministrative con alcune conferme: nei piccoli centri, senza Pd non c’è alternativa al centrodestra, senza alleanze ampie aperte anche al mondo civico non si vince, lo dico al Terzo Polo. Siamo agli inizi di un cammino per recuperare una spinta maggioritaria».