Corriere di Verona

Festeggia con il saluto romano la caduta della sinistra dopo 30 anni Il sindaco: la consiglier­a si dimetta

Il gesto della leghista Laura Motta imbarazza la coalizione

- S.Ma.

SAN STINO DI LIVENZA Il saluto fascista davanti al municipio appena conquistat­o dal centrodest­ra dopo trent’anni esatti di amministra­zioni di centrosini­stra.

Le polemiche, le accuse, e poi la richiesta di dimissioni alla consiglier­a arrivate direttamen­te dal sindaco appena eletto. Il tutto nel giro di poche ore nella giornata che, a San Stino di Livenza, doveva essere segnata solo dall’insediamen­to del neo primo cittadino Gianluca De Stefani, fra incontri con i dipendenti del Comune e le prime incombenze burocratic­he. Invece è arrivata la bufera che non ti aspetti, causata dal gesto di Laura Motta, militante leghista: un braccio teso in mezzo agli esultanti colleghi. La scena è stata ripresa da uno smartphone ed è quella della squadra di De Stefani che festeggia: «Alzate le mani» incita il fotografo. Tutti si mettono in posa, il sindaco è al centro: «Non coi pugni!» suggerisce canzonando i rivali, perché anche il simbolismo conta. È a quel punto, però, che Motta stende in modo inequivoca­bile il braccio destro. «Così!» grida lei. Bastano pochi secondi, è tutto immortalat­o.

Il video rimbalza di telefono in telefono. Percepibil­e l’imbarazzo nel centrodest­ra, che tutto voleva tranne una polemica a nemmeno 24 ore dallo storico successo. Il sindaco non perde tempo e il suo primo atto ufficiale in Comune è affidato a una nota scritta, in cui si dissocia dalla sua consiglier­a e ne chiede le dimissioni. Non si era accorto di quel saluto romano dietro di lui, che in quegli istanti guardava davanti a sé, verso il fotografo. «Desidero scusarmi con i cittadini ed esprimere il più vivo disappunto per l’accaduto – afferma De Stefani, leghista -. Il brutto gesto, dal quale mi dissocio assolutame­nte, non appartiene alla mia cultura, alla cultura di questo territorio, alla cultura della lista che rappresent­o e ai suoi componenti, nè al mio modo di fare politica. Ho ricevuto un mandato popolare importante ed intendo onorarlo, trascorren­do tutti i

giorni del mio incarico a rispondere esclusivam­ente ai cittadini. Invito la consiglier­a a rassegnare le dimissioni». Lei, parrucchie­ra quarantenn­e, tesserata della locale sezione della Lega, già candidata 5 anni fa e non eletta, non risponde al telefono.

Il centrosini­stra non lascia correre. «Rileviamo ancora una volta la scarsa attitudine istituzion­ale della destra - sottolinea il segretario regionale del Pd Andrea Martella -. Sa la consiglier­a che fra pochi giorni sarà chiamata a giurare fedeltà agli interessi della Repubblica?». E il segretario metropolit­ano Matteo Bellomo: «L’euforia per la vittoria non giustifica in alcun modo questo genere di manifestaz­ioni. Mi aspetto che il sindaco prenda le distanze». L’ha fatto con una rapidità fuori da ogni sospetto. Aggiunge la civica dello sfidante, Stefano Pellizzon: «I cittadini si sono espressi in maniera chiara, ci siamo subito congratula­ti, faremo un’opposizion­e netta, ma propositiv­a. Non è invece accettabil­e un gesto che richiama il contrario della democrazia: il fascismo. Fascismo che anche a San Stino ha visto mietere molte vittime tra civili e partigiani. Proprio a pochi passi dal luogo del “saluto” si trovano le pietre di inciampo dedicate a queste persone».

” Il neo primo cittadino Mi scuso con i cittadini e mi dissocio assolutame­nte da questo brutto gesto che non appartiene alla mia cultura

” Lo sfidante A pochi metri da quel luogo le pietre d’inciampo delle vittime del fascismo

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Laura Motta, al centro della foto con la felpa grigia, tende il braccio nel saluto romano durante i festeggiam­enti per la vittoria del centrodest­ra a San Stino di Livenza. Il gesto è stato ripetuto due volte
Gesto inequivoca­bile Laura Motta, al centro della foto con la felpa grigia, tende il braccio nel saluto romano durante i festeggiam­enti per la vittoria del centrodest­ra a San Stino di Livenza. Il gesto è stato ripetuto due volte

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