Sostituzione amministrativa
Tre notizie dal Veneto che bastano a comporre un ritratto dell’oggi. La prima: il crollo degli alunni delle scuole primarie. Spalmato su tutta la regione, si attesta sulla cifra spaventosa di oltre 40 mila bambini in meno in soli cinque anni; 270 classi potrebbero essere soppresse a settembre, un vero crepuscolo demografico. La seconda: la classifica dei redditi per comune. Dove a chiudere la graduatoria è il minuscolo e disperso Zoppè di Cadore, con 12.422 Euro pro capite come reddito annuale, e dove nelle ultime posizioni si collocano altri centri della provincia sterminata, una volta si sarebbe detto romanticamente dello strapaese, spesso molto piccoli, come Selva di Progno, Villanova Marchesana, Velo Veronese, San Mauro di Saline. A un rapido controllo si può vedere come al bassissimo reddito corrisponda, per la maggior parte di questi, un parallelo crollo demografico. Papozze, nel rodigino, per dire, settant’anni fa contava cinquemila abitanti, oggi arriva a malapena a 1.300. La desertificazione, più che lo spopolamento. Quanto manca a che molti di questi paesi, tagliati fuori dal giro virtuoso di una regione che per il resto è economicamente florida, muoiano del tutto? Nel quadretto non allegro, le conseguenze a catena si sprecano. A cominciare dalla paralisi amministrativa. In un tempo in cui le persone hanno sempre meno attaccamento al territorio, per fattori noti come la mobilità personale, i nuovi stili di vita, le scelte sentimentali e coniugali, chi ha voglia di fare il sindaco o l’assessore, per pochi soldi e un sacco di scocciature? Ecco perché la terza notizia, laterale rispetto ai risultati di Vicenza e Treviso, è l’unica buona. Pieve di Cadore ha una nuova sindaca: è Sindi Manushi, trentun anni, avvocato. La sua lista, unica presentata, ha superato il quorum del 40%, calcolato sui votanti non Aire. La notizia nella notizia è che Manushi è nata in Albania. Arrivata in Italia a otto anni con le migrazioni degli anni Novanta, è una degli esponenti di quegli oltre 400 mila albanesi che in pochi anni sono passati da essere una categoria “problematica” e circondata dal sospetto alla piena, confortante integrazione. Fa bene sapere che per evitare lo spettro del commissariamento, che è sempre una sconfitta, e in attesa che si metta mano all’inevitabile unione di comuni, questi nuovi italiani assumano ruoli. E responsabilità. Altro che sostituzione etnica: sostituzione amministrativa.