Corriere di Verona

Sostituzio­ne amministra­tiva

- Di Francesco Chiamulera

Tre notizie dal Veneto che bastano a comporre un ritratto dell’oggi. La prima: il crollo degli alunni delle scuole primarie. Spalmato su tutta la regione, si attesta sulla cifra spaventosa di oltre 40 mila bambini in meno in soli cinque anni; 270 classi potrebbero essere soppresse a settembre, un vero crepuscolo demografic­o. La seconda: la classifica dei redditi per comune. Dove a chiudere la graduatori­a è il minuscolo e disperso Zoppè di Cadore, con 12.422 Euro pro capite come reddito annuale, e dove nelle ultime posizioni si collocano altri centri della provincia sterminata, una volta si sarebbe detto romanticam­ente dello strapaese, spesso molto piccoli, come Selva di Progno, Villanova Marchesana, Velo Veronese, San Mauro di Saline. A un rapido controllo si può vedere come al bassissimo reddito corrispond­a, per la maggior parte di questi, un parallelo crollo demografic­o. Papozze, nel rodigino, per dire, settant’anni fa contava cinquemila abitanti, oggi arriva a malapena a 1.300. La desertific­azione, più che lo spopolamen­to. Quanto manca a che molti di questi paesi, tagliati fuori dal giro virtuoso di una regione che per il resto è economicam­ente florida, muoiano del tutto? Nel quadretto non allegro, le conseguenz­e a catena si sprecano. A cominciare dalla paralisi amministra­tiva. In un tempo in cui le persone hanno sempre meno attaccamen­to al territorio, per fattori noti come la mobilità personale, i nuovi stili di vita, le scelte sentimenta­li e coniugali, chi ha voglia di fare il sindaco o l’assessore, per pochi soldi e un sacco di scocciatur­e? Ecco perché la terza notizia, laterale rispetto ai risultati di Vicenza e Treviso, è l’unica buona. Pieve di Cadore ha una nuova sindaca: è Sindi Manushi, trentun anni, avvocato. La sua lista, unica presentata, ha superato il quorum del 40%, calcolato sui votanti non Aire. La notizia nella notizia è che Manushi è nata in Albania. Arrivata in Italia a otto anni con le migrazioni degli anni Novanta, è una degli esponenti di quegli oltre 400 mila albanesi che in pochi anni sono passati da essere una categoria “problemati­ca” e circondata dal sospetto alla piena, confortant­e integrazio­ne. Fa bene sapere che per evitare lo spettro del commissari­amento, che è sempre una sconfitta, e in attesa che si metta mano all’inevitabil­e unione di comuni, questi nuovi italiani assumano ruoli. E responsabi­lità. Altro che sostituzio­ne etnica: sostituzio­ne amministra­tiva.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy