«Studi e paghi 700 euro di affitto? Ti fai fregare» È bufera su Brugnaro
Il sindaco: «Non meriti la laurea». Il Pd: «È classista»
«Non puoi pretendere, se hai meno risorse, di stare a cinque metri dall’Università. L’altro giorno un ragazzo è venuto da me e mi ha detto che spende 700 euro per un posto letto e che sono troppi: dovrebbe essere radiato dall’Università, non meriti di laurearti se ti fai fregare così». Sono le parole del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ieri, a margine dell’inaugurazione di un padiglione della Biennale a Forte
Marghera, è tornato sulla questione della protesta che ha unito gli studenti di tutta Italia contro il caro-affitti e in favore di misure concrete per il diritto allo studio: le prime tende in Veneto si erano fatte vedere a Padova, seguite poi dalle altre città.
Frasi, quelle del primo cittadino, che pesano come macigni nel contesto di questi giorni, reso ancora più instabile dal Governo che ieri ha ritirato l’emendamento di 660 milioni di euro (che dovevano essere stanziati per la creazione di nuovi alloggi) per «evitare il rischio inammissibilità», con l’intenzione di depositarlo successivamente.
Brugnaro ha argomentato la sua posizione, sottolineando che gli studenti di oggi hanno bisogno di risposte immediate. «Potrei rispondere alla questione dicendo che abbiamo proposto di fare gli ostelli, abbiamo progetti, ma al ragazzo che sta protestando oggi che gli dici? Io andavo anche a lavorare durante l’università, mi sarebbe piaciuto fare cinque anni residente a Venezia ma non potevo permettermelo, prendevo il bus». Il sindaco ha tratteggiato la sua esperienza da universitario, pendolare da Spinea, che alternava lo studio al lavoro. «Se la tua vita è prendere lo spritz a Santa Marta (zona universitaria a Venezia, ndr)non dico che non sia accettabile, chi può permetterselo lo faccia». Insomma, nulla da ridire sul «modello americano» di dedicare il proprio tempo allo studio, ma per Brugnaro in Italia il contesto è diverso. «Siamo un Paese che vive di lavoro. Non sto accusando nessuno: chiedo ai ragazzi se è proprio questo ciò che volete, o volete l’autonomia, che è anche basarsi sul proprio lavoro?».
Un ragionamento che, anche alla luce degli investimenti che Venezia intende fare con il progetto di «città campus» per attirare più studenti (la prospettiva è di un raddoppio numerico, da 30 mila a 60 mila in dieci anni), ha scatenato subito la reazione dei diretti interessati: «Se ora paghiamo una stanza 700 euro al mese – replica Marco Dario di Udu Venezia – è colpa di politiche locali scellerate che non hanno fatto altro che alimentare il turismo di massa e svendere la città. Il problema non è avere i soldi per andare a bersi lo spritz, il problema è non avere i soldi per mantenersi gli studi in un’università pubblica». Senza contare che, in alcune residenze universitarie veneziane, i posti letto sul mercato privato schizzano a 900 euro.
Sul tema entrano a gamba tesa le consigliere regionali Vanessa Camani (Pd) ed Elena Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), spiegando la situazione in cui opera l’Esu, l’Ente per il diritto allo studio, e presentando una mozione per aprire un tavolo di confronto: «A fronte di oltre centomila studenti in Veneto - dicono - sono disponibili poco più di duemila posti letto. A Venezia, a fronte di 1.144 richieste di alloggi pubblici Esu, ne sono state accolte 480, a Verona 468 su 908 richieste, a Padova dei circa 1.500 studenti idonei hanno trovato alloggio soltanto in 654». Il problema ulteriore, infatti, è che anche studenti risultati idonei per un alloggio agevolato finiscono a bocca asciutta perché non ce ne sono abbastanza.
L’opposizione, intanto, si scaglia contro il primo cittadino. «Ma in che città vive? È irrispettoso prendersi gioco della disperazione degli studenti vittime di una speculazione selvaggia che Brugnaro stesso ha assecondato – affermano la deputata Pd Rachele Scarpa e Monica Sambo, segretario Pd Venezia – le dichiarazioni di oggi confermano la sua visione classista della società, che non ha nulla a che vedere con il merito ma solo con la provenienza sociale». Torna in auge, poi, la questione di un regolamento per limitare il numero di affittanze turistiche nel centro storico di Venezia, dove il numero di posti letto rischia di equivalere al numero di residenti.
” Gli universitari Se paghiamo così tanto è per le politiche locali scellerate che alimentano il turismo di massa
” Brugnaro Io, per studiare, a Venezia ci andavo in autobus