Iryna, la dodicenne (che non esiste) dà la caccia ai rapitori dei bambini ucraini
Padova, il console Toson: è la nostra esca nel dark-web
Iryna ha 12 anni, la carnagione chiara, gli occhi grandi e una vocina sottile. Ed è la preda perfetta: bella, spaventata e, soprattutto, sola, visto che i suoi genitori sono rimasti in Ucraina e chissà se sono ancora vivi. C’è solo un dettaglio: Iryna non esiste. È una bambina-esca, creata con il computer per salvare altri bimbi come lei, ma in carne e ossa.
Dall’inizio della guerra sono ventimila i piccoli ucraini spariti nel nulla, e nel recente incontro con Zelensky, anche papa Francesco ha assicurato che farà tutto quello che è in suo potere per riportarli a casa. Molti minori sono nelle mani degli invasori: prelevati dalle città occupate e trasferiti in Russia per essere «rieducati». Ma tanti altri, si ipotizza, sarebbero stati rapiti appena scesi dai treni diretti in Polonia, sui quali li avevano caricati i genitori sperando di metterli in salvo.
«Il sospetto è che vengano utilizzati per alimentare la tratta di esseri umani, il traffico di organi o per essere dati in pasto ai pedofili» spiega Cristiana Munteanu, che vive a Padova dove collabora con la Fondazione
Hope Ukraine, un’organizzazione nata subito dopo lo scoppio del conflitto per raccogliere beni di prima necessità da destinare all’Ucraina. A presiederla è il console onorario ucraino per le Tre Venezie, Marco Toson, che finora è riuscito a portare a destinazione duecento camion e due treni carichi di generi di prima necessità. E ora si è lanciato in questo nuovo progetto, chiamato «Hope Women and Kids on line protection» che in poche settimane ha già permesso di individuare una ventina di bambini scomparsi dall’Ucraina. «Tra i nostri obiettivi c’è quello di rintracciare sia i piccoli sottratti dall’esercito russo che quelli finiti nelle mani della criminalità» spiega Toson.
L’idea è di monitorare il dark web alla ricerca dei piccoli di cui si sono perse le tracce, scovando gli annunci di pedopornografia o quelli che offrono giovanissime escort o vendono organi umani. Per farlo, Fondazione Hope ha stretto una partnership con Cyber Unit Technologies, azienda di tecnologia con sede in Ucraina che collabora con gli ethical hacker, i «pirati buoni» dell’informatica. «Sono loro ad aver creato Iryna – racconta Munteanu – una bambina che sembra reale ma in realtà è costruita digitalmente. I tecnici la muovono e, con un distorsore che modifica la voce affinché sembri quella di una dodicenne, le danno vita sullo schermo del computer. Può chattare, mandare messaggi vocali e perfino fare delle dirette video».
Il risultato è impressionante. Ma ciò che conta è che Iryna, entrata in «servizio» da oltre un mese, si sta rivelando la trappola perfetta: gli ethical hacker – che operano dall’Ucraina - la insinuano nel dark web e nelle chat bazzicate dai criminali o dai russi che potrebbero voler adescare una bimba che parla solo ucraino e un inglese di base.
«Abbiamo cominciato col monitorare il dark web – racconta Cristiana Munteanu – con l’obiettivo di stabilire in che misura, da quando è scoppiata la guerra, sono aumentati gli annunci che possono avere a che fare con i migliaia di bimbi scomparsi in Ucraina, e da quali parti del mondo arrivano». La giovane Iryna, con i suoi occhioni azzurri e i capelli biondi, è il passepartout per entrare nei meandri più orribili del web. «Ci stiamo riuscendo – annuncia Toson – finora grazie a questo progetto è stato possibile rintracciare circa venti bambini, in larga parte spariti dalla zona di Sloviansk, occupata dagli invasori. Abbiamo segnalato la loro posizione all’Interpol e quindi non posso dire molto, se non che alcuni di loro sono stati localizzati in Russia, altri si trovano altrove».
Quando si imbattono in situazioni illegali, gli informatici raccolgono i dati dei presunti aguzzini, informazioni che possono risultare utili alla loro individuazione. Poi vengono trasmessi a Padova, ai referenti della Fondazione, che a loro volta consegnano le prove raccolte alla polizia internazionale. «La speranza – conclude Toson - è quella di rintracciare le vittime della tratta ma anche di consegnare i colpevoli alla giustizia».
” I primi risultati Finora è stato possibile segnalare all’Interpol la posizione di venti bimbi spariti da Sloviansk
La partnership Il progetto è di Fondazione Hope, di Padova, e della Cyber Unit Technologies