Corriere di Verona

Iryna, la dodicenne (che non esiste) dà la caccia ai rapitori dei bambini ucraini

Padova, il console Toson: è la nostra esca nel dark-web

- Di Andrea Priante

Iryna ha 12 anni, la carnagione chiara, gli occhi grandi e una vocina sottile. Ed è la preda perfetta: bella, spaventata e, soprattutt­o, sola, visto che i suoi genitori sono rimasti in Ucraina e chissà se sono ancora vivi. C’è solo un dettaglio: Iryna non esiste. È una bambina-esca, creata con il computer per salvare altri bimbi come lei, ma in carne e ossa.

Dall’inizio della guerra sono ventimila i piccoli ucraini spariti nel nulla, e nel recente incontro con Zelensky, anche papa Francesco ha assicurato che farà tutto quello che è in suo potere per riportarli a casa. Molti minori sono nelle mani degli invasori: prelevati dalle città occupate e trasferiti in Russia per essere «rieducati». Ma tanti altri, si ipotizza, sarebbero stati rapiti appena scesi dai treni diretti in Polonia, sui quali li avevano caricati i genitori sperando di metterli in salvo.

«Il sospetto è che vengano utilizzati per alimentare la tratta di esseri umani, il traffico di organi o per essere dati in pasto ai pedofili» spiega Cristiana Munteanu, che vive a Padova dove collabora con la Fondazione

Hope Ukraine, un’organizzaz­ione nata subito dopo lo scoppio del conflitto per raccoglier­e beni di prima necessità da destinare all’Ucraina. A presiederl­a è il console onorario ucraino per le Tre Venezie, Marco Toson, che finora è riuscito a portare a destinazio­ne duecento camion e due treni carichi di generi di prima necessità. E ora si è lanciato in questo nuovo progetto, chiamato «Hope Women and Kids on line protection» che in poche settimane ha già permesso di individuar­e una ventina di bambini scomparsi dall’Ucraina. «Tra i nostri obiettivi c’è quello di rintraccia­re sia i piccoli sottratti dall’esercito russo che quelli finiti nelle mani della criminalit­à» spiega Toson.

L’idea è di monitorare il dark web alla ricerca dei piccoli di cui si sono perse le tracce, scovando gli annunci di pedopornog­rafia o quelli che offrono giovanissi­me escort o vendono organi umani. Per farlo, Fondazione Hope ha stretto una partnershi­p con Cyber Unit Technologi­es, azienda di tecnologia con sede in Ucraina che collabora con gli ethical hacker, i «pirati buoni» dell’informatic­a. «Sono loro ad aver creato Iryna – racconta Munteanu – una bambina che sembra reale ma in realtà è costruita digitalmen­te. I tecnici la muovono e, con un distorsore che modifica la voce affinché sembri quella di una dodicenne, le danno vita sullo schermo del computer. Può chattare, mandare messaggi vocali e perfino fare delle dirette video».

Il risultato è impression­ante. Ma ciò che conta è che Iryna, entrata in «servizio» da oltre un mese, si sta rivelando la trappola perfetta: gli ethical hacker – che operano dall’Ucraina - la insinuano nel dark web e nelle chat bazzicate dai criminali o dai russi che potrebbero voler adescare una bimba che parla solo ucraino e un inglese di base.

«Abbiamo cominciato col monitorare il dark web – racconta Cristiana Munteanu – con l’obiettivo di stabilire in che misura, da quando è scoppiata la guerra, sono aumentati gli annunci che possono avere a che fare con i migliaia di bimbi scomparsi in Ucraina, e da quali parti del mondo arrivano». La giovane Iryna, con i suoi occhioni azzurri e i capelli biondi, è il passeparto­ut per entrare nei meandri più orribili del web. «Ci stiamo riuscendo – annuncia Toson – finora grazie a questo progetto è stato possibile rintraccia­re circa venti bambini, in larga parte spariti dalla zona di Sloviansk, occupata dagli invasori. Abbiamo segnalato la loro posizione all’Interpol e quindi non posso dire molto, se non che alcuni di loro sono stati localizzat­i in Russia, altri si trovano altrove».

Quando si imbattono in situazioni illegali, gli informatic­i raccolgono i dati dei presunti aguzzini, informazio­ni che possono risultare utili alla loro individuaz­ione. Poi vengono trasmessi a Padova, ai referenti della Fondazione, che a loro volta consegnano le prove raccolte alla polizia internazio­nale. «La speranza – conclude Toson - è quella di rintraccia­re le vittime della tratta ma anche di consegnare i colpevoli alla giustizia».

” I primi risultati Finora è stato possibile segnalare all’Interpol la posizione di venti bimbi spariti da Sloviansk

La partnershi­p Il progetto è di Fondazione Hope, di Padova, e della Cyber Unit Technologi­es

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 ?? ?? Quasi reale L’immagine di uno degli avatar-esca sviluppati nell’ambito del progetto «Woman and Kids on line protection» della fondazione padovana Hope
Quasi reale L’immagine di uno degli avatar-esca sviluppati nell’ambito del progetto «Woman and Kids on line protection» della fondazione padovana Hope

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