Artisti di strada, nuove regole: i «dubbi» della polizia locale
In commissione il centrodestra all’attacco. Oggi il voto in consiglio sul testo
Arte o disturbo? Artisti o questuanti? Libertà o controlli? È stato scontro frontale, ieri a Palazzo Barbieri, sul nuovo regolamento per gli «artisti di strada», presentato dai quattro consiglieri comunali del centrosinistra Giacomo Cona (Traguardi), Alberto Falezza (Pd), Chiara Stella e Damiano Bassi (Tommasi sindaco). Oggi, in città, chi si vuole esibire su strade e piazze deve dire dove e come, fare domanda in carta da bollo e pagare un canone per occupazione del suolo pubblico. In futuro, quel canone non dovrà più essere pagato e la zona prescelta sarà solo comunicata al Comune: se non ci saranno obiezioni degli uffici, la richiesta sarà accettata. Una «liberalizzazione» di un settore che, spiegano i promotori, molte città italiane ed europee considerano una grande attrattiva culturale, turistica ed economica.
Il comandante della polizia locale Luigi Altamura aveva fatto pervenire una serie di osservazioni piuttosto critiche. La sua nota, più volte citata durante la discussione, chiedeva tra l’altro di indicare le distanze delle esibizioni da luoghi sensibili ma anche da bar e ristoranti, di specificare meglio il testo della delibera cui «le emissioni sonore non devono risultare eccessive» e chiedeva di evitare la possibilità che diversi componenti di uno stesso gruppo prenotino (consentendo di usare più volte la stessa postazione a discapito di altri che ne avrebbero diritto).
Dalle minoranze, raffica di contestazioni. Per Nicolò Zavarise (Lega) il regolamento «viene decantato come una apertura culturale ma rischia di incrementare esclusivamente il degrado urbano, aprendo la strada in maniera indiscriminata a chiunque voglia improvvisarsi artista, senza averne alcuna reale qualifica e magari solo per svolgere forme di accattonaggio autorizzato. Nessun controllo preventivo — ha aggiunto — viene infatti previsto, e con una semplice comunicazione chiunque potrà occupare gratuitamente il suolo pubblico per svolgere attività di qualsiasi sorta e genere», Federico Sboarina (FdI) ha tuonato che, se non si aggiusta il tiro, si rischia di creare «un vero e proprio Far West, una deregulation senza controlli e limiti: chiunque potrà mandare una semplice comunicazione e, senza alcuna autorizzazione o verifica, potrà occupare gratuitamente il suolo pubblico con qualsiasi scusa». Patrizia Bisinella (Fare per Tosi) ha condiviso le perplessità e ha chiesto di ridiscuterne prima del voto in consiglio. Proposta accolta, e domani, prima di andare in aula, ci sarà un nuovo incontro. A completare il quadro, ricordiamo che se da un lato c’è chi teme l’eccessiva liberalizzazione, dall’altro c’è chi teme sia troppo poca. Tre mesi fa, infatti, dopo le prime notizie su questa delibera, alcuni artisti di strada avevano manifestato in piazza Bra dicendosi «intimoriti» dalle prime notizie in materia ed affermando che «è fondamentale il principio per cui le città sono di chi le vive e non vanno disegnate a vantaggio degli interessi economici di pochi, mentre va rifiutata la burocrazia che distrugge ogni aspetto spontaneo che è l’anima più profonda di ogni improvvisazione urbana».