Telefonini e droga lanciati in carcere Ai detenuti la «roba» su ordinazione
Tariffari, versamenti Western Union: sgominata la gang di Montorio
Spacciavano fuori dal carcere e dopo il loro arresto continuavano a spacciare anche dentro il carcere. Stavolta, come clienti, avevano altri detenuti come loro. La stessa attività illecita che li aveva portati dietro le sbarre, secondo l’accusa avevano trovato il modo di metterla in pratica anche nel posto dove non ci dovrebbe essere alcuno spazio per i reati: il carcere in cui si trovavano rinchiusi per aver commesso altri reati e dove invece avrebbero proseguito a delinquere.
Hashish, cocaina, eroina: pare surreale, ma i detenuti del carcere di Montorio ricevano la droga desiderata direttamente«su ordinazione». La ottenevano dall’«alto»: i pacchetti con all’interno le sostanze stupefacenti richieste arrivavano per «via aerea». Il metodo era vecchio quanto il mondo, il più semplice che si possa immaginare: la droga veniva lanciata dall’esterno e «atterrava » nel cortile del penitenziario scaligero, dove veniva poi raccolta e distribuita tra i reclusi che ne avevano fatto richiesta. Per questa vicenda, in tribunale c’erano già stati una condanna e 4 patteggiamenti: a quegli imputati, tutti nordafricani, se ne sono aggiunti ieri altri 9. In 7 hanno scelto di affrontare il processo e nei loro confronti è dunque scattato il rinvio a giudizio, mentre per altri due è scoccata l’ora della sentenza: sconteranno rispettivamente 8 mesi e due anni.
Quando il caso emerse, ad aprile del 2021, si scoprì che i pagamenti per le «consegne» avvenivano «in contanti o tramite versamenti Western Union con cadenza mensile. Una volta ottenuta la droga dall’esterno, i detenuti coinvolti nel «giro» la vendevano ad altri reclusi. Le indagini scaturirono dopo l’arresto in flagranza a novembre 2020 a carico di un «lanciatore» sorpreso a gettare un involucro «sospetto» all’interno del muro di cinta dell’istituto penitenziario, mentre all’interno della camera detentiva di uno degli imputati (che sono marocchini e tunisini) venne poi rinvenuto un micro telefono cellulare (oltre a due sim card) verosimilmente utilizzato per mantenere i contatti con la rete di spaccio esterna. Ma l’ingegnoso trucchetto, e il florido mercato di spaccio in carcere, è stato scoperto. E, finalmente, bloccato.