Hellas, lo slalom tra gli ex Dopo Juric, ora D’Amico
Sabato in casa dell’Atalanta i gialloblù ritrovano il ds delle ultime stagioni d’oro: dalla promozione del 2019 alla fase di consolidamento culminata con Tudor (e le plusvalenze)
Dopo la partita d’andata, il 28 agosto, si fermarono a lungo nel piazzale interno del Bentegodi. A parlare della gara, vinta per 1-0 dall’Atalanta con un gol di Koopmeiners, col Verona che aveva dimostrato buon atletismo e corsa, ma anche quelle carenze in attacco che l’hanno tormentato per l’intera stagione.
Maurizio Setti e Tony D’Amico si rivedranno sabato, al Gewiss Stadium, con l’Atalanta che vede più lontana la qualificazione alla Champions ma che deve blindare quella all’Europa League e l’Hellas impegnato nella difficilissima lotta per la salvezza. Quella salvezza che per tre stagioni consecutive è arrivata con largo anticipo, con D’Amico direttore sportivo del Verona, congiunzione decisiva nella «filiera corta» del Verona, legame tra il presidente e l’allenatore.
D’Amico che ha salutato l’Hellas un anno fa, accettando la proposta dell’Atalanta e lasciando un club con cui ha intrecciato un legame stretto, che ha guidato con compiti «totalizzanti». Lui, che a Verona arrivò nel 2016, portato da Filippo Fusco, il diesse cui Setti ha affidato la ricostruzione di un Hellas che rischiava di andare in pezzi dopo una tremenda caduta in B. Di Fusco, D’Amico era il braccio operativo, un talento naturale nello scouting. Poi, due anni dopo, Setti sorprese tutti: con Fusco che si era dimesso e la squadra di nuovo retrocessa, scelse di puntare su Tony, al primo incarico a quel livello. Ed è così che è nata una splendida storia di calcio, che si è aperto un libro scritto in gialloblù: la turbolenta ed esaltante promozione nel 20182019 e, di seguito, il ciclo in Serie A, la simbiosi di D’Amico con Juric, con la successiva decisione, rivelatasi errata (come riconosciuto dallo stesso direttore sportivo) di ingaggiare Eusebio Di Francesco al posto dell’uomo di Spalato andato al Torino, la svolta con il cambio in panchina e la guida della squadra assegnata a Igor Tudor. Tanti i «botti» di mercato. Su tutti, Amrabat e Rrhamani, presi a poco e ceduti a molto, con le ricche plusvalenze che hanno rafforzato le casse dell’Hellas. E poi le remunerative uscite di Kumbulla, di Lovato, di Zaccagni. Ovviamente, ci sono stati pure acquisti infruttuosi, come Ruegg e Hongla, ma la bilancia dei risultati parla chiaro e in un senso solo.
Il commiato di D’Amico dal Verona è stato un passo a lungo meditato e diventato inevitabile: l’offerta dell’Atalanta, la sensazione per Tony che fosse il momento di chiudere, che le condizioni per restare si fossero ristrette, con l’esigenza di cambiare che non era più rinviabile. Il pensiero all’Hellas e a quella Verona in cui ha vissuto con la famiglia e in cui hanno sono cresciuti i due figli piccoli rimane. Poi, c’è il resto, con l’Atalanta che vuole riprendere il volo e il Verona che cerca di bloccare il tasto dell’ascensore che conduce giù. Un altro incrocio del destino per l’Hellas, dopo quello con Juric, domenica. Serve che il finale sia diverso, sapendo che sarà durissima.