Corriere di Verona

Agenzie di rating, università centri studi e... Palazzo Chigi Tutti i «dossier contro»

Per rispondere Zaia ha creato il portale «anti Svimez»

- M.Za.

Lo «scivolone» del post sul profilo ufficiale del Senato che «demolisce» l’autonomia è solo l’ultimo, forse il più eclatante, «dossier contro» registrato negli ultimi anni. Gli autori, va detto, sono i più vari: università, centri studi, agenzie di rating e altri pezzi importanti dell’apparato burocratic­o dello Stato. A partire dalla Presidenza del Consiglio. Correva l’anno 2019 e l’esecutivo era colorato di giallo-verde, premier era Giuseppe Conte e ministro per gli Affari regionali la leghista vicentina Erika Stefani. Si è a fine giugno, a un anno dall’avvio effettivo della legislatur­a. I veneti, galvanizza­ti dalla nomina di Stefani in via della Stamperia, ci sperano. Una doccia fredda arriva, invece, dal Dagl, il Dipartimen­to per gli affari giuridici e legislativ­i incardinat­o proprio a Palazzo Chigi. Anche qui, verrebbe da dire, «fuoco amico». La valutazion­e del Dagl in 12 pagine sulla riforma in chiave autonomist­a si può riassumere in poche righe: «Aumenterà la spesa dello Stato». In un déja vu istituzion­ale, sembra di leggere la «bozza non verificata dell’Ufficio di Bilancio» del Senato pubblicata su Linkedin pochi giorni fa. Le conclusion­i a cui arrivano entrambi i documenti sono le stesse. Già allora, il Carroccio, furioso, accusava «i burocrati dietro cui si nascondono i 5S». Grillini con cui la Lega era, ricordiamo, al governo. «Burocrati», «guardiani del centralism­o», «gattopardi». Gli epiteti scagliati contro i funzionari romani da un Nord sempre più sospettoso, non si contano. Perché, spiegano da anni i leghisti, l’autonomia fa paura soprattutt­o ai grand commis del potere centrale, un potere che il trasferime­nto di competenze alle Regioni rischiereb­be di essere eroso.

Quattro anni dopo è cambiato poco. A fine marzo l’autorevole agenzia di rating Standard & Poor’s concedeva che l’autonomia non avrebbe «nessun effetto sui bilanci delle Regioni, ma aumentereb­be i divari fra Regione e Regione». «Senza dettagli completi sulla riforma - spiega il report di S&P - o sulla portata del potenziale decentrame­nto che il governo centrale potrebbe accettare, è difficile stimare l’impatto diretto della nuova legislazio­ne». Territori inesplorat­i. Lo scorso aprile anche l’Osservator­io conti pubblici dell’università Cattolica si è cimentata con un’analisi sull’autonomia finendo per bocciarla «per il sistema di finanziame­nto, basato su comparteci­pazioni ad aliquote predetermi­nate sui grandi tributi nazionali. Questo avvantagge­rebbe le Regioni con una dinamica delle basi imponibili più elevata a discapito della collettivi­tà nazionale, costringen­do lo Stato a rincorrere con extra risorse gli squilibri che così si possono generare». La tesi che Svimez, Associazio­ne per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorn­o, sostiene da sempre. Il titolo di uno degli ultimi lavori del centro studi è « Autonomia, il pericolo è dar vita a divario di cittadinan­za». «La riforma dell’autonomia differenzi­ata targata Lega - spiega Luca Bianchi, direttore Svimez - è in net

to contrasto con l’impostazio­ne del Pnrr e rischia di cristalliz­zare il divario tra Regioni del Nord e Centro-Sud».

Proprio per replicare a questi attacchi, con lo stesso tono e sul medesimo piano, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia ha deciso di dar vita, all’inizio di quest’anno, ad un portale web interament­e dedicato all’autonomia, realizzato in collaboraz­ione con l’università di Padova, Ca’ Foscari di Venezia, la Cgia di Mestre e il Centro Studi sintesi. All’interno vi si trovano gli atti ufficiali, analisi, dati e approfondi­menti volti a confutare tutte le tesi secondo cui l’autonomia realizzere­bbe la «secessione dei ricchi» e smembrereb­be il Paese: «Il nuovo portale - spiegò Zaia - sarà lo spazio di riferiment­o per tutti coloro vogliano capire di più, informarsi e seguire il lavoro verso il raggiungim­ento dell’autonomia».

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