Corriere di Verona

«Presuppost­i errati e conclusion­i affrettate Ecco cosa non va nel testo incriminat­o»

Giovanardi: irrituale uso dei social, pare un no a priori

- Di Martina Zambon

Il tributaris­ta Andrea Giovanardi è membro del Comitato per la definizion­e dei Lep e, fin dall’inizio, della delegazion­e trattante veneta per l’autonomia differenzi­ata.

Professore, che idea si è fatto della bozza dell’Ufficio Bilancio del Senato?

«È una bozza provvisori­a e non verificata che, quindi, non doveva essere pubblicata. Mi sembra anche che vada evidenziat­a l’irritualit­à della pubblicazi­one su un canale social di un documento così importante da un punto di vista istituzion­ale. Passando ai contenuti, si ha quasi la sensazione, ma del resto è una bozza, che non si prenda minimament­e in consideraz­ione il fatto che i processi di decentrame­nto dovrebbero essere considerat­i come un’opportunit­à per offrire in modo più efficiente i servizi ai cittadini che risiedono nei diversi territori. Nel testo che sono riuscito a visionare (quello complessiv­o pubblicato e poi rimosso dal sito del Senato ndr) si parte invariabil­mente da ipotesi che sembrano essere il portato di un atteggiame­nto eccessivam­ente critico nei confronti dell’autonomia differenzi­ata in sé, malgrado sia prevista nella Costituzio­ne».

Può portarci qualche esempio?

«Prendiamo i commenti all’Articolo 6 del ddl Calderoli che si occupa di “Ulteriore attribuzio­ne di funzioni amministra­tive a enti locali”. Si parla della possibilit­à per le Regioni che abbiano chiesto e ottenuto ulteriori funzioni, di trasferirl­e in tutto o in parte, secondo il principio di leale collaboraz­ione a Comuni, Province, Città Metropolit­ane, il tutto in attuazione del principio di sussidiari­età. Il commento pubblicato dice: “Si segnala, in linea di principio, che tale attribuzio­ne potrebbe far venir meno il conseguime­nto di economie di scala”. Ora, da un lato, all’Articolo 8 sull’attribuzio­ne di risorse si paventa il rischio che i Lep, livelli essenziali di prestazion­e, peraltro ancora da definire e che non concernera­nno la maggior parte delle materie richiedibi­li, finiscano col penalizzar­e finanziari­amente le Regioni senza autonomia differenzi­ata; dall’altro, se si applica il principio di sussidiari­età si tirano in ballo le economie di scala che verrebbero messe a rischio. Si suggerisce, cioè, che da un centralism­o statale si passerebbe a un centralism­o regionale. Insomma, un atteggiame­nto sempre critico nei confronti di qualsivogl­ia forma di autonomia, sia essa regionale o locale. Mi verrebbe da dire, ma è anche sbagliato stigmatizz­are in modo eccessivo un documento provvisori­o, che questa prima bozza potrebbe essere intitolata “L’autonomia non s’ha da fare”. Peccato, però, che la Costituzio­ne parli

” Bicchiere mezzo vuoto Nel testo non si prende mai in consideraz­ione che il decentrame­nto avrà effetti positivi

” Livelli di prestazion­e I Lep, livelli essenziali di prestazion­e sono citati ovunque ma saranno applicati a poche materie

chiaro».

Nella bozza si parla anche di gettito erariale...

«La cosa che colpisce è questa: non si fa mai presente che se aumenta il gettito per le Regioni che si sono viste attribuire determinat­e funzioni, aumenterà anche il gettito dello Stato per effetto della comparteci­pazione statale. Ma qui la preoccupaz­ione espressa sembra essere che, se il gettito diminuisce, lo Stato dovrebbe intervenir­e per garantire la copertura dei Lep, mettendo in crisi la finanza pubblica. Mi pare una preoccupaz­ione eccessiva: non tutte le funzioni collegate alle materie sono funzioni Lep (alla loro individuaz­ione serve la cabina di regia) e non tutte le competenze verranno trasferite automatica­mente a richiesta delle Regioni. Per arrivarci si passerà da un confronto, presumibil­mente aspro, nell’ambito della trattativa Stato Regione. Farà fede, su questo, anche lo “storico” dell’efficienza regionale nell’amministra­re la cosa pubblica. Sono i presuppost­i a essere sbagliati».

Uno su tutti?

«Si parte sempre dall’assunto che le Regioni che stanno chiedendo l’autonomia differenzi­ata già ricevano più delle altre. Ma è tutto da verificare. È questo il senso dell’indagine alla Presidenza del Consiglio: capire dove stanno le ragioni delle sperequazi­oni, di oggi, fra Regioni».

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