Fedrigoni supera la soglia dei 2 miliardi di fatturato
Dati in crescita in tutti i segmenti. Ma l’avvio del 2023 è in salita
Sfondano la soglia dei 2 miliardi di euro i ricavi 2022 del gruppo veronese delle carte speciali, delle etichette e degli autoadesivi di fascia alta Fedrigoni, con una progressione che ha riguardato entrambe le linee di business. E questo, sottolinea l’amministratore delegato, Marco Nespolo, «nonostante l’instabilità del contesto geopolitico e le perturbazioni delle catene di fornitura».
Nel dettaglio, l’azienda con quartier generale a Verona dichiara di aver raggiunto un fatturato di 2,21 miliardi (dato che nel bilancio annuale è indicato a 2,134 miliardi), con un utile netto di 73,1 milioni il quale (considerando gli effetti della acquisizione da parte del veicolo societario Fiber, con cui i fondi Bain e Bc Partners hanno condiviso la proprietà a fine 2022 si riposiziona a 41,8 milioni). Disaggregando i conti nei vari segmenti, le vendite di etichette e materiali autoadesivi sono salite a 1.307 milioni (+31%) e quelle delle carte speciali per il packaging di lusso e altre soluzioni creative a 904 (+43%). Oggi Fedrigoni impiega oltre 5.000 persone in 28 Paesi, 68 tra stabilimenti produttivi e centri di taglio e distribuzione e 25 mila prodotti distribuiti in 132 Paesi. È il primo operatore a livello globale sia nel luxury packaging che nelle etichette premium per i vini, il terzo nelle soluzioni autoadesive per usi industriali e il secondo nelle carte per l’arte e il disegno.
Per Nespolo i risultati conseguiti derivano da «un modello di business agile, l’attenzione all’innovazione, la costante trasformazione e il coinvolgimento delle persone, oltre che dalla continua ricerca di materiali che siano fonte di possibilità creative per i marchi di tutto il mondo. L’anno si è concluso al meglio con l’ingresso nell’azionariato di un nuovo fondo di private equity, Bc Partner – aggiunge l’ad - che ha affiancato Bain Capital nel nostro percorso di crescita dei prossimi cinque anni».
Relativamente ai primi mesi 2023 il manager riconosce come gli stessi «non siano stati facili. La domanda continua ad essere estremamente volatile e il rallentamento dei volumi lo dimostra, con un fatturato del primo trimestre a 492 milioni» (-5% sullo stesso periodo dello scorso anno). Un ripiegamento moderato, comunque, rispetto alle sofferenze incontrate dagli altri player industriali, comprese tra il 12% e il 20%. «Il nostro piano industriale solido e la nostra agilità e capacità di adattare la produzione alla domanda – prosegue Nespolo - ci hanno consentito di limitare l’impatto. Stiamo osservando ora segnali positivi dal mercato, con costi dell’energia e delle materie prime che stanno finalmente scendendo, e mercati finali da noi serviti, come il lusso, i vini e distillati, il farmaceutico ed altri, che esprimono buone prestazioni tanto da permetterci di guadagnare quote di mercato in tutti i settori».
Il 2023 per Fedrigoni è poi cominciato con due importanti accordi, ossia una partnership industriale con un produttore specializzato in carte traslucide in Cina e l’acquisizione di un Centro di ricerca e sviluppo a Grenoble, in Francia, entrambi prima appartenenti al gruppo Arjowiggins, in amministrazione controllata.