Corriere di Verona

«Lavoretti e case condivise così viviamo “fuori sede”»

Pendolari, coinquilin­i e lavoratori: tra i giovani del Portello

- Di Sara Busato

Non si placa la protesta degli studenti contro il caro affitti. L’iniziativa, diffusa rapidament­e in diverse città, porta i giovani da giorni a dormire in tenda di fronte alle sedi universita­rie. Ma gli studenti di Padova, come affrontano la vita universita­ria, tra bollette, lavoro, tasse e pendolaris­mo? Lo abbiamo chiesto direttamen­te a loro. Al Portello, la zona degli studenti per eccellenza. Un tranquillo giovedì, all’ora di punta, di un maggio dal sapore di sessione di esami alle porte. Ci avviciniam­o alla scalinata, luogo privilegia­to per una pausa pranzo vista fiume. E sono tutti lì.

Vive al Portello Elisabetta Bordignon, di Bassano. Da un paio d’anni a Padova per frequentar­e la Magistrale in Psicologia, condivide la casa con altre tre persone e per una camera singola il costo è di 330 euro. «La stanza è essenziale ed è piccolina. Non mi lamento - ha raccontato la ventiduenn­e - Il weekend torno a casa dove lavoro come cameriera in un ristorante».

Incontriam­o due studenti e una studentess­a di Scienze Ambientali e Naturali. Nicola del Bianco, 19anni, fa il pendolare da Vicenza. Istruttore di basket, due ore tutte le mattine. Da febbraio ha rinunciato perché non è facile conciliare studio e lavoro. Pendolare da Mirano è Alessia Scantambur­lo, 21 anni: ha un contratto per quattro sere a settimana in una pizzeria. Padovano è invece Adelmo Fontolan. Vive con i genitori, ma lavora come cameriere con un contratto a chiamata. «Non riusciamo ad essere autonomi, economicam­ente, dalle nostre famiglie – hanno raccontato gli studenti - ma questi piccoli lavori ci danno un altro tipo di indipenden­za».

Sono coinquilin­i, lavoratori e studenti in ingegneria meccanica Francesco De Zane, 21 anni e Alberto Facci, 22 anni. Entrambi pizzaioli nel finesettim­ana. Vivono in doppia (670 euro) in un appartamen­to con altre tre persone. «La casa non è grande - rilevano i due amici –. Abbiamo la fortuna di frequentar­e lo stesso corso e di confrontar­ci, senza disturbarc­i, pur condividen­do la stessa stanza». Frequenta ingegneria elettronic­a è il vicentino Daniel Zanella. Vive in un appartamen­to con altre cinque persone. Ha lavorato nel Comune del suo paese per l’elaborazio­ne dei censimenti «Ho lavorato per necessità economica - ha spiegato il ventunenne –. Riesco a pagarmi i pranzi, le bollette e il trasporto».

C’è chi ha già intrapreso un percorso lavorativo più strutturat­o e solido, in linea con il percorso universita­rio scelto. È la storia di Alessandro Forlin, 24 anni di Giavera del Montello, un paesino vicino a Montebellu­na in provincia di Treviso. Tutte le mattine prende il treno per raggiunger­e il Dipartimen­to di Ingegneria dei Materiali e studiare in attesa delle lezioni nel pomeriggio. Ma questo accade solo tre volte a settimana: «Il lunedì e il martedì lavoro in un’azienda di Montebellu­na – ha spiegato Alessandro - Sono tecnico di laboratori­o ricerca e sviluppo. Ho iniziato con uno stage ed ora ho un contratto a tempo determinat­o, ma con la possibilit­à di crescita. Ho pensato di trasferirm­i a Padova, ma il lavoro mi ha portato a fare una scelta diversa».

Una storia di successo è quella di Maria Francesca Palma. Si è trasferita in Veneto cinque anni fa da Lecce. Una ventiquatt­renne molto determinat­a che ha ben chiaro il suo futuro. Studia Psicologia di comunità e dicembre discuterà la tesi per la Laurea Magistrale. Non ha mai pesato sulla famiglia con le spese universita­rie e l’affitto: vive in una singola a 400 euro al mese in un appartamen­to all’ Arcella con altri quattro studenti. Da due anni ha un contratto indetermin­ato come cameriera: 34 ore settimanal­i, week end compreso. Grazie al suo curriculum e alle diverse esperienze nel campo del sociale ha già trovato un tirocinio post-laurea. «Sono totalmente indipenden­te economicam­ente - dice con orgoglio la studentess­a – ma a giugno lascio il lavoro perché ho la possibilit­à di operare per una comunità di accoglienz­a con la prospettiv­a di un’assunzione».

Non riusciamo ad essere autonomi economicam­ente ma i piccoli impieghi ci danno un altro tipo di indipenden­za

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Nella foto grande Nicola del Bianco, Alessia Scantambur­lo e Adelmo Fontolan; a destra, sopra Francesco De Zane e Alberto Facci, coinquilin­i; sotto Alessandro Forlin. Sono tutti studenti dell’Università di Padova e si dividono fra studio e lavoro

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