Per Energy alleanza cinese sulla gigafactory delle batterie
Joint venture con il colosso Pylon: a Padova produzione al via in autunno
Energy, alleanza con i cinesi per la gigafactory veneta delle batterie al litio. Un investimento di 10 milioni giusto per partire, ovvero per mettere in linea la prima produzione in Italia di batterie al litio, dedicate allo specifico settore in cui opera la società padovana quotata in Borsa guidata da Davide Tinazzi, l’accumulo di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Ad investirli sarà Pylon LifeEu, la srl che Energy ha costituito l’altro ieri a Padova con Pylontech Eu, la società olandese braccio europeo di Pylon Technologies, il colosso cinese quotato alla Borsa di Shanghai, primo costruttore al mondo di batterie al litio per uso ciclico stazionario, ovvero per l’accumulo di energia da fonti rinnovabili, con 800 milioni di euro di ricavi nel 2022, per il 90% all’estero e il 40% in Europa, e un milione di sistemi di accumulo commissionati nei suoi primi dieci anni di vita. Pylon già fornisce ad Energy le batterie al litio per i suoi sistemi di stoccaggio, basati su un sistema di accumulo con componenti di elettronica di potenza e di controllo propri e su un software proprietario, altro punto centrale di successo.
Il passo in Veneto rappresenta ora una scelta strategica per la rapida crescita in Europa del gruppo cinese, che ha scelto Padova, e la joint venture con Energy, per realizzare il suo primo stabilimento di produzione fuori dalla Cina, in chiave di espansione in Europa e per assicurare una fornitura più sicura dei propri prodotti.
«Il Covid ha creato problemi alle catene di fornitura e la guerra russo-ucraina ha aumentato in maniera esponenziale la richiesta di energia da fonti rinnovabili, cresciuta di sei volte. Abbiamo studiato questo piano per due anni - ha detto ieri, presentando l’accordo al Caffé Pedrocchi di Padova, il vicepresidente di Pylontech, Jinpeng Geoffrey Song -. È un passo importante per Pylon avviare una produzione locale, perché i nostri partner, soprattutto in Europa, desiderano avere una catena di fornitura più sicura e stabile. Abbiamo scelto come base il Veneto, e Padova, la città degli studi di Galileo, per la nostra amicizia con Energy, in una situazione win-win che fa leva sulle conoscenze globali e le risorse locali».
«La collaborazione tecnologica è iniziata fin da subito - dice Tinazzi, ad della realtà fondata insieme ad Andrea Taffurelli e Massimo Ghirlanda, che giusto quest’anno compie dieci anni -. Una collaborazione fruttuosa, che ha permesso ad entrambe le società di aprire un mercato, rimanendo davanti ai nostri concorrenti. Cosa che intendiamo continuare a fare».
La joint venture è per il 70% di Pylontech e per il 30% di Energy, che esprimerà l’Ad nella figura di Tinazzi, in un cda a tre membri di cui due espressi dai cinesi, tra cui proprio Song nel ruolo di presidente. Ha sede nello stabilimento da cinquemila metri quadrati di Energy a Sant’Angelo di Piove di Sacco, nel distretto della refrigerazione. Lì si sarà in grado di produrre, a partire dall’autunno di quest’anno, 600-800 batterie al litio-ferro-fosfato al giorno, pari a 3-4 megawattora l’anno di capacità di accumulo, per sistemi di accumulo dedicati a residenziale, commerciale-industriale e agrivoltaico. «Non entreremo nell’automotive - dice Tinazzi -. Abbiamo compiuto lavori di recente nello stabilimento, dove troveranno spazio due linee di produzione».
Ma questa prima fase, a cui si riferisce l’investimento da 10 milioni, sarà solo il primo passo, destinato ad essere ben presto scalato. «Abbiamo acquistato - aggiunge l’amministratore delegato di Energy un’area a fianco alla nostra attuale sede, su cui sorgerà un ulteriore stabilimento di 11 mila metri quadrati, su due piani». Come dire che la capacità produttiva di Energy è destinata a triplicare, in un passo avanti in chiave di verticalizzazione produttiva e di accorciamento della filiera, dando vita ad una vera e propria grigafactory, la cui produzione sarà destinata all’intero mercato europeo.
Per Energy, quotatasi ad agosto 2022 raccogliendo 30 milioni di euro, e che in nove mesi ha visto salire il valore delle azioni del 45% rispetto ai 2,4 euro di partenza (ieri 3,48 euro, +1,16%), l’accordo ha tutti gli ingredienti per rappresentare un’ulteriore potente spinta nella rapida crescita della società, che ha raggiunto ricavi per 126,5 milioni di euro nel 2022, +145% rispetto ai 51 milioni del 2021, finora solo per il 15% dall’estero, con 22,6 milioni di utile netto, triplicato rispetto ai 7,4 del 2021, e oltre 53 mila impianti venduti, di cui 18 mila nel 2022.
«Con la joint venture abbiamo scelto una formula agile per affiancare due società complementari - conclude Tinazzi -. Con questa iniziativa amplieremo l’offerta di prodotti e le modalità di proporli». E, in prospettiva, ad ampliarsi sarà anche il numero di dipendenti, 47, di cui 23 assunti lo scorso anno. Su questo fronte l’invito di Tinazzi suona come perentorio: «I giovani talenti si facciano avanti».