Corriere di Verona

«Hellas, a Bergamo è dura Ti serve il tuo spirito vero»

L’ex centrocamp­ista ha scritto pagine memorabili tanto con i nerazzurri che in gialloblù. «Mio figlio tifa Verona e per me sono stati anni stupendi. La corsa salvezza? È tutta aperta»

- Matteo Fontana

All’Atalanta ha scritto un’epopea, al Verona ha vissuto anni intensi. «Che vinca il migliore», dice lui, parlando della partita di domani. Marino Magrin, 63 anni, centrocamp­ista dal tocco fino ed elegante alla regia, la gioca così, la gara del Gewiss Stadium: «L’Hellas deve avere coraggio, serve una grande prova. Troverà un avversario arrabbiato e che vuole mettere al sicuro la qualificaz­ione all’Europa League».

Magrin, ha visto il Verona di recente?

«Lo seguo sempre, è anche questione di famiglia. Mio figlio Michele è tifoso gialloblù: ero all’Hellas quando era bambino e quei colori gli sono rimasti dentro. Mi spiace per la sconfitta col Torino, il Verona non ha interpreta­to la partita come ci si aspettava e ha perso un confronto importante per avvicinars­i alla salvezza. Ora deve ricomincia­re e non abbattersi».

E ricomincia con la «sua» Atalanta...

«Sono nato a Borso del Grappa, in provincia di Treviso. All’Atalanta sono arrivato dal Mantova, metà cartellino era del Montebellu­na. Era il 1981, sono stato in nerazzurro sei stagioni, dalla C1 fino in Serie A. A fine carriera sono tornato a vivere vicino a Bergamo. Faccio l’osservator­e per i piccoli, all’Atalanta sono sempre legato. Ma il Verona resta nel cuore».

Che cosa serve all’Hellas per restare in A?

«Ha avuto tante difficoltà ma si è sempre risollevat­o, lo deve fare anche ora. Non molli, ci sia spirito di squadra. Ricordo il primo anno al Verona, nel 1989-90: c’erano tanti problemi ma eravamo un gruppo di carattere, con una guida eccezional­e come Osvaldo Bagnoli. Sembrava tutto perduto ma rimontammo e all’ultima giornata avremmo potuto salvarci nello scontro diretto col Cesena. Perdemmo e andammo in B ma la gente ci applaudì lo stesso».

In che modo l’Hellas può fermare l’Atalanta?

«Con una prestazion­e molto attenta. Ho sentito le parole di Gasperini dopo la partita persa con la Salernitan­a: è chiaro che ha voluto scuotere la squadra. Mi aspetto un’Atalanta con molta carica e al Verona spetterà il compito di concederle poco».

Che sensazioni ha per la volata per la salvezza?

«Tutto è aperto, questo dice la classifica. Ci sono tre turni e i pronostici ora non sono possibili. Il calendario vede l’Hellas giocare, dopo Bergamo, al Bentegodi e a San Siro col Milan. È dura ma lo è anche per la concorrenz­a, per lo Spezia e il Lecce che si sfideranno domenica».

Magrin, quali sono i ricordi più forti delle sue stagioni al Verona?

«La passione del pubblico per la squadra. Ho tanti amici in città e quando posso vengo allo stadio, a maggior ragione, appunto, per mio figlio. Dopo la retrocessi­one fummo subito promossi, nonostante il fallimento della società e gli stipendi che non arrivavano. I tifosi non ci hanno mai lasciati, Verona e l’Hellas sono sempre speciali».

E dai suoi piedi, in quelle

In campo

Domani alle 18 il match al Gewiss Stadium, Lecce-Spezia si gioca domenica alle 12.30

stagioni, sono arrivati gol indimentic­abili...

«Quello con la Fiorentina che ci diede la prima vittoria in casa, dicembre 1989: un calcio di punizione nei minuti finali. Fu una gioia stupenda in un Bentegodi travolgent­e. E poi ci fu la rete che ci permise, nel 1990, di imporci in trasferta con la Reggina. Erano, quelli, giorni in cui la crisi societaria si stava facendo sempre più pesante, quel gol ebbe un valore importante».

Ce lo ricordi...

«Lancio di quaranta metri di Pusceddu, salta di testa Gritti che da tempo, a proposito di Atalanta, è il vice di Gasperini. Pallone deviato verso di me e tiro che lo manda sull’angolo opposto. Tutto bello, come il mio tempo all’Hellas. E ora speriamo bene per questo finale».

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In campo Il verona deve ritrovare punti e prestazion­e dopo il pesante ko interno con il Toro

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