«Pmi, crescita prima di tutto Altre aggregazioni in Veneto»
Alcedo guarda al 2023 del private equity: «Tassi in rialzo? Un’opportunità»
Le Pmi? Prima crescere, poi discutere del resto. Diventano anche l’occasione, per Franco Valvasori e Michele Gallo, partner e consiglieri delegati di Alcedo sgr, operatore per antonomasia a Nordest negli interventi di capitale delle aziende, per discutere il senso strategico delle operazioni di aggregazione e di consolidamento del business tra Pmi, le ultime operazioni compiute da Alcedo.
Punto di partenza, la vendita di Exa, l’azienda toscana degli arredi per negozi di lusso e hotel, al fondo Montefiore. Alcedo aveva preso il controllo nel 2016, con i manager; e qui l’accento va sui risultati: «Nel 2016 l’azienda fatturava 50 milioni, nel 2022 175, per metà all’estero, stessa cifra del 2019, recuperata dopo che nel 2020 si era scesi, causa Covid, a 102 - dice Valvasori -. Abbiamo tenuto botta e lavorato tra crescita interna e aggregazione di una società, senza incidere sul personale, difficile da trovare e che bisogna invece tenersi stretto».
Il rischio non è creare imprese che passano da un fondo all’altro? «Ciò che è decisivo è continuare lo sviluppo - sostiene Gallo - è quello che fa il priproprio vate equity, insediando in azienda una struttura che lo sostenga. In un mondo così competitivo le imprese devono aggregarsi. L’approdo finale resta un partner industriale. Ma finché un fondo trova interessante acquisire un’azienda, anche da un fondo, significa che lì c’è ancora spazio per svilupparsi».
Gallo porta l’esperienza di un altro caso di Alcedo, la lombarda Duplomatic, ceduta nel 2022 al colosso del condizionamento Daikin: «L’abbiamo portata da 60 a 140 milioni di ricavi, anche con due acquisizioni tra Germania e Francia. È divenuta una piccola multinazionale dell’oleodinamica, che Daikin ha preso per farne il riferimento in Europea in quel settore».
È la questione dei raid stranieri sui gioielli di casa? «In Italia non esistono molti grandi gruppi possibili interlocutori nell’acquisizioni di aziende cresciute - dice Gallo -. E il punto è che per Duplomatic Daikin era l’approdo ideale, indicato anche dal management, con cui stava avviando accordi commerciali. Daikin che fa l’acquisizione, pagando prezzi importanti, ha interesse a svilupparla come il suo polo europeo. La capogruppo è giapponese, ma abbiamo consolidato, è non scalfito, il ruolo dell’azienda e la sua italianità». Con un ulteriore elemento, per Gallo: «La difesa dell’italianità in quanto tale, lo si fa in nome di cosa? Del piccolo è bello? Oggi non è più un vantaggio».
Di certo per Alcedo Veneto e Nordest restano centrali. Lo mostrano i progetti in stadio avanzato, come, nell’alimentare, Gourmet italian food, il polo dei piatti pronti per la Gdo partito con i 19 milioni della veronese Eurochef e che sta studiando la quinta acquisizione, per salire a 120 milioni di ricavi e diventare leader assoluto in Italia; o ancora il polo degli gnocchi della Bertoncello di Bassano, salita a 35 milioni e che studia la terza acquisizione, nei sughi.
Più recenti, due operazioni: l’acquisto della maggioranza della veneziana Gondola packaging, 14 milioni negli imballaggi di plastica e di carta, che studia due aggregazioni per salire a 30, e l’ingresso nella trevigiana Ekalab, attiva negli integratori alimentari. «La crescita per linee esterne sarà ancora fondamentale - dice Gallo -, i settori centrali restano alimentare e packaging, cybersicurezza, meccanica di precisione e chimico-farmaceutico».
E le aggregazioni non conoscono battute d’arresto anche nel 2023: «Gli imprenditori capiscono che in un mercato sempre più complesso restar da soli non è un’opzione e guardano a noi come a uno strumento di crescita - conclude Valvasori -. I tassi d’interesse in rialzo? Un’opportunità in più di fronte ad aziende bancocentriche. Finanza ridotta o più cara potrebbe spingere più imprenditori verso le aggregazioni sostenute dal capitale paziente del private equity».