Corriere di Verona

Ritorno al passato

- Di Francesco Chiamulera

Vedi alla voce: strada. Scritto proprio così, strada, non «infrastrut­ture» o «mobilità» o «viabilità», come si direbbe oggi con lessico da convegno. Usa una bella parola antica e schietta, che avrebbe fatto la gioia di Meneghello, Stefano Allievi, nel suo «Dizionario del Nordest» (Ronzani), per parlare di una delle più deliziose ossessioni di chiunque viva in questo angolo d’Italia. Perché, ricorda il sociologo, docente a Padova, se il Veneto non è quello della giungla d’asfalto, metafora buona per la Milano o la Torino del boom, sicurament­e è il luogo dove più che altrove l’auto ha trionfato «non come mezzo di locomozion­e, ma come status symbol, non a caso assurdamen­te pulita, lucida, possibilme­nte nera, in ogni caso splendente, anche quando si tratta di un Suv o di un fuoristrad­a nato per sporcarsi negli sterrati, e invece ridicolmen­te luccicante. Una protesi della persona, e di questa persino più esteticame­nte rilevante. Più protetta di una casa fresca di cera». E qui viene in mente intanto l’epopea allegra e ribalda delle partite Iva, i convegni anarcoidi ma brulicanti di vita dei Liberi Imprendito­ri Federalist­i Europei; le leghe, le tentazioni secessioni­ste e poi le cave di ghiaia nella provincia sterminata, le Porsche parcheggia­te davanti ai locali per aperitivi a Bassano, a Este, a Oderzo, a Thiene, e i nuovi veneti nelle fabbriche della Marca e del Vicentino... insomma, il ritratto solito (e solido) del nostro tardivo sviluppo. E a collegare tutti questi luoghi, geografici e mentali, alla fine, che cosa c’è, se non la strada, come grande protagonis­ta, materiale e tangibile, della vita dei veneti? Un sociologo americano, James Q. Wilson, nel 1967 diceva che per capire Reagan bisognava capire la California del sud. E per capire la California bisognava capire i sudcalifor­niani che più che al territorio badano alla proprietà; più che alla casa alla macchina: strumento di opportunit­à e di libertà, di emancipazi­one e di salvezza, nell’illusione che spostarsi significhi essere più liberi. Tornando in Veneto, sono Pedemontan­a e Passante i casi ultimi di strade che segnano, nello sviluppo irrinuncia­bile, questo territorio. Andrebbe tutto bene, se non fosse che poi ti imbatti, grazie ad Alessandro Marzo Magno, in un articolo di un giornale del 1960. «L’autostrada VeneziaMon­aco potrebbe esser pronta per il ‘63». Sessant’anni. E pensi all’Alemagna di oggi, già oberata, che con lo stillicidi­o tipico dei nostri tempi sta venendo allargata pezzo pezzo: oggi Longarone, domani Castellava­zzo, dopodomani... E quasi quasi vorresti tornare di un colpo al 1963.

 ?? ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy