Corriere di Verona

Giro, una passione infinita

Da domani fino a venerdì la grande corsa rosa di Rcs sport arriva sulle strade del Veneto. Tre frazioni e l’attesa per il ritorno della kermesse. Un romanzo popolare fatto di vecchie storie e nuovi capitoli

- Di Daniele Rea

Il conto alla rovescia è finito, domani la grande magia del Giro d’Italia ritorna ad ammaliare i tifosi, gli appassiona­ti, gli amanti dello sport in Veneto.

Una tre giorni che promette festa, agonismo, salite entrate con tutti i crismi del caso nella leggenda del ciclismo, spettacolo, divertimen­to. La grande corsa organizzat­a da Rcs sport mette tutti d’accordo e resta, probabilme­nte, uno dei pochissimi eventi dove non ci sono distinzion­i, «se», «ma» e «oppure». Il Giro piace e deve far riflettere il fatto che piaccia restando sempre fedela a se stesso, pur nelle ovvie e più che evidenti svolte che necessitan­o per restare aderente a un mondo in continua e rapidissim­a evoluzione. Però il cuore pulsante del tutto resta immutato: la passione popolare, l’attaccamen­to ai corridori, l’entusiasmo. Mai immotivato, va detto. Un romanzo che si snoda dal 1909, che è cresciuto passando da Luigi Ganna a Jai Hindley senza soluzione di continuità. Piace perché è semplice, immediato, vicino. Perché il ciclismo non ti aspetta, ti viene a prendere. Ti passa a un metro da casa, ti suona il campanello, ti chiama. «Vieni fuori, applaudi, sorridi, dimentica i dolori». Piace a tutti, senza distinzion­i di sorta: piace al bambino e piace al nonno. Piace alla mamma e al papà. Piace alla persona semplice e all’intellettu­ale, piace all’operaio che magari si è preso un giorno di ferie per aspettare il gruppo a bordo strada e al manager che lascia la 24 ore in ufficio e si mescola alla folla, allungando il collo come tutti gli altri per vedere il campione, sentirlo passare, sfiorarlo. Piace perché è un grande libro aperto in cui tutti possono scriverci una pagina, magari anche una sola riga.

Piace perché sta in mezzo alla gente. Si apre e ti passa a un metro. Colora le strade ed è gratis. È per tutti e di tutti, non sta dentro a uno stadio o un palasport, con un biglietto da pagare. È democratic­o. Il Giro arriva in Veneto e sarà una festa di popolo. Arriva con tre bellissime tappe perché la passione è enorme quanto la possibilit­à di mettere sotto le ruote percorsi di ogni tipo. Domani la tappa con arrivo a Caorle, tutta per ruote veloci, passando attraverso la pianura veneta e arrivando sul litorale, tra l’Adriatico e uno dei borghi storici più belli d’Italia. Poi da Oderzo, nel Trevigiano, fino a Palafavera, in Val di Zoldo, con un primo consistent­e assaggio di Dolomiti e passi che possono già mettere in chiaro chi il Giro non potrà vincerlo, come minimo. E poi la grande chiusura da Longarone (nel sessantesi­mo della tragedia del Vajont) alle Tre Cime dopo aver scalato Campolongo, Valparola, Giau e Tre Croci, con un’erta finale che farà male a chi non avrà la gamba per affrontarl­a al massimo. E poi le storie che raccontano il Veneto e il Giro. Come la storia di Lauro Bordin, classe 1890 da Crespino, provincia di Rovigo. Ciclista profession­ista dal 1910 al 1924 (vinse tre tappe al Giro e il Lombardia del 1914), poi fotoreport­er e pure fotografo con Mike Bongiorno a Lascia o raddoppia.

Morì a Milano il 19 maggio di sessant’anni fa, mentre ascoltava alla radio la cronaca della prima tappa del Giro, da Napoli a Potenza, che sarebbe stata vinta da Vittorio Adorni. Un capitolo di quel grande romanzo, Bordin. Ma che capitolo. Chapeau.

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La passione Tifosi e appassiona­ti sempre lungo le strade per attendere e applaudire il passaggio dei corridori
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Withub

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