Corriere di Verona

Bruseghin: «È spettacolo nell’anima di queste terre»

L’ex campione di Piadera (terzo nel 2008) e la corsa rosa: «Lungo la strada vedi tre generazion­i, saranno giornate di grande ciclismo»

- Andrea Pistore

Alleva ancora asini Marzio Bruseghin, che sceso dalla bici ha continuato ad alimentare la passione per gli animali diventati il simbolo dei suoi tifosi. Alleva asini e produce vino Prosecco di qualità. Ancora oggi, quando il Giro d’Italia transita da queste parti, è facile scorgere a bordo strada manipoli di appassiona­ti con in testa il cappello grigio dalle lunghe orecchie a punta. Il quarantano­venne di Fregona è l’ultimo ciclista veneto a essere salito sul podio della corsa rosa, terzo nel 2008.

Bruseghin, il Giro arriva in Veneto con l’arrivo di Caorle, volata scontata?

«Il percorso si adatta alle ruote veloci ed è l’ultima occasione per gli sprinter se si eccettua il finale a Roma. La giornata anticipa le grandi montagne ed è troppo appetibile per i velocisti rimasti in gara. Bisognerà capire come le squadre vorranno affrontare la giornata, se controller­anno o se lasceranno andare la fuga come nel 2021 a Santa Maria di Sala».

Giovedì tornano protagonis­ti gli scalatori con l’arrivo a Palafavera, che tappa potrà uscirne?

«Tante squadre non hanno ancora vinto e in molti proveranno la fuga. Si scala subito il Passo della Crosetta che è impegnativ­o, poi fino a Forcella Cibiana è tutta in salita. E’ un’ascesa che mi è sempre piaciuta e ha una lunga storia di imprese sportive come quando Zilioli ha tenuto testa a Mercks nel 1970. La terza e ultima asperità verso l’arrivo è meno dura ma è una frazione che lascerà il segno, io spero che a darsi battaglia siano gli uomini di alta classifica. Poi si passa anche da Cibiana, il paese dei murales, diventa una grande promozione turistica per il territorio».

Venerdì si torna sulle Tre Cime a dieci anni dall’arrivo solitario di Vincenzo Nibali, in rosa sotto la neve, che tappone si attende?

«È la frazione regina, uno degli arrivi più nobili per il nostro sport. E’ come giocare a San Siro o esibirsi alla Scala. Già il Campolongo e il Valparola offriranno uno spettacolo naturale, poi c’è il Giau che è il passo più ostico delle Dolomiti. Nessuno si risparmier­à di certo. Scalato il Tre Croci, i cui ultimi chilometri sono davvero un muro verticale, e superata Misurina, si affrontano le rampe che portano agli oltre 2.300 metri del rifugio Auronzo. A quelle quote si può perdere o vincere un Giro e nella giornata potrebbe influire anche il meteo, che raramente è clemente a quelle latitudini. Il domani non esiste più, qui chi ne ha di più dovrà attaccare».

La corsa «Già a Palafavera mi aspetto battaglia ma tutto si decide alle Tre Cime, seguirò la tapa»

Insomma, gli appassiona­ti possono aspettarsi tre giornate che faranno la storia della corsa rosa?

«Quando il Giro attraversa il Veneto l’atmosfera è particolar­e, il calore che si sente è particolar­e. Altrove la gente si ritrova la corsa sotto casa e va a vederla, qui è un evento. C’è chi si prende ferie e chi aspetta dall’anno prima di sapere le tappe. C’è un’attesa spasmodica che inizia dalle indiscrezi­oni sul tracciato. E’ una passione che si tramanda di padre in figlio, insieme lungo il percorso si trovano ad applaudire gli atleti tre generazion­i della stessa famiglia».

Ma lei andrà a vedere almeno una tappa?

«Di sicuro sarò alla partenza della frazione che da Longarone arriva alle Tre Cime. Sono molto amico di Enrico De Bona, il coordinato­re della tappa, e chissà che magari non salga in macchina con qualcuno e non segua la tappa fino all’arrivo».

 ?? ?? Vita serena Marzio Bruseghin tra i suoi vigneti, l’ex campione da anni conduce un’azienda agriturist­ica
Vita serena Marzio Bruseghin tra i suoi vigneti, l’ex campione da anni conduce un’azienda agriturist­ica

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