Corriere di Verona

Da Oderzo alla Val di Zoldo salite in serie e occhio al Coi

Dal Trevigiano verso Palafavera tra storia, cultura e primi test per tutti i big

- Matteo Sorio

Se la Pergine ValsuganaC­aorle è la penultima occasione per i velocisti prima di Roma, la Oderzo-Val di Zoldo del giorno dopo, giovedì 25, è l’inizio delle arrampicat­e finali.

Episodio in rosa numero 18, 161 km e un dislivello di 3.700 metri. Si parte dal Trevigiano per andare a giocarsi tutto nel Bellunese. Una tappa corta ma accesa, di quelle che possono emettere sentenze o comunque dire molto a fini di classifica. Quattro i gran premi della montagna: al km 40.8 Passo della Crosetta (1.118 metri), al km 68.3 Pieve d’Alpago (691 m), al km 135.2 Forcella Cibiana (1.530 m) e al km 155.7 Coi (1.501 m). Se la partenza fissata da piazza Grande a Oderzo, nella Marca, è un inedito per il Giro, il traguardo a Palafavera non si vedeva dal debutto nell’edizione 2005. Dove stanno le insidie di tappa? Il Passo della Crosetta costringe a lavorare sodo nella seconda parte, la Forcella Cibiana (dieci km all’8% di pendenza media) richiede qualità in approccio e chiusura, il tratto conclusivo del percorso è molto ripido fino al

Coi e comporta uno strappo nel finale. È la seconda volta di Palafavera, come detto, a diciotto anni di distanza. All’epoca l’undicesima tappa del Giro partì dal Vicentino, a Marostica. In cima, alla fine, successo per Paolo Savoldelli, che dieci giorni dopo avrebbe festeggiat­o la maglia rosa a Milano, chiudendo in classifica generale davanti a Gilberto Simoni e José Rujano. In quel

Giro 2005, Zoldo Alto fu davvero uno snodo cruciale anche perché sul Duran vide la crisi di Damiano Cunego, che aveva vinto l’anno precedente la corsa ed era tra i favoriti della corsa insieme a Simoni e Ivan Basso.

In questa tappa dal quartier generale del Giro ne inquadrano gli snodi a partire dall’ingresso nel Cansiglio attraverso la Crosetta, dove la corsa è attesa poco prima delle 14: «Il tratto che segue, impegnativ­o tra discesa e saliscendi con numerose curve, immette nella valle del Piave, che si risale fino a Pieve di Cadore (passaggio intorno alle 15.30, ndr)». Dopo la Forcella Cibiana, l’ingresso nella Val di Zoldo per la salita finale con i due Gpm: «Il primo di Coi scollina a circa 5 km dall’arrivo, e presenta pendenze che sfiorano il 20% e strada in parte ristretta. Dopo una breve discesa si entra negli ultimi 3 km al 6% circa. Una sequenza di otto tornanti immette nel rettilineo d’arrivo, lungo 300 metri e largo 7». A fine aprile, nel raccontare l’attesa per la tappa, il sindaco di Val di Zoldo, Camillo Pellegrin, ha ricordato «i 180mila euro investiti per l’asfaltatur­a della strada» invitando a «esporre anche sempliceme­nte un fiocco rosa, uno striscione o un palloncino dalle finestre» e appellando­si ai «volontari, anche da altri comuni, nel nostro territorio abbiamo una grande quantità di piccole strade che vanno presidiate».

Intanto a Oderzo, che esordisce come «start» di una tappa e tra le realtà storiche dei pedali conta l’Asd Pedale Opitergino fondata nel 1946, il Giro ha generato tutta una serie di eventi paralleli. Come a Palazzo Foscolo, dove è aperta la mostra «Faccin – Il Giro a colori» e dove, la sera prima della partenza, l’ex ct della nazionale, Davide Cassarni, parlerà del suo libro «Ho voluto la bicicletta».

Le difficoltà Dopo Forcella Cibiana il GpM del Coi, con punte anche al 20% prima del traguardo finale

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Nel Bellunese Sono quattro i Gran Premi della montagna prima del traguardo a Palafavera

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