Corriere di Verona

Tre Cime, qui si decide tutto Sarà battaglia sulle Dolomiti

Quattro passi e l’erta finale al 18% in un tappone che promette spettacolo

- M. S.

Che aria tira lassù? Dieci anni dopo, riecco le Tre Cime di Lavaredo. L’ultima volta aveva esultato Vincenzo Nibali, era il 2013, sua la maglia rosa anche nel finale. Si sale verso uno dei traguardi epici del Giro.

Gli altri volti dell’album di famiglia andando a ritroso: Riccardo Riccò in cima al podio nel 2007, il colombiano Lucho Herrera nel 1989, lo svizzero Beat Breu nel 1981, lo spagnolo José Manuel Fuente nel 1974. E poi il botta e risposta di fine anni Sessanta: prima Felice Gimondi e la famosa tappa «scomparsa», cancellata dalla giuria per le troppe spinte del pubblico ai ciclisti (1967) in una giornata da tregenda tra pioggia, neve e gelo, poi il cannibale Eddy Merckx, non ancora 23enne, tra vento e freddo nel 1968. La 19esima tappa del Giro d’Italia, venerdì 26, è il tappone dolomitico da 183 km. Cinque salite, tutte in succession­e. I passi Campolongo, Valparola, Giau, Tre Croci e il finale verso Rifugio Auronzo. Tutti gli occhi sulla montagna, dove si supererann­o per tre volte i duemila metri e dove ad atle tendere il Giro c’è quell’erta che solo a guardarla mette paura. Ma anche la partenza avrà un senso particolar­e. Perché si comincia da Longarone a 60 anni dal Vajont. Così il sindaco, Roberto Padrin: «Festeggiam­o alla grande la passione del Giro all’interno di un anno importante come questo, in cui ricorre il sessantesi­mo della tragedia, e vivremo la memoria con il passaggio vicino al cimitero delle vittime». Sul piano tecnico la Longarone-Tre Cime, che precede l’impegnativ­a e temutissim­a crono individual­e da Tarvisio al Monte Lussari, sottoporrà la corsa a un dislivello di 5.400 metri e pochissimo respiro. Lo start e la risalita della valle del Cordevole (Belluno, Agordo e Alleghe), poi a Caprile il primo traguardo volante (ciclisti attesi intorno al13.15) e da lì l’inizio delle scalate (secondo traguardo a Cortina d’Ampezzo, dove la corsa dovrebbe arrivare subito dopo le 16).

«Le strade sono tutte in ottimo stato, abbastanza larghe, si affrontano salite caratteriz­zate da numerosi tornanti e discese mediamente veloci e impegnativ­e, poi il finale molto duro», ricorda l’organizzaz­ione. A proposito degli ultimi chilometri: s’inizia da pendenze fino al 18%, per poi affrontare il falsopiano al Lago di Antorno e ritrovare punte massime del 18% nei quattro km conclusivi, che sfociano sul rettilineo lungo 400 metri. Sarà battaglia tra i big, chi vuole vincere il Giro deve per forza mettere le cose in chiaro qui. Come detto, i ricordi piovono a cascata, quando si tratta delle Tre Cime. Per il ciclismo veneto rimane scolpita nel cuore la performanc­e di Giovanni Battaglin, vincitore del Giro 1981. Nella tappa diretta alle Tre Cime, quell’anno, andarono in crisi Baronchell­i, Saronni, Moser e Contini. A quest’ultimo Battaglin strappò la rosa, pur cedendo il primo posto al traguardo all’elvetico Breu. Due lustri fa, invece, l’impresa di Nibali in mezzo alla bufera.

Ma abbraccian­o tutti il mito, i trionfi sulle Tre Cime. Vedi l’attacco di El Tarangu Fuente nel ‘74, in una tappa con l’acuto di Gianbattis­ta Baronchell­i, che quasi tolse la maglia rosa a Merckx prima che il belga salvasse tutto per soli 12 secondi.

La storia Da Gimondi nel 1967 fino a Merckx e Fuente e l’ultimo trionfo per Nibali nel 2013

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In salita Campolongo, Valparola, Giau e Tre Croci prima dell’erta finale sulle Tre Cime

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