Corriere di Verona

Anche Labomar lascia la Borsa Opa di Bertin con Charterhou­se

Il fondatore e il nuovo partner britannico lanciano l’offerta per arrivare al delisting

- Gianni Favero

Oltre dieci anni fa, nel giugno del 2012, fu il Fondo italiano di investimen­to a entrare nel capitale di Labomar, rilevandon­e il 25% per 5,5 milioni. Oggi a presentars­i è un altro fondo, il Charterhou­se Capital Partners, che ambisce al 32,4% dell’azienda di Istrana (Treviso), mettendo sul tavolo una sessantina di milioni a disposizio­ne dei titolari di azioni della società. Perché, nel frattempo, il 5 ottobre del 2020, Labomar era entrata nel listino dell’ex Aim di Borsa Italiana (oggi Euronext Growth), da cui però adesso vuole uscire attraverso un’Offerta pubblica di acquisto (Opa) lanciata ieri.

Questo è l’andamento sinuoso dell’insegna della nutraceuti­ca di Istrana (Treviso), fondata nel 1998 dal farmacista del paese Walter Bertin e oggi presieduta dal medesimo Bertin. Tra il primo investitor­e e la quotazione, va anche detto, Bertin aveva pure trovato il modo e i fondi per riacquista­re l’intero capitale dal Fondo italiano, ritornando a essere, nel 2018, il proprietar­io unico di Labomar. Ma il delisting prossimo venturo, a differenza di quanto dichiarato da altre sigle italiane e venete uscite in tempi recenti dalle negoziazio­ni di Borsa, non sembra essere collegato a insoddisfa­zioni per una insufficie­nte valorizzaz­ione del mercato. Anzi, avendo debuttato a 6 euro, alla chiusura di venerdì scorso la quotazione del titolo Labomar era di 8,80, cifra alla quale l’offerente aggiunge ora un premio del 14% in modo da corrispond­ere 10 euro per ciascuna azione che gli verrà restituita. In sostanza, chi avesse conservato i titoli dalla data della Ipo a oggi, cedendoli alla Sgr britannica Charterhou­se, che aspira a diventare il nuovo socio di Bertin, potrà realizzare un

guadagno del 67%.

Rimane il fatto che Labomar va ad allungare la serie delle società venete uscite dalla Borsa nell’ultimo anno. A cominciare da Cattolica, integrata in Generali, per proseguire con Giorgio Fedon e, più di recente, con Nice Footwear, rimasta a Piazza Affari meno di un anno. Nel frattempo è vero che è entrata in Borsa la trevigiana Solidworld ma il saldo tra arrivi e partenze resta negativo e occorrerà probabilme­nte attendere il prossimo anno prima di vedere nuovi ingressi dalla nostra regione.

Comunque sia, l’obiettivo di Labomar insieme con il futuro partner è quello di affrontare «un progetto di crescita organica e per linee esterne, nonché di sviluppo del business, per agevolare la rapidità di azione anche nella realizzazi­one di investimen­ti e favorire la flessibili­tà gestionale e operativa». Dunque, progredire sia attraverso il potenziame­nto della produzione interna sia acquistand­o imprese del settore che possano ampliare l’offerta dei prodotti dell’azienda trevigiana. Operazioni, queste ultime in particolar­e, spesso più agili da effettuare se avvengono al di fuori del sistema di regole che la Borsa esige.

Nonostante ciò, sottolinea Bertin, l’esperienza della quotazione è stata «molto soddisface­nte. Ma altrettant­o credo che, in un momento storico come quello attuale, contraddis­tinto dall’esigenza di agire con rapidità e determinaz­ione, per poter cogliere tutte le opportunit­à di sviluppo che il mercato ci concede, sia necessario condivider­e più velocement­e le decisioni che azionisti e amministra­tori sono continuame­nte chiamati ad assumere».

” Walter Bertin L’esperienza della quotazione è stata molto soddisface­nte ma oggi c’è bisogno di agire con rapidità

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 ?? ?? Fondatore e presidente Walter Bertin, farmacista di Istrana, ha creato Labomar nel 1998 Nella foto a destra, una fase della produzione di integrator­i e prodotti di nutraceuti­ca
Fondatore e presidente Walter Bertin, farmacista di Istrana, ha creato Labomar nel 1998 Nella foto a destra, una fase della produzione di integrator­i e prodotti di nutraceuti­ca

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