Virtus, l’orgoglio non basta Segna subito Kristoffersen poi il Pescara cala il suo tris
Lotta alla pari con la «banda Zeman» ma addio playoff
La Virtus scende dal treno, ma è stato un viaggio bellissimo. Basterebbe un dato: la sconfitta di ieri, a Pescara, è la terza degli ultimi quattro mesi. Finisce qui, la stagione rossoblù. Inaugurata da un incipit terribile, 7 punti in tredici giornate, ringalluzzita da una cavalcata fino al sesto posto a pari del Vicenza, e infiocchettata dagli scalpi del Novara e del Padova nei primi due turni dei playoff di serie C.
Il tutto per approdare, così, a questa fase nazionale ch’è stata il punto più alto in 102 anni di storia. Un’asticella che i rossoblù di Borgo Venezia potranno provare a pareggiare o migliorare, in futuro. Perché l’inerzia è buona e perché il 3-1 del Pescara di Zeman nel match di ritorno degli ottavi, dopo il pari di giovedì scorso al Gavagnin, è tutta esperienza di cui far tesoro.
Uno sgambetto che lascia l’amaro in bocca giusto per il cinismo che, alla Virtus, è mancato soprattutto nel primo tempo. Quel primo tempo in cui la fatica delle due gare in più sulle gambe è rimasta sullo sfondo. Era obbligata a vincere, la Virtus di Gigi Fresco, essendo il Pescara testa di serie, e s’è presentata in Abruzzo con un tridente trascinato da Casarotto, largo a sinistra. Un bel grattacapo, per il Delfino, che s’è esposto alle folate di una Virtus maestra nel ripartire.
Un quarto d’ora e già i rossoblù cullavano il pensiero stupendo, grazie a uno spunto dello stesso Casarotto tramutato in affondo, da pochi passi, da un Kristoffersen per il resto poco graffiante. Tre volti nuovi davanti rispetto all’andata, per Fresco, fra il norvegese al quarto graffio stagionale, Nalini (in ombra) e Casarotto, e stessa pericolosità a ennesima riprova della bontà del gioco rossoblù. Tutto possibile come tradizione, con la Virtus, che anche dopo la sberla dell’immediato pareggio abruzzese — Brosco su inserimento di testa, sorpresi Daffara e Cella — e nonostante l’assenza pesante di Tronchin in mezzo al campo, ha continuato a proporre ripartenze e a creare occasioni da gol. Una clamorosa, peraltro, con Kristoffersen, ancora lui, a tu per tu con Plizzari. Intanto il Pescara confermava che marcarne gli esterni, in particolare il diciottenne Delle Monache — doppietta all’andata — è un lavoraccio. Già protagonista al Gavagnin, il giovane di proprietà della Sampdoria s’è scatenato nella ripresa originando entrambi i graffi, decisivi, di Kraja. Graffi che si sono rivelati una mazzata, per la Virtus, che intanto aveva chiamato il suo senatore di mediana, Hallfredsson, capitan Danti e Fabbro.
Troppo dura, pensare di rimetterla in piedi. Ma ogni rimpianto finisce lì. Perché al secondo playoff in 6 anni di C il progresso della piccola Virtus, capace di andare oltre il proprio budget mignon, è sotto gli occhi di chiunque.