Corriere di Verona

Virtus, l’orgoglio non basta Segna subito Kristoffer­sen poi il Pescara cala il suo tris

Lotta alla pari con la «banda Zeman» ma addio playoff

- Matteo Sorio

La Virtus scende dal treno, ma è stato un viaggio bellissimo. Basterebbe un dato: la sconfitta di ieri, a Pescara, è la terza degli ultimi quattro mesi. Finisce qui, la stagione rossoblù. Inaugurata da un incipit terribile, 7 punti in tredici giornate, ringalluzz­ita da una cavalcata fino al sesto posto a pari del Vicenza, e infiocchet­tata dagli scalpi del Novara e del Padova nei primi due turni dei playoff di serie C.

Il tutto per approdare, così, a questa fase nazionale ch’è stata il punto più alto in 102 anni di storia. Un’asticella che i rossoblù di Borgo Venezia potranno provare a pareggiare o migliorare, in futuro. Perché l’inerzia è buona e perché il 3-1 del Pescara di Zeman nel match di ritorno degli ottavi, dopo il pari di giovedì scorso al Gavagnin, è tutta esperienza di cui far tesoro.

Uno sgambetto che lascia l’amaro in bocca giusto per il cinismo che, alla Virtus, è mancato soprattutt­o nel primo tempo. Quel primo tempo in cui la fatica delle due gare in più sulle gambe è rimasta sullo sfondo. Era obbligata a vincere, la Virtus di Gigi Fresco, essendo il Pescara testa di serie, e s’è presentata in Abruzzo con un tridente trascinato da Casarotto, largo a sinistra. Un bel grattacapo, per il Delfino, che s’è esposto alle folate di una Virtus maestra nel ripartire.

Un quarto d’ora e già i rossoblù cullavano il pensiero stupendo, grazie a uno spunto dello stesso Casarotto tramutato in affondo, da pochi passi, da un Kristoffer­sen per il resto poco graffiante. Tre volti nuovi davanti rispetto all’andata, per Fresco, fra il norvegese al quarto graffio stagionale, Nalini (in ombra) e Casarotto, e stessa pericolosi­tà a ennesima riprova della bontà del gioco rossoblù. Tutto possibile come tradizione, con la Virtus, che anche dopo la sberla dell’immediato pareggio abruzzese — Brosco su inseriment­o di testa, sorpresi Daffara e Cella — e nonostante l’assenza pesante di Tronchin in mezzo al campo, ha continuato a proporre ripartenze e a creare occasioni da gol. Una clamorosa, peraltro, con Kristoffer­sen, ancora lui, a tu per tu con Plizzari. Intanto il Pescara confermava che marcarne gli esterni, in particolar­e il diciottenn­e Delle Monache — doppietta all’andata — è un lavoraccio. Già protagonis­ta al Gavagnin, il giovane di proprietà della Sampdoria s’è scatenato nella ripresa originando entrambi i graffi, decisivi, di Kraja. Graffi che si sono rivelati una mazzata, per la Virtus, che intanto aveva chiamato il suo senatore di mediana, Hallfredss­on, capitan Danti e Fabbro.

Troppo dura, pensare di rimetterla in piedi. Ma ogni rimpianto finisce lì. Perché al secondo playoff in 6 anni di C il progresso della piccola Virtus, capace di andare oltre il proprio budget mignon, è sotto gli occhi di chiunque.

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(foto uff st Pescara) Battaglia alla pari Un disimpegno della Virtus Verona sul terreno marchigian­o

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