Stoytchev e il progetto WithU «A Verona siamo solo all’inizio»
Il tecnico: «C’è passione e cultura sportiva, si può diventare una capitale del volley»
Radostin Stoytchev, la WithU Verona è arrivata quinta in regular season, è uscita a gara 5 dei quarti dei playoff con Civitanova dopo essere stata avanti 2-0. In Coppa Italia, la sconfitta al tie-break con Piacenza, a un passo dalla Final Four. Che bilancio fa di quest’annata?
«Abbiamo vissuto grandi emozioni. La stagione ce ne ha riservate tante, con una squadra di talento, giovane. Un gruppo che ha saputo crescere, che doveva migliorare e l’ha fatto».
Parla di crescita: da coach, ritiene che, in questo senso, siate arrivate a un livello di cui si ritiene soddisfatto?
«Per dirmi soddisfatto serve che si vinca. Questo non è accaduto. Al tempo stesso, riconosco i progressi dei giocatori che, ripeto, sono giovani e hanno accumulato esperienza dimostrando il proprio valore».
Dunque, che cosa serve per arrivare a vincere?
«Occorre continuare a lavorare, avendo umiltà e coraggio. I miglioramenti dovranno essere sotto più profili e in tutti i fondamentali, in particolare a muro e in ricezione. E, appunto, aumentare il grado di esperienza con l’inserimento di giocatori che ne abbiano già. Mi riferisco soprattutto a tre posizioni: schiacciatore, centrale e opposto».
Ora sono andati via Raphael, che si è ritirato, e Sapozhkov, passato a Modena. Come valuta le loro partenze?
«Sono situazioni differenti. Quanto a Sapozhkov, fin dall’inizio sapevamo che sarebbe rimasto una sola stagione. Spero che Raphael ritorni con noi con un altro ruolo. Ha deciso di lasciare il volley e per ragioni di famiglia è rientrato in Brasile. È stato il primo capitano di questa squadra e riaverlo al nostro fianco sarebbe molto importante».
Tre nomi di chi è nel vostro roster e può diventare un campione internazionale?
«Dico Mozic, Keita e Mosca. Questo considerando i loro mezzi. Poi ci vuole la mentalità, che è un fattore collettivo, che coinvolge tutti, determinato dall’etica del lavoro che spinge verso gli obiettivi, dalla condivisione, dal supporto della società, dal pubblico».
A proposito di pubblico: la WithU ha riempito il Pala Agsm Aim e la media spettatori è sempre stata elevata. Avete portato il volley al centro dell’interesse della città...
«Lo ritengo un punto di partenza. Perché dobbiamo andare più in alto e possiamo farlo. La prospettiva che abbiamo è quella di essere maggiormente competitivi nella prossima stagione e avere gli strumenti per giocare per lo scudetto in quella successiva, nel 2025. Siamo realisti ma proveremo a farcela prima».
Il modello è quello di Trento, con cui lei ha conquistato i più grandi successi?
«A Trento sono legato, ho vissuto in quella città e in quel club il periodo migliore della mia carriera, ma Verona è un’altra cosa. Sta percorrendo la sua strada, dura e ripida, ma in cui stiamo facendo le cose nella maniera giusta per arrivare dove vogliamo».
La sconfitta nei quarti con la Lube è un rimpianto o un insegnamento?
«È un grande occasione persa... da cui ognuno di noi ha imparato. Le vittorie non le ricordo. Le sconfitte, al contrario, sono impresse nella mia mente. E io le sconfitte non le accetto, mi fanno capire che cosa serve fare di più, nelle idee, nelle scelte, nella motivazione. È dalla sconfitta che inizi a vincere».
Verona cosa può diventare?
«Una capitale del volley in Italia, perché una città che ha cultura sportiva. La nostra è una società solida e organizzata, che mette principi e valori davanti ed è esemplare. Con l’aiuto delle autorità e il supporto del business locale, che è forte, c’è un’evoluzione possibile che è grande».
Ha un messaggio da inviare al territorio, anche dal punto di vista economico, degli investimenti da fare nel volley gialloblù?
«Non ci sono messaggi, ma la convinzione di dimostrare che cosa siamo. Non ho uno slogan da lanciare, non rientra nel mio vocabolario. Dico che più passione si diffonde, più ci si può portare in alto. Ed è lì che merita di stare Verona».