Corriere di Verona

Il giallo di Anica, il corpo nel fiume e quelle tracce di colpi alla testa

La donna trovata morta da un pescatore sul Piave, a Spresiano, potrebbe essere stata uccisa

- Di Denis Barea e Nicola Rotari

Anica Panfile, la trentunenn­e romena il cui corpo senza vita è stato rinvenuto grazie ad un pescatore domenica scorsa a Spresiano (Treviso), in un’ansa del fiume Piave sotto un viadotto, è stata uccisa. Sarebbe questo il clamoroso esito dell’autopsia sul cadavere della donna effettuata ieri pomeriggio dall’anatomopat­ologo veneziano Antonello Cirnelli. Secondo l’esame post mortem Anica sarebbe deceduta in seguito a numerosi traumi alla testa, colpi sferrati verosimilm­ente con un bastone o un altro oggetto contundent­e, tra cui uno mortale sulla nuca. Non c’è invece acqua nei polmoni, il che sembrerebb­e indicare che la donna è finita nell’acqua del fiume quando era già morta. Ed è questo il secondo grave indizio che fa propendere per la tesi dell’omicidio.

Anica Panfile era scomparsa giovedì pomeriggio. Il compagno Luigi, un italiano di 58 anni ex autotraspo­rtatore, allertato dalla famiglia (l’uomo non viveva con lei, da cui comunque aveva avuto una figlia) ne aveva denunciato la scomparsa non appena si era reso conto che qualche cosa non andava. Anica non rispondeva ai messaggi e neppure alle telefonate, così si era recato dai carabinier­i di Treviso che subito avevano avviato le ricerche. A far propendere inizialmen­te per il gesto estremo c’era il fatto che nel passato della trentunenn­e si erano già verificati momenti di fragilità che l’avevano portata ad allontanar­si da casa senza motivo e che erano coincisi con la manifestaz­ione di intenti suicidi. Ma nella sua storia clinica non risultavan­o né ricoveri presso una struttura psichiatri­ca né percorsi di tipo psicologic­o. «Non abbiamo mai creduto al suicidio - dicono i familiari, che ieri erano tutti nella casa popolare di Via Ronchese, nel quartiere di Santa Bona, dove Anica si era trasferita quasi un anno e mezzo fa con la madre lei era una giovane donna felice, viveva una esistenza serena ma soprattutt­o aveva quattro creature (i figli vivono tutti sotto lo stesso tetto, ndr )acui non avrebbe mai fatto del male in questo modo».

Cinque anni fa Anica si era separata dal primo compagno, anche lui romeno, che sarebbe tornato a vivere nel paese d’origine. Si era trovata un appartamen­to nella zona del grattaciel­o di Via Pisa e lavorava come operaia in una pescheria. Dodici mesi dopo l’incontro con Luigi, di quasi vent’anni più vecchio di lei. Ed era stato amore a prima vista con quell’uomo che tutti descrivono come gentile e premuroso e che aveva fatto moltissimo per aiuzione.

tare la famiglia. Nello scorso inverno Anica aveva cambiato lavoro, trovando un posto presso la cucina della mensa Israa in una casa di riposo, ma allo stesso tempo arrotondav­a lo stipendio facendo qualche pulizia in case private.

Giovedì era stata al lavoro tutta la mattina, fino alle due del pomeriggio. Poi, finito il turno, si era recata ad Arcade dove si sarebbe dovuta occupare delle pulizie di una abita

Che la donna sia arrivata nella località, a una decina di chilometri dal capoluogo della Marca, sarebbe confermato da alcuni messaggi che ha scambiato con i familiari.

Poi però di lei non si è saputo più nulla. Per tre giorni, tanto è durata la sua scomparsa, il telefono ha suonato a vuoto. Fino a domenica mattina, quando un pescatore ha scorto un corpo che affiorava dalle acque del Piave in una insenatura, proprio sotto un viadotto. Da quando è stato rinvenuto il cadavere a quando è avvenuta la prima identifica­zione è passato pochissimo tempo: Anica aveva addosso ancora il cellulare, la cui ultima cella agganciata era stata proprio quella di Spresiano. «Vogliamo la verità - dicono ancora i parenti - e non ci fermeremo davanti a niente. Siamo disposti a morire pur di trovare il responsabi­le di questa cosa orribile». E poi: «I carabinier­i sanno tutto, devono solo controllar­e le telecamere nel percorso che separa Arcade ad Spresiano e quello che è successo veramente verrà fuori». Ci sono ancora degli elementi che l’autopsia però non ha chiarito. Prima di tutto da quanto tempo il corpo di Anica si trovava in acqua e poi se sia stata buttata di sotto quando era già morta o se invece è stata picchiata e uccisa sul Piave. Valeria Peruzzo, il pubblico ministero che si sta occupando del caso, avrebbe già cambiato il fascicolo di indagine, originaria­mente aperto senza reato né indagati, iscrivendo l’omicidio volontario a carico di ignoti. Sotto torchio da parte degli investigat­ori ci sarebbero già il compagno italiano della donna e l’uomo che sarebbe il proprietar­io dell’abitazione in cui la Panfile faceva le pulizie.

La famiglia Vogliamo la verità, siamo disposti a morire pur di trovare il responsabi­le di questa cosa orribile

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Mistero Anica Panfile, 31 anni, trovata morta lo scorso 21 maggio

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